Gaja Masciale, diplomata alla Scuola di arte drammatica Silvio D’amico, nonostante la sua giovane età, sta vivendo un 2023 pieno di impegni e di grandi soddisfazioni. Sarà la protagonista di Eppure cadiamo felici di Matteo Oleotto, la fiction liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Enrico Galiano (Garzanti) in onda su Raiplay dal 6 ottobre. Il 25 ottobre uscirà su Disney+ I leoni di Sicilia di Paolo Genovese, che racconta l’avvincente storia della famiglia Florio, tratta dall’omonimo romanzo di Stefania Auci (Editrice Nord), bestseller del 2019, dove recita insieme a Miriam Leone, Michele Riondino, Donatella Finocchiaro, Vinicio Marchioni ed Eduardo Scarpetta.
Fino alla fine di quest’anno Gaja Masciale affronterà una lunga tournée, nei principali teatri italiani, per la regia di Massimo Popolizio Uno sguardo dal ponte, l’opera di Arthur Miller ambientata tra gli immigrati italiani di Brooklyn e ispirata ad un fatto di cronaca. Giunge per la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ha ricevuto il premio Starlight International Cinema Awards come attrice rivelazione.
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Com’è lavorare con Massimo Popolizio?
È una sfida molto stimolante. Ovviamente all’inizio può anche spaventarti, anche se io l’avevo già conosciuto in accademia, avevo comunque avuto modo di metabolizzare l’incontro. È un grandissimo esempio di come si sta sul palco, di che tipo di attitudine bisogna avere nei confronti di questo lavoro, nei confronti del pubblico. Ma è anche un grande esempio di vita che mi porterò dietro. Per lui ho un amore sconsiderato, sconfinato.
Mi racconta questa sua giornata?
Mi sono svegliata prestissimo, sono andata in aeroporto, ho preso la macchina a noleggio e sono arrivata alla stazione Venezia Santa Lucia. Sono andata in un albergo a cambiarmi velocemente, siamo andati alla premiazione e poi qui da voi a fare l’intervista. Subito dopo di nuova alla stazione perché domani si gira a Torino e ho un pick up alle 7.40.
Che cosa sta girando?
Vado a girare la serie Sul più bello per Amazon Prime Video, tratta dall’omonimo film, che andrà in onda nel 2024.
Come mai questo look verginale? Scelto lei?
Sì, però mi sono fatta aiutare da una stylist perché era la prima volta e non sapevo neanche come muovermi.
Sembra un vestito da sposa, quello del suo matrimonio con il cinema?
Eh chissà! Sono molto emozionata, però vedremo. Abito bianco perché mi sono fatta ispirare e perché mi sono sentita molto a mio agio quando l’ho indossato e quando l’ho visto, mi rappresentava abbastanza, pulito, semplice.
Riuscirà a fare ancora teatro ?
Certo! È solamente una questione di incastri in realtà. Quest’anno ho fatto la mia prima tournèe molto lunga. È durata sei mesi e adesso riprenderò per altri tre mesi. Il teatro ti porta via comunque tanto tempo, ma i set si possono organizzare. Sto facendo tanto teatro perché mi sono diplomata alla Silvia D’Amico e quindi quella è casa. Spero di continuare a coltivarlo sempre, di poter far sposare le due cose.
Chi le ha insegnato tanto in questo mestiere?
Matteo Oleotto. Ho fatto con lui la serie Eppure cadiamo felici. Mi ricordo il suo sorriso dal primo all’ultimo giorno sul set. Una grinta meravigliosa, e una voglia di portare a termine il lavoro che stavamo costruendo insieme. Ha un cuore enorme, che è una cosa che magari, ad un certo punto travolto da tutti gli eventi, puoi anche perdere. Invece lui conserva questa purezza e semplicità con cui mi ha folgorata. Mi ha insegnato davvero tanto. La prima volta che l’ho visto, e poi anche durante tutto il percorso che abbiamo fatto insieme, mi ha proprio aperto delle chiavi che non avevo ancora aperte.
Si sente più attrice comica o drammatica?
Sono molto buffa e anche se è una cosa che provo un po’ a controllare, direi comica. Però diciamo che c’ho anche tanto dramma dentro.
Progetti futuri?
Ho la tournée da portare a termine che mi vedrà impegnata fino alla fine del 2023. Ho dei lavori in uscita, come appunto Eppure cadiamo felici, poi ad ottobre uscirà la serie I Leoni di Sicilia di Paolo Genovese.
Come è stato confrontarsi con Miriam Leone?
Ha un’aura incredibile. Quando arriva nella stanza te ne accorgi, prende spazio, perché è imponentemente semplice. Non so come dire, conserva il suo stato di purezza. È stata per me una bella scoperta, mi aspettavo poco perché era un set enorme, tantissime comparse in costume, quindi c’era tantissima confusione, tantissimo lavoro. Io ero tipo una bambina che cercava di rubare a chiunque qualsiasi cosa potesse rubare.
Ci racconta un episodio carino, un aneddoto che le è capitato sul set?
Posso raccontarvi l’ultima cosa che mi è capitata ma non è su un set, ma sul palco di un teatro importante. Ho avuto un incidente di scena dove mi sono tagliata un dito con un coltello mentre recitavo.
Dario Argento avrebbe gradito…
Esattamente! A un certo punto ho visto la parte del dito che mi si era proprio aperta e sanguinante. Ho avuto la prontezza e il sangue freddo di dire vabbè lo copro e vado avanti fino alla fine. È stata una replica bellissima. Dopo però mi hanno messo un bel pò di punti.
Per lei il fuoco sacro della recitazione supera qualsiasi forma di dolore?
Sì, esatto. Devo dire la verità, mi sono sorpresa anche io di me stessa, non so come ma ho continuato fino alla fine.
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