I personaggi nativoamericani sono stati rappresentati al cinema fin dagli albori di Hollywood, ma mai prima del 2024 candidati a un Oscar: Lily Gladstone (di origini Blackfeet/Nimiipuu) è stata in lizza per tutta la stagione dei premi per la sua interpretazione in Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese e martedì 23 gennaio è stata ufficialmente candidata all’Academy Award come miglior attrice.
Tra i suoi predecessori nella categoria si ricordano Keisha Castle-Hughes, di origini maori, in La ragazza delle balene nel 2004 e Yalitza Aparicio, nativa messicana, in Roma, mentre Graham Greene (che è First Nations) è stato nominato come miglior attore non protagonista nel 1991 per Balla coi lupi, ma Gladstone è la prima attrice candidata che proviene da popolazioni indigene degli odierni Stati Uniti.
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Il precedente ora in discussione
Poiché l’ascendenza di Buffy Sainte-Marie, vincitrice nel 1983 del premio per la migliore canzone, è ora in discussione, Gladstone potrebbe anche essere la prima candidata nativa americana all’Oscar in qualsiasi categoria. Sainte-Marie è stata infatti cresciuta da una famiglia bianca nel New England e sostiene di essere stata adottata da una riserva delle Prime Nazioni in Canada, ma un documentario della Cbc di ottobre 2022 ha affermato che in realtà è nata da una famiglia americana. Lo scomparso compositore di Killers of the Flower Moon, Robbie Robertson, di nazionalità canadese ma con madre Cayuga e Mohawk, ha ricevuto inoltre una nomination per la migliore colonna sonora.
Gladstone, una nomination attesa da oltre 70 anni
Così come la storica nomination di Michelle Yeoh come miglior attrice nel 2023 è arrivata 85 anni dopo che l’Academy aveva nominato una donna bianca per aver interpretato un personaggio asiatico, la nomination di Gladstone arriva 73 anni dopo che Jeff Chandler, che non era nativo, aveva ricevuto una nomination all’Oscar per aver interpretato il leader Apache Cochise nel film Nome in codice: Broken Arrow del 1950. Hollywood ha una lunga tradizione di “redface“, rappresentazioni di nativoamericani da parte di interpreti bianchi, sa Rock Hudson in Winchester ’73 a Burt Lancaster in Apache e da Kirk Douglas in Il cacciatore di indiani (The Indian Fighter) a Audrey Hepburn in The Unforgiven.
In Killers of the Flower Moon, Gladstone interpreta Mollie Burkhart, una donna Osage sposata con un complice chiave nell’assassinio sistematico del popolo Osage negli anni Venti. Ha ottenuto il plauso della critica per la prima volta nel film indipendente Certain Women (2016) di Kelly Reichardt, e tra gli altri suoi lavori figurano First Cow, The Unknown Country (di cui è co-sceneggiatrice), Fancy Dance e la serie Reservation Dogs di FX.
Killers of the Flower Moon ha catapultato Lily Gladstone in un nuovo status nell’industria e, pur raccogliendo riconoscimenti personali ai Golden Globes, al National Board of Review e al New York Film Critics Circle, è rimasta un’incrollabile sostenitrice della rappresentazione dei nativi, usando il suo discorso di accettazione del Globe per denunciare la pratica hollywoodiana di inventare false lingue native. Si è inoltre detta a sostegno della decisione di altri popoli nativi non guardare il suo film, le cui rappresentazioni della violenza contro gli Osage potrebbero essere traumatizzanti.
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