Dopo l’esperienza televisiva de L’amica geniale, Saverio Costanzo è tornato sul grande schermo. Lo ha fatto con Finalmente l’alba, pellicola ambientata nella Roma del dopo guerra. Un viaggio lungo una notte della giovane Mimosa (Rebecca Antonaci) che, nella Cinecittà degli anni Cinquanta, diventa la protagonista di ore per lei memorabili. Un personaggio ingenuo, puro, eppure dotato della forza necessaria per rimanere integra davanti a un modo che non conosce e che prova a irretirla.
Finalmente l’alba e l’eredità de L’amica geniale
“L’amica geniale mi ha insegnato moltissimo del mondo femminile. Non che io non avessi un’educazione femminista. Vengo da una realtà matriarcale dove io, in quanto uomo, ero sbagliato e perciò ho dovuto imparare. Per me l’autorità è femminile, dunque mi viene più naturale scrivere di donne che di uomini” sottolinea il regista.
“In più, quando sei immerso per tanti anni dentro il mondo della Ferrante – e perciò di una femminilità così poco scontata, elaborata, ricca, onesta, non retorica – è chiaro che ti rimane qualche cosa. Ed è chiaro che, essendo ogni lavoro che uno fa il frutto di quello che ha imparato prima, per me questo film è il figlio di Elena Ferrante, di quel tipo di insegnamento che io ho ricevuto dal suo testo”.
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Lenù e Mimosa
Continuando a parlare delle analogie con L’amica geniale, Saverio Costanzo racconta a THR Roma di come “Lenù, in realtà, è un personaggio più negativo, per tanti motivi, rispetto a Mimosa. È molto psicologica, ha un approccio molto psicanalitico alla vita all’elaborazione delle cose. Infatti è una scrittrice. Mimosa è totalmente apsicologica, è come se fosse selvaggia in un certo senso” continua il regista.
“Per quello era elettrizzante mettersi le sue scarpe e camminare insieme a lei, perché non sapevi mai quello che succedeva e come vedeva le cose” continua il regista. “Di certo non le vedeva come le vedevi tu – cioè io scrittore. Sono due personaggi diversi ma certamente questo è un lavoro che nasce dove ho interrotto il lavoro con Elena Ferrante”.
Lily James e il peso della fama
Tra gli incontri che segneranno il destino di Mimosa anche quello con la diva hollywoodiana Josephine Esperanto interpretata da Lily James. Un’attrice osannata eppure profondamente sola che negli occhi della giovane ragazza troverà una purezza ormai persa. “Penso che Josephine veda una libertà di emozione in lei. Il volto di Mimosa mostra tutti i suoi pensieri: vulnerabilità, purezza, innocenza. Guarda a Josephine con tanto amore. E lei può vedere quell’adorazione che viene da Mimosa. Penso che Josephine voglia starle intorno per inalare quell’energia” racconta l’attrice.
“Ma credo anche che, allo stesso tempo, le permetta di riconoscere, anche solo per una notte, un senso di umanità, verità, bellezza, d’arte. Tutte cose che Josephine ha completamente perso per avere quel livello di celebrità in quel momento. Il costo e il senso di sfinimento di essere sempre su questo piedistallo. Penso che Mimosa le dia un senso di forza di vita.
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