Dopo Disney Italia che ha annunciato licenziamenti e ristrutturazioni aziendali, ora è il turno di Paramount +, che dopo la roboante discesa in campo del settembre 2022, con tanto di red carpet a Cinecittà che metteva in fila star come Sylvester Stallone vicino ai nostrani Verdone ed Elodie, le conferme di espansione della primavera scorsa, ora tira i remi in barca.
In Italia, ovviamente, ma in generale in tutti i mercati che non siano quello principale per il brand, ovvero quello nordamericano.
Secondo fonti interne di Paramount+ Italia, “in allineamento con quello che ha detto Bob Bakish, presidente e CEO di Paramount Global dal 4 dicembre 2019, la strategia sullo streaming e contenuti annessi subirà forti adattamenti rispetto alla strategia precedente”.
I motivi sono diversi. Probabilmente il terremoto rappresentato dallo sciopero degli sceneggiatori e degli attori, di sicuro le trattative – per ora solo ipotesi derivanti da una cena ad alto livello tra vertici Paramount e Warner – per un’eventuale fusione della major cinematografica e televisiva con un’altra realtà (Warner appunto) e dall’offerta del comico e magnate dei media Byron Allen di 14,3 miliardi di dollari per acquistare tutte le azioni di Paramount Global – inevitabilmente anche un mercato che continua a non riuscire a sostenere i costi di una produzione locale nelle piattaforme internazionali di streaming.
Un Monopoli tra i cui “giocatori” troviamo persino Gerry Cardinale con Skydance, fondatore del fondo RedBird e attuale presidente del Milan.
Con una battuta, molti sostengono che sia una scelta oculata e inevitabile: la ricerca di prodotti più raffinati e sperimentali a livello locale si sta rivelando fallimentare secondo molti analisti. Il pubblico sembra continuare a privilegiare contenuti generalisti, perché vogliono vedere le stesse cose di prima, ma su supporti diversi.
“Cercheremo di far crescere lo streaming razionalizzando fortemente i costi”, confessano dai corridoi di Corso Europa, 5 a Milano, e può voler dire solo una cosa. “Ci focalizzeremo sui nostri franchise più solidi e di successo targati US, privilegeremo film e serialità che hanno il maggiore appeal globale”. Per intenderci, quel pantheon storico che va da Spongebob a NCIS. “Andremo a produrre meno contenuti locali originali”. E questo, a quanto sembra, varrà per l’Italia ma anche per tutti gli altri mercati non nordamericani in cui è presente Paramount.
La bomba è qui, un disimpegno che segue il trend, come detto, di altre realtà che hanno uno spazio di mercato ancora più grande, in Italia e all’estero. “Si manterranno le obbligazioni, quindi avremo contenuti locali, ma ne produrremo meno, vale per i contenuti scripted e unscripted“. Semplificando per prodotti di finzione o documentari o seriali, “scritti”, o per talent e reality.
Con obbligazioni si intendono gli obblighi di legge di investimento delle piattaforme in produzioni italiane, ora al 20%. Quota sotto attacco: da una parte c’è chi, come i Cinquestelle, evidenzia che molti dei destinatari sono italiani ma in mano a proprietà estere, dall’altra chi come la Lega teme un abbassamento degli investimenti nel paese e chiede di scendere al 15%. In mezzo c’è un’intensissima attività di lobbying politica ed economica delle piattaforme globali (quelle già citate più Amazon, in particolare) per diminuire considerevolmente questa quota.
Intanto le prime avvisaglie le vediamo già da oggi. “Ci sarà una rimozione di diversi contenuti già da ora – sempre tra le produzioni originali non US – come le serie tedesche Zeit Verbrechen e Turmschatten; il film At Midnight; la serie brasiliana Marcelo, Marmelo, Martelo; la britannica No Escape –, per scadenza dei termini contrattuali e scelta editoriale”. E sui prodotti di punta italiani, scopriamo che “terremo Vita da Carlo 3, che è targato Filmauro, mentre cercheremo altre forme di diffusione per Miss Fallaci – la serie dedicata a Oriana Fallaci con protagonista Miriam Leone – che ha visto un grande impegno da parte nostra ma che non andrà su Paramount+ Italia”. Così come tra gli “epurati” troviamo Corpo libero, Circeo (già passato in Rai, la vecchia stagione di Ex on the Beach, come evidente dall’attuale catalogo a disposizione di tutti. Resta invece Comandante di Edoardo De Angelis.
E la domanda è legittima: siamo in presenza di una contrazione di mercato importante o (anche) a una forma di pressione delle grandi piattaforme sulla politica per ottenere obblighi di legge sugli investimenti decisamente più blandi?
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