Expo 2030, Roma si gioca le sue carte. E sono tutte green. Acqua, sole, vento per generare energia pulita e illimitata: la sfida dei prossimi anni è tutta qui. E se questa è la sfida, qual è il contributo di un’esibizione internazionale? Può, in buona sostanza, segnare una svolta culturale? Sì, dicono in molti.
Lo dice chi si è appassionato ai traguardi raggiunti e al patrimonio lasciato in dote dalle esposizioni mondiali del passato. Lo dice chi crede che un evento popolare abbia il potere di mostrare davvero il futuro. Quello buono. Quello fatto di innovazione e tecnologia. Quello che mette al centro l’ambiente. E allora sarà un’impronta ecologica lieve a percorrere il tragitto che porta a Expo 2030. La settimana che si sta chiudendo è formidabilmente importante per Roma. In questi giorni infatti c’è stata la visita ispettiva del Bureau International des Expositions. Il voto finale per incoronare la città vincitrice è previsto a fine anno ma il gioco è entrato nel vivo.
Expo 2030, la visita degli osservatori
Da martedì il presidente del Bie, Dimitri Kerkentzes, con quattro osservatori, ha valutato i numeri della città che dovrà battere la concorrenza di Riad (Arabia Saudita) e Busan (Corea del Sud). Il banco è ricco: sbaragliare la concorrenza significa accaparrarsi un evento che potrebbe portare benefici economici attorno ai 50 miliardi di euro e 300mila posti di lavoro. A fronte di un investimento di circa 25 milioni di euro, secondo le stime fatte dal dg del Comitato Expo 2030, Giuseppe Scognamiglio.
Cinecittà per Expo 2030, il fascino degli studios
Mercoledì è stata la giornata decisiva con un giro negli studios di Cinecittà: per Dimitri Kerkentzes e accompagnatori un tour pieno di racconti e di fascino con tanto di pranzo nell’antica Roma. Un asso calato per accaparrarsi la vittoria che fa il paio con il video di Pierfrancesco Favino a favore della città: “Roma è una città aperta, come diceva il titolo dell’omonimo film di Rossellini – ha spiegato agli ispettori Bie – Roma è la città migliore per ospitare Expo 2030. Chiunque viene a Roma ha voglia di ritornarci. Chiunque verrà a Roma sarà benvenuto e non si scorderà di Roma”.
Roma, prima smart city della storia
Combo speciale: Cinecittà e anche il parco dell’Appia Antica. Col presidente Mario Tozzi a rivelare agli ispettori del Bureau che se cercano la prima smart city del mondo, l’hanno trovata. Perché? “È stata la prima città ad essere in equilibrio col suo territorio – spiega a THR – aveva una grande via di comunicazione, il fiume Tevere; i sette colli vulcanici su cui si viveva per non risentire dei terremoti e delle alluvioni; le valli dove si tenevano invece le attività pubbliche e poi i tufi, i basalti e i travertini che venivano tutti dalle zone limitrofe. La città era in equilibrio col proprio territorio come altre città non lo sono mai state”. Oggi, duemila anni dopo – dice ancora Tozzi a THR – “la prima smart city del mondo è adatta ad ospitare Expo 2030”.
Punti di forza? “Il centro storico monumentale più grande del mondo e con una storia molto particolare che ci dice quanto i sapiens romani riuscissero a fare in termini di ingegneria e costruzioni. E poi i suoi grandi parchi che permettono di resistere meglio al cambiamento climatico in atto e conservare biodiversità, la ricchezza della vita”. Come dovrà essere Expo 2030? “efficiente, risparmioso, consumare pochissima energia e tutta rinnovabile. Non dovrà sprecare acqua, non impattare per nulla sull’ambiente. Tutte queste caratteristiche Roma ce le ha. Può essere un Expo sostenibile nel segno di una transizione energetica che trova in Roma una città preparata proprio perché ha una radica naturalistica così antica e funzionale”.
L’Expo? Una comunità energetica
Mercoledì scorso anche il sopralluogo alla location principale dell’Expo, la Vela di Calatrava a Tor Vergata, dove l’architetto Carlo Ratti ha illustrato il progetto utilizzando anche la realtà aumentata (ma rinunciando al volo in mongolfiera a causa del vento eccessivo). Ha raccontato la straordinaria sfida di Roma 2030: realizzare una grande comunità energetica. Tutti i Paesi coinvolti nell’Expo ne faranno parte: ogni padiglione nazionale produrrà energia da fonti rinnovabili. Così verrà alimentato il sito espositivo. Ma non solo.
L’energia pulita servirà a decarbonizzare tutto il quartiere circostante, Tor Vergata appunto. Il progetto guarda lontano ma ha radici profonde. Una luce amica dell’ambiente per svelare e accendere piazze e strade di Roma è desiderio antico. A volte persino centrato. Come 131 anni fa. Eravamo nel 1892, quando dalla centrale idroelettrica Acquoria di Tivoli, per la prima volta al mondo, venne trasmessa corrente alternata a distanza. Una distanza che permise di raggiungere Roma e di illuminarla. Luce dall’acqua.
Ma questo è il passato. Mentre l’orizzonte di Roma guarda al 2030 e convincere gli osservatori è essenziale. Tra i tanti eventi organizzati in città, vale la pena segnalare il gran finale di venerdì sera, peraltro nello stesso giorno del Natale di Roma, con uno spettacolo di luci e droni al Colosseo. Sabato mattina poi l’incontro degli ispettori del Bureau con la stampa. In bocca all’elettrone! Se green…
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