“Tupac diceva ‘chi va al numero uno è il numero uno’. Bisogna accettarlo nel bene e nel male”, spiega Fabri Fibra, mettendo a tacere le polemiche sterili alle quali da anni è soggetto il rap e chi lo scrive. Lo fa presentando Nuova Scena, il talent show in otto episodi targati Netflix che si propone di dare voce a chi della vocazione dell’hip hop vorrebbe farne un mestiere. Fibra e i colleghi Rose Villain e Geolier approdano per la prima volta in veste di giudici – talent scout, alla ricerca di giovani talenti da far esordire in un genere sempre più affollato di voci nuove e assetate di essere ascoltate.
Il talent racconta le storie di ragazze e ragazzi di periferia, tra trascorsi dolorosi, voglia di riscatto e necessità di esprimersi con il genere musicale più adatto alle loro realtà. “La generalizzazione mi spiazza. Anche alla mia epoca, si è sempre detto che quelli prima erano più bravi di quelli dopo”, continua Fibra. I linguaggi artistici cambiano e non per forza in maniera meno autentica del passato, piuttosto di pari passo con la società.
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I criteri di selezione
Nelle città di Milano, Roma e Napoli, i concorrenti si dovranno sfidare in prove di freestyle, rap battles, videoclip e featuring con alcuni tra i maggiori nomi del panorama urban italiano, come Noyz Narcos, Guè, Ketama126, Ernia, Madame e Marracash. Tra concetti come flow, street credibility e autenticità, decine di voci esordienti si esprimono in nome del genere dell’immediatezza per eccellenza, seguiti da tre mentori diversi per scenario, esperienza ed età anagrafica, ma a loro modo innovatori del panorama rap nazionale.
Ognuno dei tre si è improvvisato mentore di giovani colleghi in attesa di giudizio. “Se vedo una persona pigra, che arriva impreparata o non ci ha messo il 100% dell’impegno, quello è l’unico deterrente nella mia scelta. Un artista non può essere pigro”, spiega Rose Villain, una delle rapper italiane più ascoltate, concorrente a Sanremo 2024 con la sua Click Boom!.
Il metodo di Fabri Fibra punta invece sulle sensazioni, sulle capacità immediate degli aspiranti rapper. “Mi sono ritrovato a decidere del destino di qualcuno per la prima volta nella mia vita, ma certi artisti non riuscivano neanche ad iniziare la strofa, per la tensione davanti a noi, le telecamere e la troupe, perciò la selezione è stata abbastanza naturale”. Usa un criterio ancora diverso Geolier, reduce dal successo (e dalla polemica) sanremese, e giunto alla sua prima esperienza da giudice, per la quale, a tratti, ammette di non essersi sentito abbastanza pronto. Il suo sì si basa su una valutazione prettamente emotiva, basata sul primo ascolto. “A volte si vedeva troppo l’influenza da altri artisti. Ma è più una selezione a pelle. Se ti colpiscono, glielo vedi negli occhi”.
Nuova Scena: la rivalsa del rap italiano
“Mi sento di potergli dire di seguire solo ed unicamente il loro istinto e di lavorare come pazzi”, dice Rose Villain, esortando gli aspiranti colleghi ad essere stakanovisti in un ambito spietato come quello dello spettacolo e della musica.
Prendendo spunto dall’estero, dove produzioni simili hanno un enorme seguito, Netflix dà spazio a talenti emergenti con il primo rap game italiano. E Fibra, uno degli iniziatori del fenomeno in Italia, argomenta a tal proposito: “Il rap è piaciuto subito da quando è arrivato, negli anni Novanta. Ma all’epoca c’era il muro delle case discografiche. Con l’arrivo degli smartphone, i ragazzi hanno ribaltato le classifiche in base al loro gusto, ma sarebbe successo anche qualche anno fa se fosse arrivato prima questo cambiamento tecnologico”. Ed è per questo che Nuova Scena è il talent show necessario in un paese che da qualche anno fa del rap e della trap i suoi generi d’elezione, ma è ancora troppo reticente nel dirlo a gran voce.
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