Ciao,
benvenuti ne La Signora del venerdì, la newsletter di The Hollywood Reporter Roma. Questa è la puntata speciale dedicata ai Golden Globes.
Al suo interno troverete:
- Anatomia dei Golden Globes di La Signora del venerdì
- Top Story: “Musica, Maestro” di Boris Sollazzo
- I nostri articoli e approfondimenti per prepararsi alla serata
- Recensioni
- Saluti finali
Questa puntata ha un tempo di lettura di 12 minuti
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ANATOMIA DEI GOLDEN GLOBES
Dopo la befana, arrivano i Golden Globes. Si inizia col botto il 2024, e con un accordo sindacale in tasca. Perché qualche tempo fa, il grande punto interrogativo era quello: gli attori sarebbero riusciti a ottenere un’intesa con gli Studios prima della stagione dei premi? In un universo parallelo, la Tata è ancora in strada per i picchetti, con gli attori e le attrici al seguito. In questo universo, un accordo è stato trovato, e la stagione dei premi è salva.
La serata (anzi la nottata) dei Globes quest’anno ha comunque un sapore diverso. Dopo lo scioglimento della Hollywood Foreign Press Association avvenuto nel 2023, il premio verrà organizzato dalla nuova Golden Globe Foundation.
Non sarà dunque più l’Hfpa a supervisionare la cerimonia ora presieduta dai produttori Dick Clark Productions, che appartengono a Penske Media Eldridge (la joint venture tra Penske Media Corporation e Eldridge che possiede anche The Hollywood Reporter). Il 7 gennaio sulla Cbs andrà in onda lo show che, come da tradizione, anticipa la notte degli Oscar.
Questa puntata de La Signora del Venerdì è un piccolo vademecum per preparasi alla lunga notte dei premi, che potrà essere seguita anche in streaming su Paramount+. Se siete a Los Angeles, l’appuntamento e alle 17 al Beverly Hilton, 9876 Wilshire Blvd., Beverly Hills, per una serata condotta dal comico Jo Koy. Per chi invece segue dall’Italia, l’orario di inizio è alle due di notte. Quindi, prima, un paio di caffé non guastano, anzi.
A cura delle firme di The Hollywood Reporter Roma, una lista dei pezzi su alcuni dei titoli e dei registi più in vista di questa 81esima edizione, da Justine Triet e la sua Anatomia di una caduta, passando per i figli di Bernstein che parlano del film di Bradley Cooper Maestro, fino a Christopher Nolan e il suo Oppenheimer, Alexander Payne e The Holdovers – Lezioni di vita, Willem Dafoe con la sua interpretazione in Povere creature! di Yorgos Lanthimos, ma anche Celine Song e il suo debutto dietro la macchina da presa con Past Lives.
Nelle nomination, anche Matteo Garrone con Io capitano, che oltre alla candidatura ai Golden Globes sta anche correndo affanosamente verso gli Oscar.
La Signora del venerdì torna con la sua seconda stagione la prossima settimana.
Buon fine settimana dalla Signora del venerdì, e buona lettura!
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TOP STORY: "MUSICA, MAESTRO"
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Maestro, i tre figli di Leonard Bernstein raccontano le loro emozioni sul film e il rapporto con Bradley Cooper - di Boris Sollazzo
- Da Martin Scorsese a Steven Spielberg che volevano fare il film alla tenuta di famiglia che diventa un set, passando per le incredibili somiglianze tra il regista e protagonista e il loro genitore così ingombrante, gli eredi del grande direttore d’orchestra aprono il loro cuore e i loro ricordi a The Hollywood Reporter Roma. E Maestro, su Netflix dal 20 dicembre 2023 (e applauditissimo alla Mostra di Venezia), vissuto e visto dai loro occhi è ancora più speciale
- Parlano finendo le frasi l’uno dell’altro, a proposito di chimica. Si fa fatica a interromperli. E devi leggere i loro occhi, le loro espressioni per intravedere le emozioni dietro i sorrisi caldi, la nostalgia dietro l’entusiasmo per un’opera che ha restituito loro una memoria dolce, la misura e l’equilibrio con cui parlano della loro famiglia.
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GLI ARTICOLI MIGLIORI DALLA REDAZIONE DI THR ROMA
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Justine Triet, una Palma d’oro all’attacco: “La mancata candidatura agli Oscar? Spero non si tratti di una decisione politica” - di Manuela Santacatterina
- Un omicidio sulle Alpi, la componente thriller, i modelli di ruolo femminili, il sessismo: la regista francese ci spiega i segreti di Anatomia di una caduta, con il quale ha trionfato a Cannes. “Nelle aule giudiziarie non esiste la verità assoluta, è sempre soggettiva”
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Lo sguardo inedito di Jonathan Glazer su Auschwitz: “Era mio dovere raccontare la grottesca banalità dei nazisti” - di Valeria Verbaro
- “Erano persone ordinarie, noiose, familiari: per questo dovevo fare il film su di loro, non sulle vittime”. Così dice il regista britannico all’incontro con il pubblico della Festa del Cinema in occasione dell’anteprima italiana de La zona di interesse, già premiato a Cannese ora nominato ai Golden Globes
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Se Barbie era l’antipasto, Povere creature! è il dessert - di Martina Barone
- Ambedue i titoli sono film della rivoluzione del 2023, che ricorderemo come l’anno in cui è stata illuminata una femminilità libera che non vuole essere rinchiusa, né in una scatola (come la bambola della Mattel), né in una casa (vedi alla voce Poor Things). Eppure non sono stati accolti nello stesso modo
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Io Capitano: grande successo per la proiezione del film al parlamento europeo. “Un film urgente e necessario” - di Boris Sollazzo
- Alla presenza del regista Matteo Garrone, di Fofana Amara e Mamadou Kouassi, soggetti originali della storia e consulenti di sceneggiatura, e di Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, oltre seicento spettatori hanno preso parte all’evento. Ben 400 rimasti fuori dalla sala, la più grande mai usata per un film all’Europarlamento
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L’amore, anche quello virtuale, non finisce mai (o forse sì?). La regista Celine Song: “Past Lives è un film che parla di ciascuno di noi” - di Manuela Santacatterina
- “C’è chi mi ha detto che questo film gli ha fatto venire voglia di innamorarsi di nuovo e chi ha richiamato il fidanzatino d’infanzia”, racconta la regista a THR Roma
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Succession: Kendall Roy, l’Amleto più sfigato della storia (e dello schermo) - di Martina Barone
- Un principe triste, diventato l’anti-eroe per eccellenza: il personaggio interpretato da Jeremy Strong è il protagonista che amiamo compatire e odiare in Succession
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Christopher Nolan: “Viviamo in un mondo creato da Oppenheimer. La paura dell’Armageddon non svanirà mai” - di Manuela Santacatterina
- “Quando ho raccontato a uno dei miei figli adolescenti cosa stavo scrivendo, mi ha chiesto se qualcuno si preoccupasse dei dispositivi nucleari. Per le peggiori ragioni possibili, due anni dopo, non sta più facendo quella domanda. Nessuno fa quella domanda”
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Oppenheimer: fenomenologia di un film-vortice (dagli atomi che ballano alla fine del mondo) - di Roberto Brunelli
- Bombe atomiche e visioni lisergiche, ambizioni sovrumane quasi divine, l’innocenza perduta dell’America, le presunte ombre rosse dei comunisti, i tormenti di uno dei più grandi fisici di tutti i tempi: un affresco dell’apocalisse moderna in tre ore di sfida narrativa e visuale. Ecco la nuova opera di Nolan: praticamente tre film in uno
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Alexander Payne, The Holdovers e il mood anni Settanta “per dimenticare i film-spazzatura di oggi” - di Adriano Ercolani
- Il regista americano, due volte premio Oscar per l’adattamento di Sideways e Paradiso amaro con George Clooney, racconta a THR Roma il suo nuovo film, e ora candidato ai Golden Globes come miglior film commedia o musicale. “Il lavoro successivo sarà un western classico, nel Nebraska del 1880”
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Il metodo Willem Dafoe: “Recitare vuol dire adattarsi ad ogni circostanza. Se questo succede, le emozioni arrivano” - di Andrea Giordano
- Dal Goblin di Spider-Man a Povere creature!, da Wes Anderson a Eggers passando dal suo Pasolini: è uno degli attori più richiesti e versatili di sempre. Ospite d’onore al Marrakech Film Festival, rivela che gli piace soprattutto lavorare con i registi giovani: “Non sono ancora corrotti dal successo, hanno energia e speranza”
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Anatomia di una caduta, la metafora sulle disuguaglianze di genere di Justine Triet camuffata da legal drama - di Manuela Santacatterina
- La scelta di raccontare la relazione dei due protagonisti attraverso la macchina giudiziaria serve alla regista per filtrarla grazie ad uno sguardo esterno che dovrebbe essere il più vicino possibile alla verità dei fatti ma, in realtà, è costantemente vittima di interferenze dettate da condizionamenti mentali sedimentati nel corso di secoli
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Il nuovo capolavoro di Martin Scorsese: Killers of the Flower Moon is a fucking tragedy - di Marzia Gandolfi
- La nascita di una nazione, la morte di un’altra, l’ennesima mafia scorsesiana che fonda su violenza, ferocia e barbarie la propria fortuna, delle vittime grandiose: arriva in sala l’ultimo film del maestro di Taxi Driver
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Cinema, Maestro. Bradley Cooper è il miglior direttore d’orchestra del kolossal d’autore - di Boris Sollazzo
- Da anni non avevamo più un maestro, un regista di grandi opere hollywoodiane d’autore. Bradley Cooper potrebbe essere, anzi è già l’erede dei Sydney Pollack, degli Ernst Lubitsch, di tutti coloro che hanno saputo usare un linguaggio alto e originale in film che non hanno paura di essere popolari, eleganti e di parlare a tutti
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Oppenheimer, la recensione: il paradosso di Christopher Nolan. Un film maestoso che non esplode - di Manuela Santacatterina
- Il dodicesimo lavoro del regista, da oggi nelle sale italiane, è un dramma storico epico, verbalmente denso (forse troppo), visivamente spettacolare ma emotivamente tiepido. L’attore irlandese è magistrale nell’incarnare il tormento interiore del padre dell’atomica
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Past Lives: la riflessione di Celine Song su identità e destino per un debutto travolgente - di Manuela Santacatterina
- Il titolo, prodotto da A24, è spettacolare nella sua “semplicità”. Una storia piccola quanto enorme fatta di dualismi, realtà speculari e riflessi. Miglior film ai Gotham Awards e cinque candidature ai Golden Globes
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The Zone of Interest, la recensione: l’agghiacciante quotidianità dei “vicini di casa” di Auschwitz - di David Rooney
- Accolto con un lungo applauso a Cannes, il film di Jonathan Glazer è l’adattamento molto libero dell’omonimo romanzo di Martin Amis: la storia della famiglia di un comandante delle SS che vive una vita da sogno, a pochi metri dal campo di sterminio
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Dieci palme per il poeta maledetto Aki Kaurismaki: 81 minuti di poesia - di Alberto Crespi
- In Foglie al vento, il regista finlandese lo riconosci dalla prima inquadratura, dietro le sue immagini c’è il calore della vita e la rabbia di un rivoluzionario alcolico che usa come arma la lirica
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