Spazi metropolitani recuperati e animati da artisti di meno di trent’anni, in cui si mescolano lingue, ispirazioni e nazionalità. Tecnologia e arte, circo e teatro, stand-up comedy e danza. L’omaggio a Peter Brook, il “ballo dei 71 corpi”, Italo Calvino e Mattia Torre, la realtà virtuale e il metaverso, il ri-umanesimo e il cyberfemminismo militante. Come sempre, da 38 edizioni a questa parte, arriva quel momento dell’anno in cui Roma, per poco più di due mesi, cambia pelle, orizzonti, visioni. Sguardo al futuro, direzione Europa (del nord, soprattutto): dal 6 settembre al 19 novembre riapre il Romaeuropa Festival diretto da Fabrizio Grifasi, mare magnum di eventi artistici – danza, teatro, arti performative, musica, design, realtà espansa – con il cuore al quartiere antico di Testaccio, la base nell’ex mattatoio ottocentesco e avanguardie all’Auditorium, a Villa Medici, nei teatri Argentina e Vascello.
Cinque le sezioni, Anni Luce, LineUp! Digitalive, Dancing Days e Kids, ciascuna curata dal proprio esperto (esperta, il genere conta: il Romaeuropa è a trazione femminile), per oltre due mesi di programmazione e 100 repliche. Temi portanti: ambiente, identità, futuro, sperimentazione.
Giovane, giovanissima, l’età media dei partecipanti. Succede nella sezione Anni Luce a cura di Maria Teofili, che sostiene nel campo della ricerca teatrale artisti di meno di trent’anni: tre i progetti accompagnati al debutto, Ahmen di Cromo Collettivo Artistico, La traiettoria calante di Pietro Giannini e Concerto fetido su quattro zampe di Alice e Davide Sinigaglia.
Under 35 anche in un’altra sezione, Dancing Days, curata da Francesca Manica, che tra i numerosi appuntamenti propone i vincitori di DNAppunti Coreografici, la call rivolta a coreografi italiani under 35, ospitando i quattro progetti finalisti. “Non è ostinazione anagrafica, non scegliamo i giovani perché sono giovani – spiega Teofili – Vogliamo scovare gli artisti di domani, e per farlo dobbiamo rischiare. Darci e dargli la possibilità di sbagliare”.
Algoritmo, intelligenza artificiale, macchine che imparano a pensare: temi attuali, non sempre pacificamente associati alla creatività umana. Eppure, secondo Federica Patti, curatrice della sezione Digitalive, esiste una terza via: “L’algoritmo è nemico della creatività? Ricordiamoci di quando è nata la fotografia, che all’inizio veniva usata per simulare la pittura. Solo in seguito, dopo essere stata osteggiata, ha sviluppato una sua identità stilistica e tecnica. Viviamo un momento di rottura e sfida, certamente la coesistenza è difficile e non aiutata dall’evoluzione rapida della tecnologia. Ma non credo che ci sia da schierarsi pro o contro le intelligenze artificiali con fede cieca o ostilità estrema da caccia alle streghe. Piuttosto, lasciamo che lo sguardo degli artisti vada in profondità e giochi con le idee”.
Sul tema, molti i progetti in programma: sperimentazioni teatrali e musicali (Unbearable Darkness, la danza cibernetica di Choy Ka Fai), il duo torinese Spime.im in dialogo fra algoritmo e musica, il cyberfemminismo del collettivo romano Erinni con la performance di “esoterismo digitale” insieme all’artista Ginevra Petrozzi (la messa in scena è per una una persona alla volta: l’attrice interpreta lo smartphone dello spettatore).
La musica, rigorosamente contaminata – rap, trap, techno, elettronica e hyper-pop – anima la sezione LineUp! a cura di Giulia Di Giovanni e Matteo Antonaci, aperta dagli incontri tra musicisti e scrittori (format della Treccani, partner ed editrice della famosa enciclopedia): il rapper Rancore e lo scrittore Matteo Trevisani, il cantautore Dente e la scrittrice Chiara Valerio, la cantante Ditonellapiaga e la filosofa Ilaria Gaspari.
Tra i nuovi appuntamenti del festival, i nuovi format dedicati al design e gli incontri tra teatro, stand-up e musica; tra gli ospiti Ivan Talarico, Barbara Chichiarelli e Valerio Aprea su testi di Mattia Torre, Alessandro Lolli e Lorenzo Marangoni.
Una sezione intera, infine, è dedicata ai più piccoli, Kids & Family di Stefania Lo Giudice: un festival nel festival con spettacoli teatrali (De Nachtwaker) e circensi (Quattrox4, omaggio a Le Città Invisibili di Italo Calvino), focus sulla produzione olandese e uno spazio ludico, laboratori e installazioni. “I bambini sono i nostri primi interlocutori – spiega Lo Giudice – Consideriamo il giovane pubblico un pubblico vero. Capace di interessarsi, sempre: a patto che l’offerta sia all’altezza”.
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