Alessia Giuliani è una di quelle interpreti che ti fanno credere che persino in Italia il lavoro duro e appassionato venga premiato. Attrice solida ed eclettica, capace di farsi apprezzare al cinema e a teatro da addetti ai lavori e spettatori, trova ora, con Holiday di Edoardo Gabriellini al cinema e soprattutto Diari d’amore di Natalia Ginzburg diretto da Nanni Moretti (dal 9 ottobre 2023 al Teatro Carignano a Torino per tre settimane e poi in tournée per diversi mesi in tutta Italia e non solo, sotto Natale si passerà anche in Ticino) un ottobre di soddisfazioni, la luce che merita. E le senti nella voce la felicità di esserci riuscita senza compromessi, rimanendo se stessa e assaporando ogni minuto, ogni centimetro di palco, di prove, di meraviglia.
Un inizio d’autunno straordinario il suo, alla Festa di Roma con Edoardo Gabriellini e protagonista a teatro per Nanni Moretti. Come si sente?
È bello e strano, e pure un po’ ingiusto. Perché mi è arrivato l’invito per il 22 ottobre per la proiezione alla Festa di Roma di Holiday e non ci potrò essere, ovviamente. Mi dispiace perché è un film a cui sono molto legata, è stato girato nella mia terra, in Liguria, con un gruppo di lavoro fantastico. Avrò la pomeridiana di Diari d’Amore a Torino, ma per essere a Roma la sera stessa mi ci vorrebbe un elicottero o il teletrasporto. E non ho ancora visto il film, sarebbe stato così bello. Quando tutto e quando niente, è sempre così per noi attori, settimane e mesi di vuoto assoluto e poi giorni in cui le cose si sovrappongono e succede di tutto.
Però è una meravigliosa soddisfazione arrivarci con le proprie forze.
A 51 anni una dice ‘vedi, finalmente raccolgo quello che ho seminato’. E sono felice che accada in un momento di svolta della mia vita, di cambiamento, in cui mi godo tutto ancora meglio.
Nanni Moretti come l’ha scelta?
L’avevo conosciuto per Tre Piani, avevo fatto un provino per il film e mi aveva presa per un piccolo ruolo, mi sono trovata a mio agio da subito. Per me Nanni era Caro diario, ero così curiosa di incontrarlo, non avevo delle idee preconcette ma per me lui è sempre stato questo folle meraviglioso che ci regalava film e riflessioni uniche. E anche grazie a questa mia passione per lui come regista e attore, incontrarlo è stato quasi familiare, mi sono trovata benissimo, mi sono goduta la sua meticolosità, precisione, il suo essere instancabile, quella concentrazione tenace e invidiabile. Lui è venuto a vedere uno spettacolo a teatro in cui recitavo, diretto da Antonio Zavatteri, all’Ambra Jovinelli, e poi mi ha chiamata per il provino di Dialogo (lo spettacolo ha riunito due atti unici di Natalia Ginzburg, Fragole e Panna e Dialogo, appunto). Lo facemmo ad agosto, mi comunicò di avermi scelta ad ottobre e ancora ricordo l’incredibile gioia dopo la sua telefonata.
Il provino agostano è qualcosa di molto morettiano…
In effetti. Ad agosto sono tutti un po’ in vacanza e Roma è bellissima in piena estate, fare un provino così importante in mezzo a quella calma è stato bello. Un po’ avevo capito che stava pensando di fare qualcosa a teatro, lui ci va spesso e non di rado sceglie i suoi attori per il cinema vedendoli sul palco, però per diverso tempo me lo sono trovato in platea, anche nella stessa fila, a vedere varie pièce. Ma tante.
Com’è lavorare con uno splendido settantenne di tale talento e carisma ma all’esordio a teatro?
Bellissimo. E poi è evidente come Moretti e Ginzburg si appartengano: è un’autrice che lui ama e conosce e che parla la sua stessa lingua, e viceversa. In prova sembrava di averli entrambi. E poi lei ha una scrittura che non puoi tradire, sarebbe un peccato farlo, non puoi e non devi sistemarti la battuta come noi attori ogni tanto tendiamo a fare.
Ti senti come se fossi dentro uno spartito musicale meraviglioso e perfetto, anche le congiunzioni, in lei, sono armoniche, ti risuona dentro la sua voce limpida e Nanni ci ha tenuto avvinghiati al testo, quindi ha rivelato pochissimo di quelle che fossero le sue intenzioni, il perché avesse scelto quel testo, che cosa volesse tirare fuori da quelle parole. Di solito invece un regista lo fa, si perde in lunghe spiegazioni, noi invece abbiamo letto e abbiamo subito iniziato a provare, a cavalcare questa prosa unica, solo apparentemente semplice ma che poi ti scava dentro e tira fuori di tutto.
Che indicazioni le ha dato per il suo personaggio?
Lui, in maniera molto cristallina ci ha detto ‘il dettaglio in questo caso è proprio il testo e interpretandolo qualcosa a un certo punto si compirà, arriverà la magia’. Il suo approccio al teatro è stato affascinante: ci è entrato in punta di piedi, ma deciso. Ci ha permesso di conoscere i personaggi ma al contempo ha fatto in modo che rimanessimo sempre sulla giusta frequenza. E aveva ragione, a un certo punto tutto si è compiuto, abbiamo sentito l’essenza dello spettacolo e del testo, e tutto nella massima serenità.
L’unica vera suggestione che mi ha dato sul mio personaggio, Flaminia (con Cesare, interpretato da Valerio Binasco, compone la coppia protagonista dell’atto unico Fragole e Panna) è che avesse dentro di sé una lucida disperazione. Un’immagine da cui sono partita, che ha fatto salpare la mia barchetta per questo viaggio e non mi ha più lasciato. Dico barchetta perché il teatro è un po’ come essere in balia delle onde, devi domarle e insieme farti trascinare. E perché alla fine Nanni Moretti ci ha condotto al porto sicuro della sua visione. La fortuna è stata che al massimo le prove durano quattro settimane, ed è già un tempo incredibile, qui abbiamo cominciato il 21 agosto, esattamente a un anno dal mio provino, prima al Teatro Vascello di Roma per tre settimane, poi una di pausa per allestire il Carignano, e ancora altre due. E abbiamo finito con due prove generali chiuse, con pubblico.
È più l’ansia o la felicità che prova ora?
La felicità, da quando siamo partiti al Vascello, con Binasco ce lo siamo detti spesso mentre eravamo nel letto in cui si svolge quasi tutto l’atto, da cui parte. ‘Godiamoci questi momenti’, ci ripetevamo. Perché la magia del teatro è che tutto quello che avviene è irripetibile e lo è ancora di più dal momento in cui hai il pubblico davanti che è un altro personaggio. Il pubblico dà senso al tutto.
Questo lungo periodo di preparazione le mancherà?
Non so dirlo, so che lo conserverò dentro di me come qualcosa di prezioso, ma la curiosità di andare in scena con il pubblico
è troppo più forte, perché ne abbiamo bisogno, di averlo davanti e di vedere cosa succede. È come un figlio. Uno non rinuncierebbe neanche a un giorno della gravidanza, la ricordi con una felicità immensa, ma poi la nascita è un momento di bellezza assoluta che supera ogni altro.
Insomma questo spettacolo è bello averlo cresciuto, ma conoscerlo è ancora meglio!
Quanto assomiglia Nanni Moretti all’archetipo che si è creato attorno a lui e ai registi che ha messo in scena finora?
Non so rispondere a questa domanda.
Quanto c’è della tenera arguzia, spigolosa e fragile, ironici e autoironici dei registi dei suoi film?
Molto, ma c’è anche di più. In quei personaggi si racconta a tutto tondo magari nei dettagli del suo rapporto con le troupe ma nasconde anche una bella complessità che ha dentro realmente. Lui ti contagia con la sua capacità di lavorare, di stare sempre sul pezzo, con l’estrema gentilezza. Con quei mezzi sorrisi, che devi sempre saper interpretare. E poi riesce sempre ad essere avvolto da un bel mistero. Posso dirti però che raramente ho visto qualcuno con una personalità così forte e allo stesso tempo con una capacità così grande di ascolto.
Lei cosa si porta via da questa esperienza? Cosa metterà nella sua valigia dell’attore di Diari d’Amore?
Quest’esperienza così asciutta che è anche un po’ il teatro che stiamo facendo, nei dialoghi come nelle intenzioni che abbiamo condiviso, per me è stata una grande novità. Ero abituato a discutere con colleghi e regista del mio personaggio, soprattutto di ciò che non si vedeva, di ciò che lo rendeva chi era, di cosa doveva portare allo spettacolo e allo spettatore.
Qui ho provato qualcosa di nuovo, un lavoro fatto in un’autonomia intima, una sorta di silenzio molto fertile. Mi sono fatta zitta dentro di me ho lasciato che le cose mi apparissero piano piano, sono partita dalla lucida disperazione che Nanni ha visto in Flaminia e mi sono messa in ascolto. Del regista, dei miei colleghi, soprattutto di Valerio Binasco, lavorare con lui è incredibile, è come volare. Silenzio, niente congetture, lasciarsi andare e tuffarsi un po’ nel vuoto e ho capito che questo lavoro si può fare anche così. E ho imparato, anche nelle note di regia post spettacolo ad accoglierle, senza commentarle.
Quest’esperienza mi ha insegnato un minimalismo che mi era sconosciuto. Nanni mi ha aiutato a fare un po’ di silenzio dentro di me. E non lo ringrazierò mai abbastanza per questo, la mia grande fortuna è che è arrivato in un momento fondamentale, di svolta della mia vita.
È già la seconda volta che lo dice, a questo punto le chiedo perché.
È un momento favoloso della mia vita dove mi sento anche un po’ rinascere, ci sono tante cose che sono cambiate
nella mia vita personale e a 51 anni uno vive una nuova stagione. Mi sento come i Gormiti dei miei figli che si evolvevano e facendolo cambiavano forma, pur continuando a chiamarsi nello stesso modo, ma avendo morfologia e sapienza diverse.
Non ha risposto alla domanda.
Perché ci vuole una grande delicatezza nel dirlo, per chi è coinvolto. Si è chiuso un capitolo della mia vita, mi sono separata dopo 23 anni, a gennaio, e sono nel pieno di una stagione nuovissima per la mia vita, banalmente è la mia prima tournée da separata, la prima volta che sto lontana da casa con questo nuovo status e che vivo i film e i set in modo altro. Si sono rinnovati tutti i rapporti, anche con i figli, che hanno 20 e 18 anni, ora sono loro a venire da me. È un momento in cui sono molto grata alla vita, è stato un anno di riscoperta su tante cose e la nota principale è questa calma interna. Ero una tipa ansiosa, a volte con i figli fagocitante e invadente, ora sono più serena e minimalista. E Nanni ha contribuito, regalandomi il silenzio prezioso di cui sopra.
DIARI D’AMORE
Dialogo | Fragola e panna
regia di Nanni Moretti
con Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi
scene Sergio Tramonti
luci Pasquale Mari
costumi Silvia Segoloni
direzione di produzione, casting Gaia Silvestrini
assistente alla regia Martina Badiluzzi
assistenti al casting Martina Claudia Selva, Benedetta Nicoletti
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Carnezzeria Srls, Emilia Romagna Teatro ER T / Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Châteauvallon-Liberté scène nationale, TNP Théâtre National Populaire à Villeurbanne, La Criée – Théâtre National de Marseille, Maison de la Culture d’Amiens, in collaborazione con Carrozzerie n.o.t, coordinamento Aldo Miguel Grompone
con il sostegno di Fondazione CRT
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