Senza troppi giri di parole: i teatri, a Roma, muoiono. Proprio non ce la fanno. L’Eliseo è fallito prima del Covid. Il Teatro delle Arti, a due passi da Via Veneto, è abbandonato da trent’anni. Il Teatro Cometa è chiuso dal 2021. Il Teatro dell’Angelo, aperto nel 1995 e inaugurato da Vittorio Gassman, ha chiuso il sipario nel 2020. Come gli highlander: ne resterà soltanto uno. E sarà un supermercato. Ultimo arrivato nell’obituary teatrale capitolino, il Globe Theatre: collassato nel 2022, è ancora sotto sequestro. Si terrà “la prossima settimana” secondo l’assessore alla cultura capitolina Miguel Gotor, in questi giorni a Lampedusa, “una prima riunione in Campidoglio” per decidere del futuro del teatro shakespeariano, aperto nel 2003 nel cuore di Villa Borghese e chiuso dal settembre 2022, quando il crollo della scala dell’ultimo anello della struttura causò il ferimento di 12 persone, tra cui 7 minorenni, al termine della rappresentazione del Macbeth.
Dopo l’incontro, sempre secondo l’assessore, “si avvierà la verifica dello stato di agibilità del manufatto, così da capire quale strada migliore seguire”: ovvero il restauro del teatro, con il necessario ripristino delle condizioni di sicurezza, o l’abbattimento del Globe, con successiva ricostruzione ex novo dell’edificio.
Opzione, questa, accolta nei giorni scorsi con notevole preoccupazione da parte dei cittadini – la petizione “No all’abbattimento del Globe” ha raggiunto le 2000 firme – e degli artisti, con Alessandro Gassmann in prima fila: “Una Capitale senza teatro perde ricchezza, e non può essere più considerata capitale – scriveva sabato l’attore su Twitter – Una città abbandonata, che non si ama più. È un lungo inverno di cui non si intravede la fine. Rimarranno solo ristoranti, BB, paninoteche e stuzzicherie… la città più bella del mondo non lo è più. Rip”.
Il Globe tra restauro e ricostruzione
Il restauro, cioè la soluzione che manterrebbe intatta la struttura – realizzata dal Comune di Roma sulla base di un’idea di Gigi Proietti, con i finanziamenti della Fondazione Silvano Toti – potrebbe sollevare un problema di costi.
Secondo i tecnici della ASL, per ottenere i certificati di idoneità necessari alla rimozione dei sigilli servirebbe la verifica della stabilità delle travi in legno e la sostituzione della scala collassata e di tutti i giunti in ferro. Ma il teatro, da un anno sotto sequestro, presenterebbe secondo il Comune anche dei “limiti strutturali”, emersi dopo il cedimento della scala (sottoposta, sei mesi prima dell’incidente, a regolare manutenzione). Insomma: tanto sicuro, il Globe, non era mai stato. I ragazzi coinvolti nell’incidente sono precipitati da un’altezza di tre metri, e una studentessa, a un anno dall’accaduto, ha ancora problemi alla spina dorsale. Rimettere in sicurezza il teatro, secondo l’assessorato alla cultura, potrebbe convenire meno che ricostruirlo da capo: “Sono al vaglio tutte le ipotesi (…) compatibilmente con la copertura finanziaria necessaria ai lavori che verranno decisi”.
Dal Comune, va precisato, nessuno parla di “annientare” il teatro. “Dall’assessorato alla cultura ribadiamo di avere la massima attenzione sul Globe Theatre per ridargli il futuro che merita in piena sicurezza”, dice ancora Gotor. La chiusura definitiva del Globe – destino di tanti, troppi teatri di Roma – non sarebbe dunque un’opzione. “Le relazioni dei tecnici sono già sul tavolo al fine di trovare la soluzione migliore per la riapertura del teatro”.
Tutto a posto, dunque? Non proprio.
Roma e il teatro, una relazione complicata
Anche volendo immaginare la gloriosa ricostruzione del Globe sulle ceneri della vecchia struttura, i precedenti della Capitale con i teatri non sono esattamente brillanti.
Il Teatro Valle, la cui riapertura è stata recentemente ri-annunciata per il 2025, è un esempio. A nove anni dalla chiusura della struttura, il cantiere della sovrintendenza è riuscito ad attivarsi per la sua riqualificazione integrale solo nel marzo di quest’anno. E i lavori dureranno altri 18 mesi: chi vivrà, vedrà.
Nel frattempo la maggiore istituzione teatrale pubblica della città, l’associazione Teatro di Roma, non ha un vera e propria direzione artistica dal 2020. L’ente che gestisce i teatri cittadini Argentina, India, Torlonia e Globe, oltre a quelli cosiddetti “di cintura” (Teatro del Lido di Ostia, Teatro Scuderie di Villa Pamphilj, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Teatro Tor Bella Monaca), dopo il commissariamento nel 2020 è stata trasformata in Fondazione nel dicembre 2022. Processo “perfezionato” a maggio 2023, “con l’obiettivo di un modello gestionale più efficiente”, ancora di là da venire. Alla guida dell’ente resta un commissario – Giovanna Marinelli, subentrata a Gianluca Sole, accusato di lesioni e crollo colposo per la vicenda Globe – per completare un “percorso di transizione” di cui, ancora, non si vede la fine.
Per ricostruire la Scala, distrutta dai bombardamenti nel 1943, a Milano servirono tre anni. Il tempo necessario a rimettere in piedi il Globe, o rifarlo da capo, è un’incognita cui nessuno – ancora – sembra voler dare una risposta.
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