Tra i mille oggettini che vende Mohmed fuori dal Teatro Carignano – braccialetti di gomma, pistole di plastica, piccoli laser multicolore, boccette d’olio d’argan – ce n’è uno da cui il pubblico di stasera si ritrae con terrore: il portachiavi sonoro, quello che suona a richiamo. Hai visto mai che l’oggetto infernale si attivi proprio stasera, nel mezzo dello spettacolo per cui s’è riunita, a Torino, tanta bella gente? La prima di Nanni Moretti a teatro con Diari d’amore, due commedie di Natalia Ginzburg con cui si apre la stagione 2023/2024 del magnifico teatro settecentesco, replicate a Torino fino al 29 ottobre e poi in tournée fino a giugno 2024 in Italia e in Francia.
“Perché sono qui? Voglio veder soffrire Nanni”, scherza Silvio Orlando, a Torino col nipote Francesco Brandi (entrambi attori nell’ultimo film di Moretti, Il sol dell’avvenire). “Lui ronza intorno al teatro da sempre. Tutti gli attori, a cominciare da me, li ha scelti andando a teatro. Amici, parenti o teatro: queste sono le sue grandi piste. Prima o poi doveva accadere: forse l’ha fatto succedere un po’ tardi, ma meglio tardi che mai”.
Due gli atti rappresentati, due le commedie di Ginzburg scelte dal regista romano per il suo debutto a teatro: Dialogo e Fragola e Panna, interpretate da un cast quasi interamente femminile – Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi e Valerio Binasco. “I testi di stasera li conosco abbastanza bene: spesso mi individuano come attore di cinema prestato al teatro, ma per me è il contrario – commenta Orlando prima di sedersi in platea – il linguaggio semplice cha arriva a tutti, la vita quotidiana, i personaggi eterei che vorrebbero essere e non riescono a essere. Tutte caratteristiche che rientrano perfettamente nel mondo poetico di Moretti”.
Tante le personalità sedute in platea e nelle logge rosse e oro del teatro: tra gli altri il presidente e il direttore del teatro stabile di Torino, Lamberto Vallarino Gancia e Filippo Fonsatti, la vicesindaca Michela Favaro, la direttrice del Salone del Libro Annalena Benini, Alessandra e Caterina Ginzburg, il (prossimo) direttore del Torino Film Festival Giulio Base, il direttore del museo nazionale del cinema Domenico De Gaetano e il direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera.
“Mi piace moltissimo l’idea che Moretti abbia voluto rimettersi in gioco facendo qualcosa di completamente nuovo– ha detto Barbera nella breve passerella in piazza – è un gesto di grande generosità. Credo che viva un momento di grande felicità espressiva, e che per questo abbia deciso di osare, di fare questo salto nel vuoto di cui sono molto curioso. In generale sono ottimista nei confronti del teatro: oltre agli autori affermati vedo anche tanti giovani che innovano, che escono dal terreno battuto. Mi pare un momento di grande fermento”.
La folla entra composta, le luci si spengono puntuali, il sipario rosso e nero si alza: a un certo punto, durante il secondo atto, in platea accade l’irreparabile. Una melodia risuona, debole ma insistente, in sala: non è un portachiavi sonoro, ma un classicissimo cellulare. Brivido tra i presenti, c’è chi si sporge inquieto dalla poltrona in attesa di una reazione del regista. Che non arriverà.
A fine serata, durante il generoso buffet – i dolci, va da sé, non mancano – si aggiungono alla spicciolata amici e curiosi per salutare il regista – lungamente applaudito – nel foyer: tra loro anche Giuseppe Scoditti, l’attore barese che ne Il sol dell’avvenire interpreta il regista “giovane” sul cui set irrompe il personaggio interpretato da Moretti.
Prima delle 23 è tutto finito, la folla si scioglie, Orlando si ferma a cena ai tavolini in plastica di un ristorante defilato, Barbera si trattiene con gli ospiti, Moretti si dilegua, Mohmed piazza, in zona Cesarini, un paio di pashmine “collezione invernale”. Per i prossimi venti giorni, dice, “qua davanti” si aspetta “grandi affari”. Non sarà il sol dell’avvenire, ma è già qualcosa.
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