Una storia di fantasmi e fantasia, di finzione e di realtà, quella che interpreta Federico Cesari in Magnifica Presenza di Ferzan Ozpetek a teatro. Per la prima volta coi piedi su un palcoscenico, l’attore, conosciuto soprattutto per le serie Netflix Skam e Tutto chiede salvezza è il protagonista Pietro, l’erede di Elio Germano nel film del 2012. “Il teatro era uno scoglio che dovevo superare, era una grande paura che avevo ma sentivo di doverci provare ed era tanto che volevo farlo”, dice con l’inconfondibile delicatezza che accompagna le sue interpretazioni, dal cinema alle fiction ai cortometraggi.
Dopo aver adattato per il teatro Mine vaganti Ozpetek ha scelto il suo Magnifica Presenza, a Roma all’Ambra Jovinelli fino al 18 febbraio e poi fino a maggio in diverse città italiane, e un cast di otto attori per 11 personaggi: Serra Yilmaz (Lea), Tosca D’Aquino (Maria), Federico Cesari (Pietro), Toni Fornari (Ambrogio), Luciano Scarpa (Filippo/Antonio), Tina Agrippino (Gea/Livia), Sara Bosi (Elena), e Fabio Zarrella (Massimo/Luca).
Federico Cesari, prima volta a teatro
“Ce l’ho fatta a superare la paura”, dice Cesari, “non dico che sono rodato, perché siamo all’inizio ma sono felice di aver iniziato questo percorso”. Recitare è un mestiere che insegna l’empatia, racconta lui, perché si entra a contatto con esperienze e vite che non sono la nostra. “Il teatro mi ha anche fatto scoprire una relazione nuova col pubblico rispetto al cinema, una condivisione più intensa, se una sera il pubblico è più reattivo mi sento più carico, se sento che partecipa di meno mi sforzo per coinvolgerlo di più”.
C’è qualcosa di nuovo e diverso in ogni interpretazione. “Il lavoro più importante è trovare sempre nuove chiavi a ogni replica perché la differenza che sento di più dal cinema è proprio la ripetitività e sto imparando a gestirla, soprattutto insieme a tutta la compagnia”.
Allena l’empatia lo stesso copione di Magnifica Presenza, tra apparizioni, voci, penombre e rivelazioni. E un immancabile metateatro nelle battute della compagnia teatrale Apollonio. Lo spettacolo infatti racconta, come il film, la storia di Pietro, un ragazzo catanese con aspirazioni d’attore che si trasferisce a Roma. Nella sua nuova casa trova però degli inquilini inaspettati, presenze che solo lui può vedere. Sono teatranti che vengono da un altro tempo, lontano, che diventano dei confidenti amici. “Recitare è scoprire parti di sé stessi che non si conoscono”, pronunciano loro mentre aiutano il protagonista a prepararsi per un importante provino.
A detta di Cesari è quello che accade ogni volta che inizia a lavorare su un nuovo progetto. “Per ogni personaggio che interpreto, cerco la sua quotidianità, il suo modo di pensare, il suo modo di relazionarsi agli altri”, spiega. “Così parti del personaggio entrano dentro di me e a volte mi ritrovo ad avere atteggiamenti, movenze, che non so se appartengono più a me o ai personaggi”.
Lo spettacolo Magnifica Presenza
La recitazione per Cesari possiede questo segreto: “Ti fa vivere una storia attraverso un percorso interpretativo, che è anche psicologico, non solo fisico: la vita di Pietro non l’avrei mai vissuta se non lo avessi interpretato, niente di quello che è accaduto a lui sarebbe successo a me. Questo è fare l’attore: un’accelerazione di esperienze”.
Sempre seguendo questo credo ha accettato di allargare l’esperienza al teatro. “Ho sempre rimandato questo debutto e questa sfida”. L’incontro con Ferzan Ozpetek è stato casuale. “L’avevo conosciuto qualche mese prima a un evento, lui cercava un attore che potesse interpretare Pietro. Quando poi mi ha chiamato ho accettato subito, non potevo perdere l’occasione di lavorare con lui, di raccogliere l’eredità di Elio Germano, un attore che amo molto, e soprattutto di superare una mia paura. Alla fine, è stato come un richiamo”.
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