Lavorano insieme da 25 anni. Hanno girato l’Europa in tournée, dormito nello stesso letto in una roulotte, aperto la porta delle loro stanze d’albergo nello stesso istante presi da una sorta di telepatia. Litigano, “perché ormai non abbiamo paura di perderci”. Lucia Mascino e Filippo Timi sono approdati a Roma, al teatro Ambra Jovinelli, per l’ultima tappa dello spettacolo Promenade de santé (Passeggiata di salute) dell’autore francese Nicolas Bedos, con la regia di Giuseppe Piccioni e la traduzione di Monica Capuani.
Vanno in scena dal 17 al 28 maggio, prima di ritrovarsi di nuovo insieme a giugno all’isola d’Elba per le riprese dei nuovi episodi della serie I delitti del Barlume di Roan Johnson. Timi è nel cast di Rapito di Marco Bellocchio, in concorso a Cannes e in sala dal 23 maggio, Mascino dal 15 maggio è su Raiuno nella serie Vivere non è un gioco da ragazzi di Rolando Ravello.
Mascino e Timi in un assolo in due
Una lunga esperienza insieme li unisce ma Promenade de santé è stato lo spettacolo delle prime volte. Per la prima volta hanno recitato solo lei e lui su un palcoscenico, da soli in due, “è un passo a due”, hanno detto, una serie di incastri tra due anime “in un solo”. Prima volta anche perché le prove sono iniziate durante la pandemia e la rappresentazione ha significato un ricominciare. Prima volta anche per Piccioni, al suo esordio come regista teatrale, che ha trasferito la sua esperienza cinematografica sul palco movimentando la scena con proiezioni video: “Volevo allargare il contesto, le immagini proiettate servono a questo, a far respirare la relazione tra i due, a dare un senso di assoluto ai sentimenti”.
Sentimenti spogliati degli orpelli quotidiani. Lei ballerina, ninfomane e schizofrenica, lui alcolista, bipolare e narcisista. I loro incontri accadono all’interno della clinica psichiatrica in cui sono in cura. Due panchine, un lampione e poi un letto. Fine della scenografia. Tra questi oggetti e le immagini che dietro scorrono nasce, cresce, forse muore, l’amore tra i due. Si potrebbe pensare a una resa focosa, agitata, invece il testo, come il risultato, è delicato, quasi un soffio. Poco cerebrale, molto emozionale.
“Siamo più che amici”, dice Mascino, “ci unisce un rapporto di fratellanza”. E questa intima complicità inonda la scena. “Lo sto vivendo come un regalo che la vita ci ha fatto”, dice lei, “più che come un semplice spettacolo insieme, dopo anni di lavoro è bello poter vivere un momento solo nostro a teatro”. Sul palco non sono solo Lui e Lei ma anche Timi e Mascino. “Il modo migliore di entrare in scena è essere liberi”, dice lui. Sul palco c’è di più della messa in scena, c’è il loro rapporto oltre l’essere attori.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma