Un colpo di scena che possiamo definire più cinematografico che teatrale interviene in una querelle che ormai sembrava chiusa. Quello che è stato subito definito il “decreto Lissner”, il 10 maggio scorso, da noi definito “un obbrobrio legislativo“, metteva un limite d’età per ricoprire la posizione di direttori delle fondazioni lirico-sinfoniche: un pensionamento coatto e di fatto retroattivo, visto che il francese Stéphane Lissner, a capo del Teatro San Carlo di Napoli, aveva compiuto i 70 anni, stabiliti per decreto come ultimo argine anagrafico alla possibilità di ricoprire le sue cariche, il 23 gennaio scorso. Un terremoto nelle fondazioni lirico-sinfoniche che aveva visto organizzare pochi mesi fa un consiglio dei ministri ad hoc (come il decreto) solo per risolvere la pratica e che ha creato problemi anche in altre istituzioni culturali analoghe.
Il Tribunale di Napoli lo ha definito, quattro mesi dopo, “un decreto contra personam”. Un decreto che era servito, infatti, al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano per togliere le castagne dal fuoco alla Rai meloniana che voleva cambiare i vertici di Piazza Mazzini ma era bloccata, nelle sue intenzioni, da quel Carlo Fuortes che resisteva nel suo ruolo di amministratore delegato della Rai in attesa di una sicura e altrettanto prestigiosa poltrona. Voleva La Scala, che fece saltare un consiglio d’amministrazione per evitarlo, trovò, grazie a un decreto raffazzonato e retroattivo (non lontano, nello spirito e nelle modalità da quello che ha colpito il Centro Sperimentale di Cinematografia) il Teatro San Carlo di Napoli, con Lissner che rifiutò la decisione e promise, come poi avvenuto, ricorso.
Scadenze naturali
Ora il giudice del lavoro di Napoli Clara Ruggiero ha accolto in via cautelare il ricorso dell’ex sovrintendente e direttore artistico Stephane Lissner, che ha impugnato il “pensionamento forzato” a 70 anni (per effetto delle nuove norme varate dal governo) in anticipo rispetto alla scadenza naturale del contratto (31 marzo 2005). In attesa di una decisione nel merito, Lissner risulterebbe quindi reintegrato nelle sue funzioni – sovrintendente e direttore artistico – che però sono state già affidate all’ex amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, nominato il primo agosto scorso.
“Un atto di giustizia, dopo mesi trascorsi in un ‘limbo’ che non meritavo io, ma soprattutto non meritavano il Teatro San Carlo e la città di Napoli”, ha esultato il maestro Lissner: “Oggi il tribunale ha dato il primo segnale, fondamentale, di come il mio licenziamento sia stato un atto illegittimo e ad personam, privo di quei contenuti di “civiltà giuridica” che devono guidare ogni ordinamento democratico. Vedo in questa decisione un legame inscindibile con la dimensione europea di cui l’Italia, Napoli e lo stesso teatro San Carlo sono espressioni autentiche e costitutive. Ora, sono a disposizione per svolgere il mio incarico insieme alle straordinarie persone che lavorano nel teatro”. E sarà interessante capire come si concilieranno l’epurazione del primo giugno scorso con la nomina del primo agosto. A ora, legalmente, sono in carica entrambi.
Pastrocchio prevedibile
Un pastrocchio altamente prevedibile, anche se il collegio difensivo di Lissner fa notare come “il tribunale si sia espresso su una materia giuridica nuova “in via d’urgenza con grande sensibilità costituzionale, cognizione giuridica e senso di responsabilità. Il provvedimento è motivato con cura e, aldilà della fase cautelare in cui è stato emesso, dovrebbe ragionevolmente porre fine, nella sostanza giuridica, a questo contenzioso». Per il pool legale, «il ripristino del rapporto di lavoro del maestro Lissner è un dato giuridicamente ineccepibile perché il decreto, davvero infelice nella sua formulazione, che ne aveva giustificato l’interruzione, non è applicabile a questa specifica situazione. Se, invece, si fosse applicato, esso avrebbe avuto carattere discriminatorio e avrebbe leso diritti fondamentali”.
Ieri, alla prima dell’opera teatrale pucciniana Madama Butterfly diretta da Ferzan Ozpetek, prima significativa perché arrivava dopo la pausa estiva e la nomina di Fuortes, quest’ultimo occupava comunque il palchetto riservato al sovrintendente e direttore artistico. Defilato, in silenzio, non ha commentato ciò che era accaduto alla terza sezione dei Tribunali di Napoli. Assente Stéphane Lissner, anche se era sulla bocca di tutti.
Intanto Sangiuliano non commenta, e neanche il sindaco Manfredi. Quello che si sa è che al momento torna in corso il contratto del francese, che ammtova a 240.000 euro annui, e quello di Fuortes, che si era accontentato di 210.000 più un tetto di 30.000 di rimborso spese. Un decreto che solo a Napoli, insomma, costa molto caro.
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