“Si alza il vento, bisogna tentare di vivere”, ora che Michela Murgia si è spenta. La scrittrice Chiara Tagliaferri ha scelto queste parole per ricordare la sua cara amica. L’autrice aveva 51 anni ed era affetta da un tumore al quarto stadio. Aveva raccontato anche di questo, a maggio, con sorprendente lucidità. Nata nel 1972 a Cabras, in provincia di Oristano, aveva fatto il suo debutto nel 2006 con Il mondo deve sapere, da cui il regista Paolo Virzì ha tratto il film Tutta la vita davanti. Tra le sue opere più note Accabadora, Tre ciotole e Istruzioni per diventare fascisti. Il marito Lorenzo Terenzi la saluta per l’ultima volta condividendo una foto di lei vestita di arancio mentre danza, senza bisogno di didascalia.
Anche i suoi “figli dell’anima”, parte della famiglia queer della scrittrice, hanno ricordato la madre. “Camminiamo verso altre notti insonni a raccontarci i segreti, a immaginare nuovi orizzonti, a prenderci cura delle persone che amiamo. Benvenuta nella nostra nuova vita. Bentornata a casa, Shalafi amin”, scrive Francesco Leone. “Ciao bella”, sono le parole di Alessandro Giammei. “Michela ha scritto fino all’ultimo giorno della sua vita. Aveva un libro da consegnare e lo ha consegnato prima di morire”, ha detto Giammei all’Ansa. “Un libro toccante, sulla famiglia. Doveva essere solo sulla Gpa (gestazione per altri, ndr) ed è diventato un libro più profondo sul senso della genitorialità e parentela. Credo che uscirà a breve per Rizzoli. C’è anche un ricco patrimonio di file scritti in molti anni, molti racconti dispersi e pagine inedite”.
Le dimostrazioni di affetto per Michela Murgia si diffondono sui social, riempiti di messaggi di conforto e di ricordo. Perché oltre al vuoto in cui soffia il vento, rimane un pieno di filosofia e attivismo. “Ma l’amor mio non muore”, scrive Roberto Saviano. “Non so come faremo a stare senza di te. Ci hai insegnato come vivere e anche come morire”, le parole di Luciana Littizzetto. “Nella notte delle stelle, va via una stella. Libera fino all’ultimo: addio Michela Murgia”, è il post di Paolo Borrometi.
“Quel tuo ultimo sorriso, donna luminosa, lo porterò sempre con me”, dice Geppi Cucciari. Nicola Lagioia la ricorda scrivendo sotto alla sua foto: “Molto veloce, in un paese lentissimo”. E Gad Lerner la descrive così: “Era una formidabile, talentuosa, spericolata rivoluzionaria contemporanea. Mi proibisco l’esibizione dei ricordi personali e piango insieme a voi questa donna sarda che ci ha lasciati col sorriso sulle labbra”.
Anche la politica ricorda l’autrice. “Lotteremo insieme sempre, perché ci sarai sempre e vinceremo noi”, sono le parole del deputato Pd Alessandro Zan. La premier Giorgia Meloni scrive: “Combatteva per difendere le sue idee. Erano diverse dalle mie e di questo ho grande rispetto”. “Buon viaggio Michela, la pensavamo in modo diverso, ma spero tu possa ora trovare la pace”, scrive la ministra del Turismo Daniela Santanchè e il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini pubblica una foto della scrittrice con la scritta “Una preghiera”. Su Instagram la segretaria del Pd, Elly Schlein, la ricorda così: “L’amore dentro l’amicizia. L’intreccio delle lotte contro i sistemi oppressivi. I legami che hai intessuto vivono, anche per capire insieme come essere, dopo di te. Ma comunque, sempre, con te. Continueranno le tue parole a cambiare vite. La tua voce a essere cura. Avere cura. E graffio irriverente, contro ogni ipocrisia e discriminazione”.
Aldo Cazzullo, cui Murgia aveva rilasciato la lunga intervista in cui raccontava la sua malattia, scrive: “Quando lessi le bozze del suo ultimo libro, Tre ciotole, vidi che parlava di un male all’ultimo stadio. Inevitabilmente cominciai l’intervista chiedendole se ci fosse qualcosa di autobiografico. Rispose asciutta: ‘È il racconto di quello che mi sta succedendo. Diagnosi compresa’. Fu una conversazione molto dura, in cui accadde a entrambi di commuoversi. Eppure nel sorriso di Michela Murgia sul dolore prevalevano la gioia e la rabbia”.
Teresa Ciabatti, amica e collega della scrittrice, scrive sul Corriere un ricordo intimo: “Il tempo che stavamo vivendo era giovinezza”, scrive. La scrittrice Loredana Lipperini, sulle pagine della Stampa, scrive che “è stata la donna più coraggiosa e viva che ho conosciuto, e fino alla fine ho sperato che proprio per questo la morte la risparmiasse, che è il pensiero sciocco e inutile che fanno le amiche. Restano i suoi libri, dicono. Sì, certo, i libri restano e resteranno, tutti. Ma io voglio credere che resterà qualcosa di più. Pochi, come lei, hanno saputo creare una comunità viva e palpitante, che ha visto dove lei sapeva vedere, che sulle donne, sul fascismo di ritorno, sulla politica, sui diritti, sulla dannata speranza che ci manca e che pure lei aveva e conservava, hanno trovato le parole giuste, calde”.
Su Repubblica a ricordarla è un’altra collega e amica: Chiara Valerio. “Michela Murgia è morta, ma i legami che ha stretto, intessuto, disegnato rimangono qui, annodati”, dice. E ancora: “Per Michela Murgia scrivere è stato insomma un modo di vivere, e di questa attitudine danno testimonianza, per tutti coloro che non l’hanno conosciuta, e ancora non la conoscono, i suoi libri e i suoi profili social”.
Murgia “era una donna straordinaria per coraggio, determinazione e intelligenza. Mai fanatica, mai dottrinaria. Era sempre sorridente e questo dimostra un buon atteggiamento verso la vita anche quando ci si trova al passaggio con la morte”. Lo dice all’AGI Dacia Maraini, ricordando la scrittrice. “Da lei abbiamo ricevuto una sfida coraggiosa al modello della famiglia”.
Padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, parla con l’Ansa e descrive Murgia come “una donna di grande coraggio, una scrittrice di valore che ha saputo sempre presentare le proprie idee. Si è sempre dichiarata una donna di fede e ha affermato di non volersi scusare di essere credente, rifiutando l’idea che questo potesse obbligarla a dimostrare la credibilità della sua capacità intellettuale”.
La Fondazione Premio Campiello ringrazia Michela Murgia per la sua scrittura. “Ciao Michela, è stato un onore averti avuta con noi, per un breve tratto della tua vita così coraggiosa e piena. Grazie per la tua scrittura, la tua forza e i tuoi sorrisi. Michela Murgia”. Il Campiello è un premio letterario assegnato a opere di narrativa italiana. “Michela era, e resterà, una delle voci più
significative della letteratura italiana contemporanea, e molto di più”.
In ricordo di Murgia, Sky ripropone per intero la docu-serie Ghost Hotel. In ogni puntata, la scrittrice – nelle vesti di una coraggiosa portiera d’albergo – apre le “porte proibite” che nascondono le storie di sei personalità straordinarie dell’arte e della cultura del Novecento.
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