Addio Sandra Milo: estrema, travolgente, generosa. E no, non era solo l’icona onirica di Fellini

Prima o poi faranno un film o una fiction sulla sua vita: i matrimoni, il rapporto con Craxi, la storia con Federico. Ma oggi è giusto ricordare i suoi ruoli nei grandi film: non solo 8 e mezzo e Giulietta degli spiriti, anche e soprattutto L'ombrellone di Risi e lo splendido La visita di Pietrangeli. Ritratto di una (brava) attrice al di là dello stereotipo che le è stato cucito addosso

Sandra Milo aveva 90 anni. Era nata a Tunisi l’11 marzo del 1933. Il padre era siciliano, la madre toscana: e in Toscana crebbe, prima in un borgo vicino a Pisa, poi a Viareggio. Il suo vero nome era Salvatrice Elena Greco. Oggi che è morta, è quasi fastidioso leggere ovunque che sarebbe stata “la Musa di Fellini”. Figurarsi se un genio visionario come Fellini aveva bisogno di Muse! E tra l’altro, se una doveva esserci, il ruolo sarebbe toccato di diritto a Giulietta Masina che ispirò al regista i primi, fondamentali personaggi di La strada e di Le notti di Cabiria: e Giulietta c’era fin dal primo film, Lo sceicco bianco, con un piccolo personaggio che si chiamava già Cabiria. Ripercorrendo la sua carriera, verrebbe da dire che il suo incontro con Fellini è stato persino incidentale, pur con due presenze molto forti in un capolavoro – Otto e mezzo – e in un film meno riuscito e all’epoca parecchio discusso – Giulietta degli spiriti.

Il terzo incontro sarebbe dovuto avvenire in Amarcord, per il quale l’attrice aveva già fatto le prove costumi per il personaggio della Gradisca. Ma questa chance svaporò a causa dei pettegolezzi incipienti, e il ruolo passò a Magali Noel, che per altro lo fece in modo splendido (doppiata da Adriana Asti).

Sandra Milo con Marcello Mastroianni in una scena di 8 e mezzo di Federico Fellini (1963)

Sandra Milo con Marcello Mastroianni in una scena di 8 e mezzo di Federico Fellini (1963)

Milo, un feuilleton a tinte forti

Prima o poi faranno un film, o meglio ancora una fiction, sulla vita di Sandra Milo. Del resto, già oggi i notiziari parlano più delle sue vicende personali che dei suoi lavori. I troppi matrimoni (il primo a 15 anni, annullato dalla Sacra Rota), il rapporto turbolento con il produttore Moris Ergas che pure fu decisivo nel lanciarla (anni dopo raccontò di aver subito da lui violenze fisiche di ogni genere), la terzogenita settimina nata apparentemente morta e poi “resuscitata” (la Chiesa l’ha ufficializzato come un “miracolo”), le vicende giudiziarie, l’atroce scherzo in tv sulla presunta morte del figlio Ciro, l’amore clandestino con Bettino Craxi e le campagne elettorali per il PSI e, sì, anche la storia con Fellini, molto (da lei stessa) romanzata. Ce n’è d’avanzo per un feuilleton a tinte forti.

Sandra Milo

Sandra Milo nel 2015 – Foto di Alessandro Asciutto

Del resto Sandra Milo era così: estrema, travolgente, larger than life. A Fellini, oltre ai due ruoli suddetti e a un rapporto del quale noi umani non sapremo mai nulla di definito, deve il soprannome “Sandrocchia”, che poi è la deformazione di uno pseudonimo, come a sottolineare che la vera Salvatrice Elena resta un mistero. Soprannome che le è valso anche un amabile sfottò da parte di Ettore Scola in Riusciranno i nostri eroi, quando l’editore Alberto Sordi, frustrato e disperato, si rivolge alla moglie gridando: “Senti Rita, vieni qui. Guardami bene, mi vedi? Vedi questo volto? Questo volto ha dato il via alla serie ‘I grandi amori d’oggi’, da Jacqueline a Sandrocchia!”. E Scola era un caro amico di Fellini ma come sceneggiatore aveva lavorato molto con Antonio Pietrangeli e con Dino Risi…

Lo Ying e lo Yan

Già, siamo arrivati al dunque. Chi ha dato a Sandra Milo i migliori ruoli della sua carriera d’attrice? Non certo Fellini, che ha fatto di lei un’icona onirica. I registi che maggiormente l’hanno valorizzata sono stati propri Pietrangeli e Risi, lo Ying e lo Yang dello Scola sceneggiatore. Risi il comico (apparentemente) cinico, Pietrangeli l’acuto osservatore dell’animo femminile. Con Pietrangeli, Milo ha recitato in Adua e le compagne, in Fantasmi a Roma e in La visita – tutti film scritti da Ettore Scola e Ruggero Maccari. Risi le ha dato un ruolo magnifico in L’ombrellone (non scritto da Scola), in coppia con Enrico Maria Salerno.

Sandra Milo nel film Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli (1960)

Sandra Milo nel film Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli (1960)

Fra questi, il vero gioiello è La visita, che per lei fu il film della vita: un ruolo sommesso, tutto sotto traccia, in cui finalmente potè sfoggiare un vero talento recitativo e non solo una fisicità appariscente che a lungo andare si sarebbe rivelata quasi un handicap. Sono i ruoli con cui si ricostruì uno status da attrice, perché nel 1961 (a 28 anni) la sua carriera era stata a rischio dopo il disastro di Vanina Vanini, film risorgimentale di Roberto Rossellini. Film francamente non riuscito, anche se i cinefili talebani sono capaci di rivalutarlo. Lei era del tutto inadeguata al ruolo e il famoso press-agent Enrico Lucherini le affibbiò un soprannome ben più perfido di “Sandrocchia”: Canina Canini.

E però Sandra Milo non era una “cagna maledetta”, per citare Boris: se ben diretta, era una brava attrice capace anche di usare a proprio vantaggio una voce, diciamo così, particolare e non del tutto “educata”. Ma ci volevano bravi registi: e lei, purtroppo, non ne ha incontrati parecchi.