Uno dei momenti più attesi ed interessanti del Giffoni Film Festival è quello dedicato ai workshop. Un momento intimo di condivisione tra i ragazzi che sognano di fare cinema e gli ospiti della manifestazione che ai loro occhi rappresentano un modello a cui aspirare. Recentemente protagonista e co-sceneggiatrice di Piano Piano, coming of age diretto da Nicola Prosatore ambientato nella Napoli dello scudetto del 1987, Antonia Truppo era dunque il nome perfetto per incontrare i giovani di Giffoni.
Presto vedremo l’attrice in Non sono quello che sono, rivisitazione dell’Otello di William Shakespeare firmata da Edoardo Leo presentata al Locarno Film Festival. Ma tra i progetti di cui sarà protagonista Truppo anche due opere ispirate ad altrettante storie vere: Iddu di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, sulla latitanza di Matteo Messina Denaro e Nata per te di Fabio Mollo di cui ha parlato a THR Roma.
Ha avuto modo di seguire quello che sta accadendo in questi giorni attorno al Centro Sperimentale di Cinematografia?
Non sono molto stupita. Mi ricordo altre epoche in cui il teatro era più importante. E queste cose non sono purtroppo nuove. Credo che in Italia bisogna fare un lavoro politico molto forte. La mia solidarietà va tutta a chi lotta. E non mi importa niente delle fazioni politiche. Spero che si capisca che certe cose devono conservarsi nella più grande autonomia. Altrimenti può anche diventare un boomerang. E questo la storia l’ha già detto. Scordarselo sarebbe anacronistico.
È tra i protagonisti di Iddu, film liberamente ispirato a un periodo della vita di Matteo Messina Denaro. Attraverso di lui racconterete anche un lato dell’Italia che ha permesso la sua trentennale latitanza?
Gli autori e registi sono in parte anche molto visionari. Basta pensare ai loro due film precedenti (Salvo e Sicilian Ghost Story, ndr). È stato scritto quando Matteo Messina Denaro latitava da trent’anni e nessuno poteva pensare che un mese prima di iniziare le riprese venisse catturato (ride, ndr). Ma questo non toglie valore, anzi. Stranamente tutti questi personaggi che si muovono attorno a lui nella sua latitanza sono drammaticamente grotteschi. Nonostante bisogna accettare che esista questa verità: era a casa sua. Questa è l’Italia. Purtroppo in questi giorni si vede che cosa siamo chiamati a vivere per non saper, evidentemente, uscire da queste strettoie antiche.
È tra i protagonisti di un film ispirato a un’altra storia vera, Nata per te di Fabio Mollo, che invece racconta il profilo più bello del nostro paese. Ma che, paradossalmente, ha creato polemiche: l’adozione da parte di un uomo gay, Luca Trapanese, di una bambina, Alba.
Questo film è stato girato poco meno di un anno fa. La storia di Trapanese ha creato un precedente: un uomo single e gay che prende in affido e poi adotta una bambina. Ma, a distanza di dieci mesi, magari fosse quello il problema. Siamo improvvisamente precipitati in una preistoria dove questa storia è futuristica. Resto molto stupita su temi come aborto e cultura. Mi domando: “Ancora?”. Per quanto mi renda conto che sia importantissimo difenderli, mi sembra di svegliarmi dopo un coma e dire: “Stiamo ancora qui?”.
Nell’ultimo anno ha accompagnato in giro per l’Italia Piano piano. Com’è stato incontrare un pubblico sempre differente che vive però le stesse emozioni?
Molto bello. Intanto perché questa etichetta che vogliono mettere alle differenze è una questione che non esiste più nella realtà. Con Nicola siamo andati a Busto Arsizio per una proiezione riservata a soli studenti. Siamo arrivati prima della conclusione perché c’era il dibattito. Quello è un territorio con tanta immigrazione. Ma quei ragazzi alla fine del film facevano il tifo per i due adolescenti protagonisti che finalmente si baciano. È venuto giù il cinema (ride, ndr). La cosa incredibile che durante il confronto per loro non esisteva “la storia napoletana”. Il mondo sociale è più avanti di quello che lo rappresenta.
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