Brett Ratner emigra in Israele. Il regista accusato di molestie accolto dal primo ministro Netanyahu

Il cineasta ha diffuso delle foto su Instagram con i suoi documenti israeliani, mentre la sua carriera hollywoodiana è ferma dal 2017. Anno in cui è stato accusato da sei donne di comportamenti sessuali inappropriati

Il regista di Rush Hour – Due mine vaganti, Brett Ratner, sarebbe emigrato in Israele. Martedì 3 ottobre il sito di notizie Walla del Jerusalem Post ha riferito che Ratner ha postato sul suo profilo Instagram un video con un certificato di immigrazione israeliano e i documenti dell’assicurazione nazionale. La didascalia della clip è in ebraico: “Brett Shai Ratner”.

Il regista di X-Men – Conflitto finale è amico del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il mese scorso lo ha incontrato a New York durante la sua visita alle Nazioni Unite, per la 78esima Assemblea Generale. Secondo i media israeliani, Ratner e il professore emerito della Harvard Law School Alan Dershowitz sono stati ospiti di Netanyahu durante il suo discorso all’Assemblea Generale. Sul suo profilo Instagram, il regista ha postato una sua foto con il primo ministro, Sara Netanyahu e Dershowitz.

Le accuse a Brett Ratner

La carriera hollywoodiana del regista, segnata da scandali, è in fase di stallo da quando a ottobre 2017, sull’onda del movimento Me Too, diverse donne lo hanno accusato di molestie sessuali. Secondo un’inchiesta del Los Angeles Times, sei donne tra cui le attrici Olivia Munn e Natasha Henstridge, hanno mosso accuse contro Ratner. Henstridge, che ha recitato nella trilogia di Species, ha dichiarato che Ratner l’ha costretta a del sesso orale nel suo appartamento di New York negli anni Novanta. Munn ha invece dichiarato che Ratner si è masturbato davanti a lei quando è andata a trovarlo sul set del film After the Sunset (2004). Ratner ha negato le accuse.

Ad aprile 2018, la Warner Bros. ha interrotto i rapporti con Brett Ratner, scegliendo di non rinnovare l’accordo con la sua RatPac-Dune Entertainment, che disponeva di una linea di finanziamento da 450 milioni di dollari che copriva i costi di alcuni dei maggiori progetti dello studio. A giugno 2018, Ratner ha fatto pressioni per dirigere un quarto capitolo del franchise di Rush Hour, ma è stato respinto dalla Warner Bros. Il nome del cineasta è spuntato anche nell’inchiesta di THR del marzo 2019 sulla relazione del dirigente della Warner Bros. Kevin Tsujihara con l’attrice britannica Charlotte Kirk.

Ratner ha tentato un ritorno sulle scene nel 2021, quando si è parlato di un biopic sul duo R&B di truffatori Milli Vanili. Ma il progetto non è andato in porto dopo una significativa reazione da parte di Time’s Up, che ha rilasciato una dichiarazione secondo cui “non ci dovrebbe essere alcun ritorno” per Ratner. The Hollywood Reporter ha contattato la RatPac Entertainment, la società di Ratner, per un commento.

Traduzione di Nadia Cazzaniga