L’ex-segretario di stato Henry Kissinger, il diplomatico dagli occhiali spessi e dalla voce roca che ha dominato la politica estera mentre gli Stati Uniti uscivano dal Vietnam e abbattevano le barriere con la Cina, è morto mercoledì 29 novembre, come dichiarato dalla sua società di consulenza. Aveva 100 anni.
Come scrive l’Associated Press, con la sua presenza burbera ma autoritaria e la sua manipolazione del potere dietro le quinte, l’ex segretario ha esercitato un’influenza straordinaria sulle relazioni internazionali sotto i presidenti Richard Nixon e Gerald Ford, guadagnandosi la denigrazione popolare e al contempo il premio Nobel per la pace. Decenni dopo, il suo nome provoca ancora un appassionato dibattito su pietre miliari della politica estera ormai accantonate.
Il potere di Kissinger crebbe durante le turbolenze del Watergate, quando il diplomatico assunse un ruolo simile a quello di co-presidente dell’indebolito Nixon. “Non c’è dubbio che la mia vanità sia stata stuzzicata”, scrisse in seguito riguardo l’espansione della sua influenza. “Ma l’emozione dominante era il presentimento di una catastrofe”.
Le politiche di Kissinger
Ebreo, fuggito dalla Germania nazista con la famiglia durante l’adolescenza, negli ultimi anni Kissinger aveva coltivato la reputazione di rispettato statista, tenendo discorsi, offrendo consigli a repubblicani e democratici e gestendo un’attività di consulenza globale.
Mai privo di detrattori, dopo aver lasciato il governo è stato perseguitato da critici che sostenevano che avrebbe dovuto essere chiamato a rispondere delle sue politiche nel sud-est asiatico e del sostegno ai regimi repressivi in America Latina.
Per otto inquieti anni – prima come consigliere per la sicurezza nazionale, poi come segretario di stato e per un periodo intermedio con entrambi i titoli – Kissinger ha spaziato tra le principali questioni di politica estera. Ha condotto la prima “diplomazia della navetta” nella ricerca della pace in Medio Oriente ed ha utilizzato canali segreti per perseguire i legami tra Stati Uniti e Cina, ponendo fine a decenni di isolamento e ostilità reciproca.
Ha avviato i negoziati di Parigi, che hanno fornito un mezzo per far uscire gli Stati Uniti dalla costosa guerra in Vietnam. Due anni dopo, Saigon cadde in mano ai comunisti. Ha perseguito una politica di distensione con l’Unione Sovietica che ha portato ad accordi per il controllo degli armamenti e sollevato la possibilità che le tensioni della Guerra Fredda e la sua minaccia nucleare non dovessero durare per sempre.
È stato visto più volte alla Casa Bianca durante la presidenza di Donald Trump.
Gli ultimi anni
Come riportato dall’Associated Press, l’ex segretario di stato era un praticante della realpolitik, ovvero dell’uso della diplomazia per raggiungere obiettivi pratici piuttosto che per promuovere alti ideali. I sostenitori dicono che il suo pragmatismo serviva gli interessi degli Stati Uniti; i critici vedono un approccio machiavellico contrario agli ideali democratici.
All’età di 99 anni, era ancora in tournée per il suo libro sulla leadership. In un’intervista rilasciata alla ABC nel luglio 2022, quando gli è stato chiesto se avrebbe voluto tornare indietro su alcune delle sue decisioni, Kissinger ha esitato, dicendo: “Ho pensato a questi problemi per tutta la vita. È il mio hobby oltre che la mia occupazione. E quindi le raccomandazioni che ho fatto erano le migliori di cui ero capace”.
Già allora aveva pensieri contrastanti sul curriculum di Nixon, affermando che “la sua politica estera ha retto ed è stato abbastanza efficace in politica interna”, pur ammettendo che il presidente caduto in disgrazia si era “permesso di essere coinvolto in una serie di azioni inappropriate per un presidente”.
Quando Kissinger ha compiuto 100 anni, nel maggio 2023, suo figlio David ha scritto sul Washington Post che il centenario di suo padre interessa “chiunque abbia familiarità con la sua forza di carattere e il suo amore per il simbolismo storico. Non solo è sopravvissuto alla maggior parte dei suoi coetanei, eminenti detrattori e studenti, ma è anche rimasto instancabilmente attivo per tutti i suoi 90 anni”.
Durante un’intervista alla CBS in vista del suo centesimo compleanno, alla domanda su coloro che considerano la sua politica estera nel corso degli anni come una sorta di “criminalità”, è stato evasivo. “È un riflesso della loro ignoranza”, ha spiegato. “Non è stata concepita in questo modo. Non è stata condotta in quel modo”.
Kissinger e Nixon
Fu criticato per aver autorizzato le intercettazioni telefoniche dei giornalisti e del suo stesso staff del consiglio di sicurezza nazionale, al fine di bloccare le fughe di notizie alla Casa Bianca di Nixon. Fu denunciato nei campus universitari per il bombardamento e l’invasione alleata della Cambogia nell’aprile 1970, con l’obiettivo di distruggere le linee di rifornimento nordvietnamite alle forze comuniste nel Vietnam del Sud. Questa “incursione” (come la chiamarono Nixon e Kissinger), fu accusata da alcuni di aver contribuito alla caduta della Cambogia nelle mani dei ribelli Khmer Rossi, che in seguito massacrarono circa 2 milioni di cambogiani.
Kissinger, da parte sua, si è impegnato a sfatare quello che nel 2007 ha definito un “mito prevalente”, ovvero che lui e Nixon si fossero accontentati nel 1972 di condizioni di pace che erano già disponibili nel 1969, prolungando così inutilmente la guerra del Vietnam al costo di decine di migliaia di vite americane. Insisteva sul fatto che l’unico modo per accelerare il ritiro sarebbe stato quello di accettare le richieste di Hanoi, che chiedeva agli Stati Uniti di rovesciare il governo sudvietnamita e di sostituirlo con una leadership dominata dai comunisti.
Fu vituperato da molti americani per la sua condotta diplomatica in tempo di guerra. Secondo l’Associated Press, a distanza di decenni è ancora un parafulmine: nel 2015, un’apparizione del 91enne davanti alla commissione per i servizi armati del Senato è stata interrotta da manifestanti che ne chiedevano l’arresto per crimini di guerra e che ne denunciavano le azioni nel sud-est asiatico, in Cile e oltre.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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