È morto all’età di 96 anni Victor J. Kemper, veterano direttore della fotografia. Fu dietro la macchina da presa per oltre cinquanta film, tra cui Quel pomeriggio di un giorno da cani, Occhi di Laura Mars, Lo straccione e Colpo secco. Il figlio Steven ha dichiarato a The Hollywood Reporter che Kemper è morto lunedì 27 novembre per cause naturali, presso la località di Sherman Oaks.
Kemper aveva iniziato come direttore della fotografia in Mariti (1970), scritto e diretto da John Cassavetes. Aveva in seguito girato l’ultimo film di Elia Kazan, Gli ultimi fuochi (1976) e il primo di Tim Burton, Pee-wee’s Big Adventure (1985).
Kemper aveva lavorato a sei pellicole per il regista Arthur Hiller – The Tiger Makes Out (1967), Anche i dottori ce l’hanno (1971), Papà, sei una frana (1982), Anime gemelle (1984), Non guardarmi: non ti sento (1989) e Di coppia in coppia (1991) – e tre di seguito per Carl Reiner: Bentornato Dio! (1977), The One and Only (1978) e Lo straccione (1979).
Il direttore della fotografia, originario del New Jersey, aveva raccontato di aver dovuto indossare i pattini da ghiaccio quando aveva fotografato le scene di hockey in Colpo secco (1977) di George Roy Hill, oltre ad essersi spesso ritrovato vittima di scherzi, quando gli attori che interpretavano i fratelli Hanson (Jeff Carlson, Steve Carlson e David Hanson) usavano i loro bastoni per fargli lo sgambetto.
La lunga lista di registi con cui Kemper ha lavorato durante i suoi quattro decenni di carriera annovera Michael Ritchie per Il candidato (1972), Peter Yates per Gli amici di Eddie Coyle (1973), Sidney Lumet per Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975), Elaine May per Mikey e Nicky (1976), Robert Wise per Audrey Rose (1977), Irvin Kershner per Occhi di Laura Mars (1978) e Norman Jewison per … e giustizia per tutti (1979).
Kemper è stato abile in vari generi, ma ha mostrato un particolare talento per la commedia, si vedano Amiamoci così, belle signore (1972), National Lampoon’s Vacation (1983), Mister mamma (1983), Beethoven (1992), Tommy Boy (1995) e Una promessa è una promessa (1996).
È stato presidente dell’American Society of Cinematographers dal 1993 al 1996 e dal 1999 al 2001, ed ha ricevuto il premio alla carriera della stessa organizzazione nel 1998.
La biografia di Kemper
Nato a Newark il 14 aprile 1927, Kemper si era laureato alla Seton Hall University ed era stato assunto da un’emittente televisiva locale. Per quest’ultima lavorava come microfonista, mixava il suono e svolgeva il ruolo di direttore tecnico per i programmi in diretta.
Il suo capo gli negò la possibilità di prendersi un paio di settimane per andare in California ad apprendere l’uso del neonato videotape, dunque poco dopo si licenziò.
Nel 1954, Kemper ottenne un lavoro come operatore video per la EUE, una società di produzione di spot televisivi a New York. In seguito, lavorò come assistente e operatore per i migliori direttori della fotografia, tra cui Arthur Ornitz.
Al suo primo giorno di lavoro in Mariti, Kemper fu chiamato a illuminare una scena in un bagno maschile in cui le pareti erano dipinte di nero e tutti gli attori indossavano cappotti neri per un funerale. “Cassavetes venne sul set e mi augurò buona fortuna per la mia prima uscita”, aveva ricordato in un’intervista del 2009. “Gli chiesi: ‘John, mi dici per favore come ti aspetti che illumini questo set?’. … Mi rispose molto semplicemente: ‘Tu sei il direttore della fotografia, io sono il regista, pensaci tu’, e se ne andò. È così che ho avuto il mio battesimo di fuoco”.
Opere e riconoscimenti
Il curriculum cinematografico di Kemper comprende anche They Might Be Giants (1971), Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me? (1971), 40.000 dollari per non morire (1974), Il gigante della strada (1976), Coma profondo (1978), Magic – Magia (1978), Xanadu (1980), Le quattro stagioni (1981) e Signori, il delitto è servito (1985).
È stato nominato per un Emmy per il suo lavoro nel telefilm della Cbs del 1987 Kojak: The Price of Justice, e ha girato l’acclamata miniserie della Cbs del 1985 The Atlanta Child Murders.
Oltre al figlio Steven, gli sopravvivono la moglie Claire (con cui era sposato da 70 anni), le figlie Jan e Florence e i nipoti Margaret, Daniel e Jordan.
“Parte dell’essere un direttore della fotografia è imparare il mestiere”, aveva raccontato nel 2008, quando lo avevano nominato direttore della fotografia all’UCLA. “Ma c’è anche qualcosa che ti sussurra all’orecchio e ti dice di muovere la cinepresa di qualche decina di centimetri in una determinata direzione. Di mettere in ombra un volto e far brillare gli occhi di qualcuno”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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