È stata una lunga causa in tribunale, ma Eva Green ne è uscita vincitrice. Nel 2019 l’attrice era stata scritturata per il film A Patriot di Dan Pringle, con un compenso da un milione di dollari. Green ha sostenuto che, in base al contratto, le fosse ancora dovuto il suo compenso, trattenuto dal suo agente dopo il fallimento del film. L’attrice ha chiuso questo capitolo della sua vita e ha dichiarato che è stata un’esperienza “dolorosa e dannosa”.
“Una straordinaria vittoria contro quei produttori cinematografici bulli” che avevano definito il suo comportamento sul set “tipico dell’isteria femminile”. “La giustizia ha prevalso contro un gruppetto di uomini che voleva fare di me il capro espiatorio del loro fallimento”, ha commentato l’attrice dopo la sentenza. Il film, scritto e diretto da Pringle, non ha ricevuto i finanziamenti previsti. Per risparmiare i produttori hanno ridotto il budget eliminando le riprese in esterno: il risultato sarebbe stato “un brutto film” che potenzialmente avrebbe potuto porre fine alla carriera di Green.
Eva Green umiliata al processo
Parte del processo, che si è svolto a Londra, ha messo in grave difficoltà Eva Green. La controparte ha pubblicato delle chat private di Whatsapp, conversazioni in cui l’attrice usava parole poco gentili per descrivere il produttore Jake Seal e la sua gestione del progetto. Green ha descritto Seal come “malvagio” e “diabolico”, definendo i dipendenti della sua struttura di produzione, Black Hanger Studios, “contadini di merda”. La divulgazione pubblica dei messaggi, secondo l’attrice, sarebbe stata un’esperienza “umiliante”.
La sentenza del giudice
Nella sua sentenza il giudice ha affermato che “Green può aver detto cose estremamente sgradevoli sul signor Seal e sulla sua troupe alla Black Hangar, ma la sua reazione era dovuta alla sincera preoccupazione per il fatto che qualsiasi film realizzato con la supervisione del signor Seal sarebbe stato di qualità molto bassa, e non avrebbe reso giustizia a una sceneggiatura molto amata da lei stessa e dal regista”.
“Penso che si debba tener conto delle forti emozioni provate durante la composizione di alcuni dei messaggi, e del fatto che si presumeva fosse una corrispondenza personale tra amici. Greee non si sarebbe mai immaginata di doverla mostrare ad altri”, ha concluso.
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