C’è un pudore, in Salvo Ficarra e Valentino Picone, che non immagineresti. Lo scorgi a La Maddalena, nella ventesima edizione de La Valigia dell’Attore, la manifestazione fortemente voluta e portata avanti da Giovanna Gravina Volonté, in nome e in onore del padre. Lo vedi la sera, quando ricevono il premio Gian Maria Volonté per l’eccellenza artistica dalle mani di Donatella Finocchiaro, vincitrice “uscente”, sul palco della Fortezza I Colmi, e la mattina successiva quando spiegano il loro lavoro ai Magazzini Ex Ilva, sede tradizionale dei mitici dibattiti di questo festival. E la comicità la usano quasi come schermo, per non prendersi troppo sul serio.
Eppure, indagando, come già avete potuto constatare su THR Roma, trovi due artisti rigorosi, attenti, colti. E curiosi, che si parli dei peti nelle rappresentazioni di Aristofane – di cui loro hanno interpretato Le Rane al Teatro Greco di Siracusa – o della metafora politica che c’è alla base de Il primo Natale. “Non me ne parlare – chiosa Ficarra – ogni volta che Papa Francesco diceva se ‘Gesù tornasse sulla terra verrebbe respinto in mare come clandestino’ pensavo, ma guarda tu Bergoglio che ci spoilera il film”.
Ficarra e Picone, le collaborazioni
Tornando a Le Rane, ricorda Ficarra “che vincemmo la prima serata su Rai 1 con quella rappresentazione che, non vi dico come, siamo riusciti a far mettere in palinsesto al servizio pubblico. Ricordo ancora i commenti, sui social. In tendenza c’eravamo noi e, pensa te il corto circuito, il matrimonio di Chiara Ferragni e Fedez”. La dimostrazione di quanto sia improntato alla curiosità e al rischio il loro percorso. “Non abbiamo mai avuto pregiudizi o predilezioni per un mezzo rispetto all’altro, ma non abbiamo mai creduto che uno valesse l’altro, per ogni luogo di narrazione abbiamo trovato uno stile, spesso con l’aiuto altrui, penso a chi ci ha guidato allo scrivere per il cinema, come Francesco Bruni o ai lavori con Edoardo De Angelis, che peraltro abbiamo anche prodotto. Noi cerchiamo sempre di fare scelte che ci mettano alla prova e di affrontarle con onestà e impegno. Per fortuna il pubblico ama questa nostra inclinazione e per ora ci segue. Nel percorso di ogni comico c’è un’evoluzione verso la contaminazione, verso un’evoluzione. Penso a Sellers con Oltre il giardino o Totò con Accattone o Sordi con Un borghese piccolo piccolo“.
“Quello che conta – si inserisce Valentino Picone – è che colpisca, quello che facciamo, prima di tutto noi stessi, che rapisca il nostro interesse e che ci faccia ridere. Altrimenti non ci siamo fatti problemi a far saltare un film se non ci convinceva, anche con lauti contratti in essere o sulla scrivania”.
Produttori, oltre che autori e attori. Con la Tramp. “Da The Tramp di Charlie Chaplin, Il Vagabondo, non potevamo non rendergli omaggio”. “Quello che più conta, per noi, è che nella nostra società di produzione noi innanzitutto diamo la libertà. Prima dei finanziamenti o del supporto produttivo. Ci mettiamo al servizio di autori che apprezziamo perché possano lavorare e esprimere il loro talento – sottolinea Ficarra – che sia Vincenzo Pirrotta con Spaccaossa oppure Edoardo De Angelis, appunto. In alcuni casi, come per il primo, magari scriviamo pure, oppure supervisioniamo”.
Dovendo scegliere però un maestro, non hanno dubbi. Massimo Troisi, il più grande di tutti. “E se ci pensi – provoca Valentino – non era così diverso da Chaplin”. “Un rammarico enorme – interviene Salvo – non avergli mai stretto la mano. Ma di contro grazie a quel folle di Lello Arena abbiamo rifatto La smorfia. In diretta Rai con lo sketch dell’Annunciazione, poi a teatro e con tanti amici, tra cui Aldo Baglio, proprio a Napoli. Era così garbato, originale e ossessionato dal ribaltamento dei luoghi comuni di cui il Sud è vittima e schiavo, che era irresistibile”. “Lo citiamo – torna a parlare il sodale – appena possiamo, lo omaggiamo in quasi tutti i film”.
Comicità e politica
Sull’annotazione di quanto sia diventato più politica la loro arte, scherza Ficarra “ci stiamo costruendo degli alibi. Quando i nostri figli ci chiederanno, ‘ma voi che facevate quando questi rovinavano questo paese?’ noi gli mostreremo i film. È il nostro unico modo per provare a far riflettere, a cambiare le cose, non saremmo capaci a fare i politici. Non lo farei mai, il deputato, ma il sindaco di Palermo sì. Mi caccerebbero a pedate, ma la farei diventare Losanna”.
Sul futuro e sul prossimo film, Santo Cielo, rimangono abbottonati, ma ammettono che “sarà come Il primo Natale, una favola sociale, una storia che vuole parlare di un mondo che vorremmo migliore. E sono sicuro che i nostri figli saranno migliori di noi, ma nel frattempo dobbiamo ripartire da qualcosa di bello, di alto”. Come il loro monologo a Sanremo, 15 anni fa, dedicato a Don Pino Puglisi. Stupendo e già allora, che non fossero solo i comici da contenitore televisivo si era capito.
Ma la chiusa migliore è quella di Valentino Picone. “Esistono solo due tipi di comicità: quella di chi tira la torta in faccia e quella di chi la prende. Il resto è solo variazioni sul tema”.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma