“Sono un’improbabile leader sindacale”. Così si è definita Fran Drescher in una sera di fine novembre. Prima di quest’estate, Drescher, nell’immaginario collettivo, era stata a lungo associata al suo ruolo più iconico, quello di protagonista della popolare sitcom degli anni Novanta della CBS La tata, che lei aveva cucito su misura sulla sua persona e sui suoi punti di forza, tra cui il suo forte accento del Queens.
Il ruolo dell’impertinente bambinaia di una ricca famiglia di New York è diventato indissolubilmente legato al suo personaggio, anche dopo che Drescher ha lanciato altre sitcom, ha avviato un’associazione no-profit per la lotta contro il cancro e, infine, è stata eletta presidente del più grande sindacato di Hollywood, la SAG-AFTRA, nel 2021.
Ma il suo profilo pubblico ha subito una svolta drammatica dopo che la SAG-AFTRA, che rappresenta gli attori e i performer, ha indetto uno sciopero a luglio, unendosi al sindacato degli autori Writers Guild of America nella prima doppia astensione dal lavoro a coinvolgere i due sindacati in più di 60 anni. Sotto i riflettori nei mesi successivi, Drescher si è ritagliata un nuovo spazio con la sua caratteristica strategia di difesa dei suoi 160mila membri: feroce e combattiva (sì, ha davvero chiesto se l’amministratore delegato della Disney Bob Iger fosse un “ignorante”) e allo stesso tempo vulnerabile, portando con orgoglio il suo peluche a forma di cuore, che lei chiama “Love”, alle trattative sindacali con gli amministratori delegati di Hollywood.
Sebbene alcuni degli Studios abbiano brontolato, l’approccio ha portato alla fine dello sciopero il 9 novembre, dopo che il comitato negoziale del sindacato – presieduto da Drescher – ha approvato un accordo provvisorio. Con lo sciopero del 2023 finalmente alle spalle (il 5 dicembre, più del 78% dei membri votanti della SAG-AFTRA ha ratificato l’accordo del sindacato), Drescher ha raccontato a The Hollywood Reporter di quelle estenuanti sessioni con gli amministratori delegati, di possibili reboot de La Tata e del suo futuro.
Intervista a Fran Drescher
Lei si è seduta al tavolo delle trattative con i quattro principali capi degli Studios di Hollywood. Cosa l’ha sorpresa di più di ognuno di loro?
Bob era più affascinante di quanto credessi. Donna Langley invece era riservata. Ho visto che stava cercando di dire la sua, e i tre uomini (cioè Iger, Ted Sarandos di Netflix e David Zaslav di Warner Bros. Discovery, ndr) non se ne sono nemmeno accorti. Ero disgustata da ciò che stavo vedendo.
ono stata io, dall’altra parte del tavolo, a dire: “Vorrei sentire cosa ha da dire Donna, perché nessuno di voi le permette di dire una parola”. Sono stati presi alla sprovvista, ma poi tutto si è fermato per permetterle di parlare. Alla fine mi ha ringraziato. Non è una ragazza del Queens come me: noi non ci facciamo mettere i piedi in testa. Ted, curiosamente, è diventa più aggressivo nella stanza, ma tutte le star che lavorano per lui pensano che tra tutti gli amministratori delegati sia il migliore.
Sta facendo bene il suo lavoro.
Credo di sì. Poi David e io abbiamo una connessione che risale a quando eravamo bambini. I miei cugini di primo grado e il loro padre, Stanley Drescher, avevano fatto costruire orologi in tutta la città in cui vivevano gli Zaslav. Lui ricorda che in ogni negozio in cui entravi c’era un orologio con la scritta: “Allevia la pressione, assicurati con Drescher”. Ne abbiamo parlato.
E uno degli amministratori delegati, non voglio dire chi, mi ha scritto quando è finito lo sciopero e mi ha detto molto gentilmente: “È stata dura. Sono contento che sia finita. Ho imparato molto. Sei stata la maestra e hai vinto. Congratulazioni”.
Com’è stato sedersi di fronte a Bob Iger dopo che lei lo ha rimproverato per aver detto che sceneggiatori e attori non erano “realistici” in un’intervista, chiedendo addirittura se fosse un “ignorante”?
Non ha avuto problemi. In una conversazione a margine, non con me, ha detto di non aver apprezzato l’atteggiamento che avevo assunto nei suoi confronti. Si è pentito di aver detto quello che ha detto. Ma, oltre ciò, non riteneva che le mie osservazioni fossero necessarie. Anche se lo erano. Perché ciò che ha detto lui e ciò che ho detto io nel mio discorso hanno delimitato l’intera questione in modo così vivido che doveva essere sottolineato.
Una volta entrati nella stanza, siamo stati assolutamente civili l’uno con l’altra. Ci sono stati momenti in cui abbiamo anche riso insieme. C’erano momenti in cui i ragazzi si scaldavano un po’ e più volte li ho riportati alla realtà. Ho detto molte volte: “Calma, non stiamo curando il cancro”. Inoltre, quel tipo di aggressività maschile non funziona con me.
L’energia femminile di Drescher
Ha detto che “i ragazzi” tendevano a scaldarsi un po’. Questo vale per entrambe le parti, sindacalisti e dirigenti?
È successo un po’ a tutti, compresi gli uomini del comitato negoziale SAG-AFTRA. Non mi sono mai trovata di fronte a tanta energia maschile aggressiva. E mi ha rattristato pensare che è per questo che il mondo è nello stato in cui si trova.
Se solo si togliessero di mezzo e lasciassero le madri riunirsi in una stanza, cucinare un po’ di cibo, condividere storie di famiglia, scambiarsi foto, tenersi per mano e capire davvero come superare questa situazione, il mondo potrebbe essere salvato.
Come ha cercato di portare l’energia femminile nella stanza e come è stata accolta?
Prima di tutto, non mi dispiaceva avere il mio piccolo peluche. Portavo sempre degli spuntini. Mangio in modo molto sano, quindi avevo i miei mirtilli biologici, le mie noci pecan biologiche, avevo la mia acqua di cocco. E tutti potevano prenderle se le volevano.
A un certo punto, la madre di un dirigente si è ammalata e in una riunione ho chiesto: “Come sta sua madre? Siete entrambi nelle mie preghiere”. Mi ha risposto: “Oh, non avevo capito che avremmo parlato di questo”. È una cosa che mi sorprende sempre. Le persone non vogliono parlare della loro vita personale in una situazione di lavoro. Penso che ci renda più umani e ci riporti con i piedi per terra.
Qual è stato il suo punto più basso durante le trattative?
C’è stato un momento in cui ho avuto la sensazione che la negatività mi arrivasse da tutte le parti. Anche i membri del sindacato stavano perdendo fiducia nel comitato negoziale. Era un piccolo gruppo, ma mi ha scioccato. E poi l’altra parte ha ingaggiato una società di PR di Washington specializzata in gestione delle crisi, che ha fatto la cosa più facile, cioè cercare di sminuire la donna leader.
Come buddista, mi chiedo sempre: “Perché mi viene presentato questo problema e come posso trasformarlo in un’opportunità?”. E quando tutto questo ha iniziato a colpirmi, ho capito di avere una responsabilità nei confronti delle donne e delle ragazze in quanto donna leader.
Così ho deciso di fare un video in cui mi truccavo e mi preparavo per andare al lavoro. E ho incluso il mio peluche. Il messaggio era: “Non devo emulare l’energia maschile. Posso essere laeder con l’intelletto, l’empatia, la moralità e l’etica. Posso essere totalmente me stessa, ma anche sfoggiare il rossetto, portare un peluche ed essere comunque leader”. Ed è diventato virale.
Ci sono altri totem che la gente non conosce?
Beh, Offerte. 365 pensieri di maestri buddhisti è il mio libro di saggezza buddista. Sto leggendo anche Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo. Ha un’atmosfera simile a Winnie the Pooh: ogni animale ha una sua esperienza di vita e una sua saggezza particolare e il bambino attraversa il libro un po’ spaesato, ma alla fine, collezionando questi amici, impara.
C’è una frase di questo libro che secondo me è molto saggia: “Una delle nostre più grandi libertà sta nel modo in cui reagiamo alle cose”. Leggerei cose del genere anche al mio comitato negoziale.
C’è qualche leader sindacale in particolare a cui guarda come modello per la sua presidenza del sindacato?
Bill Ford (dirigente della Ford, ndr) è buddista e gestisce la sua azienda in modo diverso dagli altri leader del settore. L’ho sentito parlare e diceva: “I miei lavoratori sanno che io copro loro le spalle e io so che loro coprono le mie”. Quindi, ho seguito da vicino l’evolversi della situazione quando i lavoratori del settore auto hanno scioperato. E non mi ha sorpreso che la Ford sia stata una delle prime, se non la prima, a risolvere il contratto e a concedere un aumento del 33% ai lavoratori.
Ho trovato interessante non solo il fatto che si trattasse di un’altra sfera dell’industria, ma anche che a un certo punto si verificasse in concomitanza con il nostro sciopero. Le aziende che praticano un capitalismo consapevole mi ispirano perché è senza dubbio quello che dovremmo fare nel XXI secolo. Non ho nulla contro i soldi e il fatto di fare soldi, ma quando va a discapito di tutte le cose di vero valore come l’ambiente, la salute, gli esseri umani, le altre forme di vita, allora si sta oltrepassando un limite che non dovrebbe mai essere oltrepassato.
Questa ideologia del XX secolo, della vecchia scuola, che guarda solo al risultato finanziario, non ha funzionato, e stiamo pagando a caro prezzo questa sfortunata sconsideratezza.
Mentre lei era sotto i riflettori per le trattative, la Warner Bros. ha messo La tata in primo piano nel catalogo di Max. Cosa ne pensa di questa mossa?
Non rimprovero a nessuno di essere stato furbo e di aver fatto qualcosa che poteva essergli utile o d’aiuto mentre ero in trattativa con loro. In realtà sono molto felice che La tata sia su Max.
Progetti presenti e futuri
Un reboot de La tata le potrebbe interessare?
Non riesco nemmeno a pensare di fare una sitcom in questo momento. Sono così esausta di tutto questo. Ma mai dire mai. La serie che ho fatto è popolare oggi come lo era 30 anni fa per la moda, la comicità e il look. Quindi, è ancora viva e vegeta.
Durante lo sciopero, non sono stata in grado di spingere molto La tata, e questo è stato un po’ triste per me, perché di solito faccio sempre cose sui social media per continuare a supportarla. Ma le persone che hanno aderito allo sciopero si sono ispirati molto alla serie.
Cosa vorrebbe fare in futuro? Un’altra sitcom? Forse darsi alla politica?
Ci sono molte opzioni, e probabilmente ci sarà un altro libro. Sento che potrebbe esserci un futuro in cui potrei essere una sorta di nuova Barbara Walters. E probabilmente continuerò a fare ruoli interessanti in film indipendenti. Dovevo farne due durante l’estate, ma ovviamente sono stati rimandati.
Uno era in This Is Spinal Tap 2 di Rob Reiner e l’altro un film di Adam Sandler e Ben Affleck. Per quanto riguarda le sitcom, devo pensarci bene perché è un grosso impegno ed è una montagna che ho già scalato un paio di volte. E ci sono nuove montagne da scalare.
Ha partecipato a una puntata di Fratelli in affari: SOS Celebrity. Com’è andata?
Beh, non avevo mai usato un martello prima d’ora, e dopo quel giorno mi ha fatto male tutto. C’è stato un momento in cui mi hanno mostrato le loro idee su ciò che pensavano sarebbe stato bene nella casa, e io ho detto: “Non mi sembra vadano bene per loro, soprattutto per la moglie. Lei è una donna così calda e terrena, e tutto questo mi sembra molto freddo, molto maschile, e non lo farei”.
Beh, il regista era così contento che l’avessi fatto. Mi ha detto: “In tutti gli episodi che abbiamo fatto, solo un’altra persona si è opposta e ha detto: ‘No, dovete andare in una direzione completamente diversa’”. Ho chiesto: “Chi è l’altra persona?” Mi hanno risposto: “Gwyneth Paltrow”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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