“Non mi sono resa conto di cosa significasse finché non ho cominciato a capire che bisogna organizzare i pick-up, programmare le prove costumi, chiamare gli attori. Far partire una macchina che è comunque gigantesca pur per un progetto all’apparenza piccolo”. Jenny De Nucci si confronta col suo ruolo da produttrice esecutiva – e protagonista – portandosi il lavoro a casa. Letteralmente. È nel suo appartamento che l’attrice di Sul più bello e prossimamente in Pensati sexy di Prime Video ha deciso di girare Ti respiro, cortometraggio horror di Giuliano Giacomelli e Lorenzo Giovenga, di ritorno insieme dopo Intolerance del 2020.
La protagonista è Mila, influencer che ha subito un lutto e il cui unico contatto con l’esterno sono le pizze che ordina a domicilio. Un racconto horror di messaggi provenienti da universi sovrannaturali che nascondono qualcosa di reale, più di quanto sembra.
È stata lei a proporre l’idea di Ti respiro, combinando alcune esperienze che ha vissuto, vero?
Un giorno ho scritto a Lorenzo Giovenga per un’idea che mi era venuta dopo aver vissuto un evento che mi aveva turbata. Era finito il lockdown ed ero appena tornata a Roma. Non avevo ancora una casa, così mi sono momentaneamente fermata in un Airbnb al centro. Sul terrazzo, per l’intera settimana in cui ho alloggiato, la figlia del portiere mi seguiva ovunque andassi. Era diventata una presenza talmente costante che avevo la sensazione di essere osservata anche quando sapevo benissimo che non c’era nessuno. Un anno dopo, invece, ordino del cibo e quando il fattorino che mi consegna la cena se ne va mi ritrovo un suo messaggio sul mio telefono, recuperato probabilmente dall’applicazione. Un’altra esperienza che mi ha provocato molta ansia. Così ho deciso di combinare le due storie. Ho pensato: ho molti amici creativi, perché non tirarci fuori qualcosa di buono?
Non è doloroso attingere da un bagaglio così personale?
È la cosa bella del nostro lavoro. La mia insegnante di recitazione dice che abbiamo un enorme cassetto emotivo che dobbiamo imparare ad aprire e chiudere nei momenti adatti. Non importa se quel giorno sei triste o non vuoi parlare con nessuno. Se l’emozione che ti serve è un’altra, magari l’allegria, allora devi ricordare un istante in cui eri felice nel passato per riviverlo nel presente.
È l’ideatrice di Ti respiro, seppur il corto è stato rivisto e stravolto, nonché produttrice esecutiva e protagonista. Perché non dirigerlo?
Ci avevo pensato. Amo tutto ciò che accade dietro alla macchina da presa. Ogni volta che si riguarda la scena nel monitor mi metto vicino ai registi per vedere come è andata. E sono felice perché Lorenzo e Giuliano non si tirano indietro davanti ai miei suggerimenti. Più che la regia in sé, ciò che mi appassiona è la cura dell’immagine, per questo mi vedrei più nel comparto di fotografia. Mi ispira tutto ciò che crea un’inquadratura. Ho una macchina fotografica col rullino e mi diletto a produrre video. Ho anche un profilo sui social, Filmucci, dove condivido i miei scatti. Non ho la presunzione di ritenermi una fotografa solo perché ho una macchinetta, ma alcuni professionisti che hanno visto i miei lavori li hanno apprezzati e questa è una spinta incoraggiante.
Mila è un’influencer. Anche in questo c’è un assonanza tra la sua figura e la storia di Ti respiro.
Mi sono sempre sentita giudicata per il mio passato, ma anche per il mio presente sui social. Sul mio profilo posso esprimere ciò che penso, mostrare i miei lavori, ma anche quando cerchi di utilizzarli al meglio vieni sempre valutata con un pregiudizio di fondo. Una volta una mia amica mi ha anche detto: “Che poi mica sponsorizzi tante creme”. Ed è così. La verità è che molte persone a volte dimenticano che i social possono essere una fonte di comunicazione che può far sentire più vicine le persone.
Nel corto c’è anche qualche avvenimento assurdo legato a esperienze con i social o la notorietà?
C’è una scena in cui viene data una notizia struggente al telegiornale. Nel frattempo arriva il fattorino della pizza, che trova il mio personaggio evidentemente provato, con un livido su un occhio e, comunque, le chiede se possono farsi una foto. Nella vita privata mi è accaduta più o meno la stessa cosa. Stavo girando per Roma con una mia amica attrice che ha cominciato a litigare furiosamente al telefono. Stava malissimo, ha iniziato a piangere, e nonostante fosse evidente che era sconvolta, una madre con la figlia si sono avvicinate per chiedermi se era davvero lei e potevano farsi una foto. Ho fatto notare lo stato della amica e per tutta risposta ho ricevuto un: “Lo capisco, ma non siamo nemmeno di Roma, quando ci ricapita?”.
Il set, poi, è proprio casa sua.
È stata una scelta folle, me ne rendo conto. I miei gatti sono arrabbiatissimi. Quando giriamo devo lasciali in un’unica stanza e quando li faccio uscire è palese che mi odino. Sicuramente è stata una scelta difficile, ma su cui ho riflettuto bene, nonostante tantissimi amici e amiche mi hanno detto che ero pazza a volermi portare letteralmente il lavoro a casa. La vera cosa che mi sta facendo uscire di testa sono le croste smangiucchiate delle pizze sul tavolo. So che sono di scena, ma mi sento imbarazzatissima ogni volta che qualcuno entra in cucina. Tanto quanto la gigantografia fatta appositamente per il corto.
La mette a disagio la gigantografia? Non è strano? Da attrice deve essere abituata a vedersi anche sul grande schermo. O magari sulla copertina di un giornale.
Ma la copertina di un magazine la puoi sempre mischiare con altre riviste anche se vuoi tenerla sul tavolino del salotto. Magari la camuffi un po’, ci metti sopra il telefono o un fermacarte.
Crede cambierà il rapporto col suo appartamento?
È già cambiato. Prima facevo entrare chiunque. Non chiunque di estraneo, si intenda, ma se una mia amica portava una sua amica, allora non c’era problema. Adesso sono diventata più protettiva. Sarà stato che anche un paio di amici mi hanno sgridata: “Jenny, non far più entrare gente a casa tua!”.
Ti respiro è un corto horror. Cosa le fa davvero paura?
Il buio. Sotto tanti punti di vista. Intanto non chiudo mai le persiane. C’è chi mi chiede come faccio a dormire sapendo che alle prime luci del mattino mi sveglierò con la luce in faccia, ma non posso convivere con un senso di oppressione che non mi mette sicurezza. Poi c’è il buio delle idee. Sono una persona creativa che ha bisogno di avere la testa iperstimolata in qualsiasi momento. Merito dei miei genitori, che mi hanno permesso di esprimere qualsiasi nuova passione mi venisse in mente. Vuoi disegnare? Andiamo a fare un corso. Vuoi imparare a suonare? Ecco la tua tastiera come regalo di Natale. Non potrei che essergliene grata, peccato che sono cresciuta sentendo di voler fare mille cose al minuto.
Le ultime che ha imparato?
Ho imparato a suonare l’ukulele da sola, dipingere con l’acrilico e a fare posaceneri col dass.
È nel cast di Pensati sexy, prossimamente su Prime Video. Lei ci riesce?
A pensarmi sexy? Solo quando lo decido io. Provo fastidio quando sono gli altri a dirmelo o farmelo notare. Voglio essere totalmente padrona della mia femminilità e se un giorno mi sento più sexy o più attraente non me ne voglio vergognare.
Un set divertente come promette di essere la commedia?
Molto divertente. Uno di quelli in cui bisogna trattenere le risate finché non finisce la scena e ritornare seri prima del prossimo ciak. Soprattutto sono felice di aver lavorato con Michela Andreozzi. Ginevra Francesconi, che era sua protagonista per Genitori vs influencer, mi ha raccontato che un set con Michela è come una palestra emotiva e dopo la sua esperienza mi è venuto il pallino che dovevo far parte di un suo film. E così è stato.
Come se lo spiega?
Ho manifestato il mio desiderio. Chiamatela fede. Io le chiamo vibrazioni.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma