Jodie Foster si aggiunge alla lista delle celebrità che non sono grandi fan dei film di supereroi. In un’intervista per lo speciale “2023 Women in Hollywood” sul numero di dicembre e gennaio di Elle, l’attrice premio Oscar ha spiegato che per lei i film Marvel e DC sono “una fase”.
“È una fase che è durata un po’ troppo a lungo per me, ma è una fase, e ho visto così tante fasi diverse negli anni”, ha affermato. “Speriamo che la gente si stufi presto. Quelli belli, come Iron Man, Black Panther, mi stupiscono e mi coinvolgono ma non è per questo che sono diventata un’attrice. E questi film non mi cambiano la vita. Speriamo ci sia spazio anche per tutto il resto”.
La star di True Detective non è la prima persona a Hollywood ad esprimersi contro i film di supereroi. Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e John Woo hanno fatto dichiarazioni, nel corso degli anni, su come i cinecomic non rappresentino il vero cinema.
I pareri contrastanti di Hollywood
Scorsese ha ricevuto molte critiche per dei commenti in cui paragonava i film di supereroi ai parchi a tema. “Non è il cinema di esseri umani che cercano di trasmettere esperienze emotive e psicologiche a un altro essere umano”, aveva dichiarato a Empire nel 2019.
D’altro canto, Christopher Nolan ha recentemente affermato che i franchise sono la chiave per una Hollywood “sana”, perché permettono di realizzare e distribuire altri tipi di film. In un’altra parte dell’intervista, Foster – attualmente in odore di Oscar per il suo ruolo di supporto in Nyad – Oltre l’oceano accanto ad Annette Bening – sostiene che un giorno le piacerebbe lavorare con i Daniels (il duo di registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert) perché Everything Everywhere All at Once è forse il suo film preferito di tutti i tempi.
L’attrice ha spiegato che il film vincitore dell’Oscar per il miglior film nel 2022 è un film che rivede ogni volta che si sente depressa o triste e che l’ha aiutata a stabilire un legame con i suoi due figli.
“L’ho visto per la prima volta con uno dei miei figli e ci siamo tenuti per mano e abbiamo pianto per 45 minuti dopo che è finito”, ha raccontato. “Poi l’ho visto con l’altro figlio una settimana dopo e si è aperta una nuova connessione, di comprensione e speranza. Ha iniziato a raccontarmi tutto quello che non mi aveva mai detto del suo liceo e abbiamo camminato sotto la pioggia piangendo e aprendoci l’uno con l’altra. E mi sono detta: ‘Questo è ciò che il cinema può fare'”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma