Lily Gladstone risponde alle critiche contro Killers of the Flower Moon: “Conta solo la reazione degli Osage”

L'attrice, vincitrice del Golden Globe, si riferisce alle parole di Devery Jacobs, protagonista della serie Reservation Dogs. "Il film ha permesso a molte persone di raccontare la propria storia", sottolinea

Lily Gladstone difende il diritto dell’attrice di Reservation Dogs, Devery Jacobs, di esprimere la propria opinione su Killers of the Flower Moon, il film di Martin Scorsese sugli omicidi della nazione Osage. Ma ribadisce che l’opinione più importante è quella della popolazione direttamente coinvolta nella storia.

La vincitrice del Golden Globe ha brevemente affrontato i commenti della star di Echo sul film, in cui Jacobs ha descritto l’esperienza della visione come “infernale”. Il film racconta il “regno del terrore”, una serie di omicidi commessi da bianchi americani nell’ambito di un complotto per rubare le ricchezze della popolazione Osage, che deteneva i diritti minerari, compresi quelli petroliferi, nella propria riserva.

L’azione è stata portata avanti in parte da uomini bianchi che hanno sposato donne della tribù e sono diventati tutori del patrimonio della loro compagna Osage. Nel film, Gladstone interpreta Mollie Burkhart, una donna Osage che, insieme alla sua famiglia, è vittima collaterale di questo complotto letale architettato anche dal marito Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio).

I commenti di Jacobs e la reazione di Gladstone

In una serie di post condivisi su X , Jacobs ha scritto: “Immaginate le peggiori atrocità commesse contro i vostri antenati, e poi di dovervi sorbire un film esplicitamente pieno di queste atrocità, con l’unica tregua di 30 minuti di scene di bianchi assassini che parlano e pianificano le uccisioni”.

Gladstone ha dichiarato a Rolling Stone che lei e Jacobs sono amiche e in quanto nativoamericana, ha aggiunto di non voler attirare l’attenzione su Jacobs per questo: “Perché penso che sia ingiusto. La reazione è sua”. L’attrice ha poi aggiunto che reazioni come quella di Jacobs sono “una risposta a molti traumi che soprattutto le donne native provano vedendo queste cose per la prima volta”, prima di notare che lei stessa “ha avuto molto tempo per abituarsi alla sceneggiatura”.

“Gli Osage hanno avuto una vita per capire questa storia”, ha proseguito Gladstone. “Il processo di realizzazione di questo film ha dato a molte persone la possibilità di parlare. In definitiva, la reazione degli Osage è ciò che mi sta più a cuore”.

Devery Jacobs non è l’unica contro Scorsese

Sebbene gran parte del clamore attorno al film abbia elogiato la sua rappresentazione indigena, Jacobs non è stata l’unica persona a parlare della prospettiva del film guidata dai bianchi: Christopher Cote – consulente per la lingua Osage del film – ha affermato a The Hollywood Reporter alla prima del film a Los Angeles che dopo aver visto il film ha avuto “alcune forti opinioni”.

“Come Osage, volevo davvero che il film fosse dal punto di vista di Mollie e di ciò che ha vissuto la sua famiglia, ma credo che ci volesse un Osage per farlo”, ha affermato. “Martin Scorsese, che non è un Osage, ha fatto un ottimo lavoro nel rappresentare il nostro popolo, ma questa storia viene raccontata praticamente dal punto di vista di Ernest Burkhart, e gli viene data una sorta di coscienza e di rappresentazione dell’amore. Ma quando qualcuno cospira per uccidere tutta la tua famiglia, questo non è amore. Non è amore, è solo un abuso”.

Domenica 7 gennaio, Gladstone ha vinto il Golden Globe per la migliore interpretazione femminile in un film drammatico per il suo ruolo nel film, segnando una prima volta per la comunità di attori indigeni e per i premi. L’attrice è prevista tra le candidate agli Oscar come migliore attrice e attualmente è tra le favorite per vincere l’Academy Award.

Traduzione di Pietro Cecioni