“Non ho più l’età per perdere la testa, ma sono estremamente felice”. Lo ha detto Marco Bellocchio che ha ricevuto il dottorato honoris causa in Scienze Cognitive, “Teorie e tecnologie sociali, territoriali, dei media e delle arti performative”, nell’Aula Magna dell’Università degli studi di Messina.
Ad insignire del dottorato al regista di Rapito, sceneggiatore e produttore è stata tutta la comunità accademica. Orgogliosi e felici di accoglierlo come membro dell’Università di Messina sono i professori Alessandra Falzone, Coordinatrice del Dottorato in Scienze Cognitive; Carmelo Maria Porto, direttore del dipartimento di Scienze Cognitive; il prorettore vicario Eugenio Cucinotta; il direttore generale Francesco Bonanno; il decano Antonio Panebianco.
“Il Dottorato Honoris Causa ricevuto in questo affascinante contesto – ha detto Marco Bellocchio – mi inorgoglisce molto e mi impegna a rispondere ad una responsabilità in più. Dovrò compiere una meticolosa ricerca, al di là della gloria, dei traguardi o degli onori, che possa essere fortemente umana nell’ambito di un mestiere molto pratico, abituato a mediare tra diverse esigenze per produrre i suoi risultati. Il riconoscimento odierno testimonia l’entusiasmo per il mio lavoro e mi dona ancora più forza e convinzione per continuare a fare ciò che mi piace. Ai giovani dico di essere entusiasti e di indagare a fondo per comprendere se il cinema è davvero la loro più grande passione da inseguire con tutte le energie di cui dispongono”.
La laudatio è, invece, affidata al professore Federico Vitella, ordinario di cinema, fotografia e televisione, primo promotore del conferimento del titolo al regista: “Abbiamo l’onore di consegnare il dottorato al più grande regista italiano vivente. Esponente del nuovo cinema italiano degli anni Sessanta, ha saputo innovare l’arte cinematografica, svecchiandone la narrazione e spalancando le porte al cinema moderno. Ha saputo anche rinnovare costantemente se stesso, pur rimanendo fedele a uno stile inconfondibile – come la scelta dell’inquadratura lunga o della teatralità dello spazio – ed alcuni temi che definiscono il suo orizzonte poetico”. (ANSA).
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