Da ragazzine, sognavano di diventare grandi e di recitare come Daniel Day-Lewis, Nicolas Cage, Goldie Hawn e persino come un Ewok. Da adulte, hanno regalato alcune delle performance più audaci e commoventi di quest’anno. A novembre, Annette Bening (Nyad – Oltre l’oceano), Lily Gladstone (Killers of the Flower Moon), Greta Lee (Past Lives), Carey Mulligan (Maestro), Margot Robbie (Barbie) ed Emma Stone (Povere creature!) si sono riunite a Los Angeles per la tavola rotonda annuale delle attrici organizzata da The Hollywood Reporter. Sebbene abbiano affrontato ruoli impegnativi, in questa conversazione è emerso chiaramente che le protagoniste del settore sono davvero pronte a ridere di sé stesse.
Pensate che se la cavi meglio nella vita chi aveva il massimo dei voti a scuola o chi andava bene, ma senza esagerare?
LILY GLADSTONE Non importa. I voti sono il sistema di misurazione di qualcun altro.
MARGOT ROBBIE Mi sembra di aver imparato di più nella pausa pranzo. Sento che la scuola è stata molto istruttiva per me, ma tra una lezione e l’altra.
GRETA LEE Sì, il tuo quoziente emotivo. Capire cosa ti piace.
ROBBIE Le gerarchie si formano e si sgretolano; ci sono molte lezioni di vita nel cortile della scuola.
EMMA STONE (ironica) Insomma, sono un genio del Mensa. Quindi per me è andata bene.
ANNETTE BENING È un po’ sgradevole che tu ne parli.
STONE Se è vero, puoi dirlo.
LEE È semplicemente sincera.
STONE Sono semplicemente sincera. E quindi… Ma no, sembra che voi abbiate fatto fatica (risate).
Annette, ho sentito dire che in Nyad – Oltre l’oceano punzecchiava Jodie Foster appena prima che i registi dicessero “Azione!”. È vero?
BENING Io scherzo molto, e mi aiuta a rilassarmi. Ad alcune persone non piace molto farlo e quindi bisogna stare attenti. Ci sono attori che sono davvero seri. A volte mi capita di farlo, solo per mantenere la situazione più rilassata. Si entra in scena con molta incertezza ed è questo che si vuole, giusto? È un’incertezza pianificata. Vuoi cercare di trovare qualcosa che sorprenda te e forse il tuo partner in scena.
Emma, Yorgos Lanthimos è noto per i suoi giochi con gli attori durante le prove. Che tipo di giochi avete fatto in Povere creature!?
STONE Ero lì circa un mese prima dell’inizio delle riprese e abbiamo fatto circa tre settimane di prove. Non c’è niente di letterale, non si abbozzano le scene né si ripassano le battute nel modo in cui avverrà davanti alla macchina da presa. Si tratta di giochi per legare, tutti insieme. Veri e propri giochi teatrali. Tutti devono chiudere gli occhi e camminare, e una persona è incaricata di mettere una sedia sotto di loro mentre si siedono. È una cosa completamente ridicola. Ci si mette in imbarazzo l’uno di fronte all’altro e poi si crea un forte legame, molto velocemente. Così, quando finalmente si è sul set, si ha la sensazione di conoscersi molto bene e si può sperimentare, essere liberi e prendersi in giro. E non si deve camminare sulle uova con gli altri attori, il che è davvero molto utile.
GLADSTONE È una cosa che mi conforta, sentire queste cose da voi due. Sul set sono un po’ imbranata e tendo a interpretare ruoli molto seri, e alla base di questi per me c’è la paura. Perciò questi giochi sono una ventata d’aria fresca.
CAREY MULLIGAN Molte di queste cose ti fanno solo sentire tipo: “Ok, ora non penserete che sono una schiappa”. Devo sentirlo anche con la troupe. Ho bisogno che l’addetto al carrello pensi che non sono una merda. Mi toglie un po’ la consapevolezza di me stessa. Dovrebbe sembrare un campo estivo.
GLADSTONE L’ho detto a tutti quelli che erano sul set: “Non abbiamo motivo di divertirci così tanto a fare questo film”. Ma c’erano così tanti attori nativi, e così tanti nativi nella troupe e tra le comparse, e quando siamo insieme, voglio dire, gli indiani ridono, e credo che questo abbia contribuito a rafforzare l’importanza del film, perché sei circondato dalla comunità che è stata colpita e questo rende la tragedia più forte. Insomma, abbiamo quella doppia maschera per un motivo.
ROBBIE Non era così in Barbie.
BENING Sì, sono sicura che non vi siete divertiti affatto.
GLADSTONE Barbie non è stato divertente?
ROBBIE No, non è stato divertente.
MULLIGAN Come facevate a riprendervi alla fine della giornata?
ROBBIE È stato straziante. Mi sono un po’ persa.
BENING Eri entrata così nel personaggio che… La gente ti chiamava Barbie? A telecamere spente, intendo.
ROBBIE La cosa divertente è che nel nostro copione, dato che tutte sono Barbie e tutti sono Ken, c’era scritto il nome di tutti. Quindi, “Barbie Margot dice a Ken Ryan”.
MULLIGAN Non è incredibile come sia diventato una sorta di saluto tra sorelle, in cui le persone che incontri ti dicono: “Ehi, Barbie”?
Come ha ideato le movenze fisiche di Barbie?
ROBBIE Adoro la comicità fisica e la mia epoca cinematografica preferita è quella degli anni ’30, quando si recitava con tutto il corpo. Adoro le screwball comedies. Ma volevo anche che ci fosse un’evoluzione tra il modo in cui si muoveva e parlava dall’inizio alla fine del film. Dovresti pensare: “Oh sì, sto guardando una persona che fa la bambola”. E poi, alla fine del film, dovresti pensare: “Sto guardando Margot, penso”. Volevo passare all’essere umana senza che la gente se ne accorgesse.
E l’abbiamo fatto in diversi modi. Le parrucche iniziavano con tonnellate di volume e capelli e poi sono diventate sempre più piccole, fino a sembrare capelli normali e naturali. Per quanto riguarda i costumi, ho pensato: “Lei deve avere forme ben precise e molta struttura”. E poi, alla fine, il tessuto doveva essere morbido. Il modello doveva essere meno curato ma sempre femminile”. Poi, con la fisicità, sono passata dall’essere molto sicura all’insicurezza, in senso positivo.
Greta, qual era il suo livello di coreano quando ha ottenuto la parte in Past Lives?
LEE Sono cresciuta parlando coreano, ma era come se mi fossi dimenticata di saperlo parlare a causa della vita che vivevo in America. Quindi ho capito subito che mi sarei sentita molto vulnerabile. È una responsabilità enorme rappresentare accuratamente queste sfumature di ciò che significa avere questo dualismo culturale. Invece di un tradizionale dialect coach che potesse darmi il perfetto accento sudcoreano, ho chiesto a questa donna incredibile, Sharon Choi, che forse conoscete come traduttrice di Bong Joon Ho.
Avevo bisogno di trovare qualcuno che mi aiutasse anche solo in una scena, per il modo in cui [il mio personaggio] inizia a parlare dopo anni in cui non aveva più parlato coreano, e il suo accento suona come quello di una ragazza bianca. E forse, dopo aver parlato per ore in coreano con il suo amore d’infanzia, sarebbe suonata più coreana, e volevo mostrare che cosa significava, e far vedere tutta questa gamma di accenti.
Ho sentito Greta dire che, da ragazzina, guardava i personaggi interpretati da Val Kilmer e Nicolas Cage, e che era quello che immaginava per sé. Voi altre chi guardavate? In chi avete visto una versione del tipo di ruoli che avreste voluto interpretare?
ROBBIE Ho visto molti film di Goldie Hawn. Così affascinante e… di nuovo, quella comicità fisica…
LEE Mi sento in dovere di spiegare ancora un po’ la cosa di Val Kilmer. Crescendo, mi sentivo molto competitiva, ma non verso le altre donne, verso gli uomini. Vedendo certi tipi di attori e interpreti come Val, come Nicolas Cage, come Jack Nicholson. Era di questo tipo di performance molto atletiche che da bambina ero gelosa. Era questo che desideravo. Poi in seguito, naturalmente, la cosa si è evoluta con la crescita e sono stata attratta da altri tipi di interpretazioni, come quelle di Charlotte Rampling o Maggie Cheung. Ma è stato così che ho iniziato, perché mi sembrava una sorta di resistenza benigna, da bambina, dire: “No, voglio questo”.
MULLIGAN Io volevo essere Daniel Day-Lewis. Ho visto La seduzione del male e mi sono detta: “Voglio fare la sua parte”. Era la parte migliore. E lui era il migliore.
GLADSTONE Philip Seymour Hoffman e Cate Blanchett. Se riesco a fondere questi due in uno, questi sono i miei due attori perfetti. Se parliamo di chi mi ispirava da bambina, volevo essere un Ewok, ed è questo che ha dato inizio a tutta questa follia.
ROBBIE Vorrei averti conosciuto da bambina.
LEE Una specie di Ewok che recita col metodo.
GLADSTONE Credo di potercela fare.
BENING Ho iniziato davvero a fare film a quasi 30 anni. Quindi non sono cresciuta con quella mentalità, non ci pensavo. Non riuscivo a immaginarlo. È così potente vedere un grande film, amarlo e pensare: “Beh, immagino che qualcuno debba pur recitare in queste cose”. Ricordo di aver pensato: “Forse, potrei essere io?”.
Emma, di solito quando chiedo a un attore di parlare di un ruolo, gli chiedo: “Cosa ha dovuto imparare o preparare?”. Ma con Bella in Povere creature!, cosa ha dovuto…
STONE Disimparare ed evitare di preparare. Poiché lei si trova in un corpo sano e adulto, non si può paragonare nemmeno a qualcuno che ha avuto un incidente e sta imparando a camminare o a muoversi. Guardando i video dei bambini che iniziano a camminare, le loro ossa stanno ancora crescendo e si stanno ancora formando, quindi lei non ha nulla di simile. Non c’era nulla con cui fare paragoni.
Abbiamo fatto degli esperimenti e lui [il regista di Povere Creature! Yorgos Lanthimos] ha detto: “No, è una follia”. È il mio personaggio preferito in assoluto per via di questo disimparare. È totalmente priva di vergogna. È pura gioia, curiosità, sperimentazione e avventura e non ha alcuna remora nei confronti del suo corpo, delle sue esperienze, del cibo o delle bevande o del modo in cui si relaziona con le altre persone.
ROBBIE C’è mai stata una parte di te che era in imbarazzo?
STONE Voglio dire, in modo simile a quello che stavi dicendo, anch’io amo la comicità fisica. Crescendo, i miei eroi erano Gilda Radner e Molly Shannon. Guardavo il Saturday Night Live, quindi quello era il mio apice. La goffaggine, o quello che sarebbe l’imbarazzo, è così liberatoria. Lo trovo così divertente. E io non mi prendo affatto sul serio. Quindi le persone che ridono di qualcosa che sto cercando di fare non mi danno fastidio. È una prova del fatto che lavorando con un regista di cui ti fidi veramente come capitano della nave, puoi davvero lasciarti andare.
Probabilmente tutti noi abbiamo lavorato in esperienze in cui senti di dover essere tu il capitano e non ti fidi del tutto di poter fare tutto o di poter buttare tutto fuori perché non sai cosa stanno vedendo esattamente o come lo metteranno insieme. È davvero difficile essere sempre nell’incertezza: “Beh, se ti do questa opzione nel ciak, tu la usi, cazzo”. Con Yorgos, sento che qualsiasi cosa proviamo, so che lui sceglierà la cosa migliore per il film.
ROBBIE E hai lavorato con un coach di movimento?
STONE No, eravamo solo io e lui. Facevamo delle prove camminando per un paio d’ore. E creavamo delle fasi. C’erano delle fasi da uno a cinque [dello sviluppo del personaggio]. Quindi sapevamo: “Ok, ora siamo nella terza fase, quindi camminiamo in questo modo”. C’era una progressione dall’esterno del piede a una camminata piatta.
GLADSTONE Hai parlato di camminare con l’esterno del piede. Hai seguito il metodo Suzuki?
STONE Cos’è il metodo Suzuki?
GLADSTONE È una specie di allenamento di arti marziali, ma per gli attori. La teoria è che come attore devi avere una tale padronanza del tuo strumento che dovresti essere in grado di… credo che abbia detto: di correre verso il bordo del palcoscenico e poi fermarti di botto.
STONE Sono un’attrice con poca formazione alle spalle. Avrei voluto sapere queste cose. Conosco la Tecnica Alexander.
BENING Alexander è un metodo fantastico. Si tratta di imparare a non associare la tensione all’emozione, che è la prima cosa che facciamo tutti quando recitiamo, e di imparare a rimanere fluidi e sciolti mentre si prova anche molta emozione.
Carey, mentre lavorava a Maestro, i figli di Leonard Bernstein erano coinvolti da vicino nel processo. Che tipo di cose ha imparato da loro?
MULLIGAN Erano incredibilmente espansivi. Ci siamo sentiti spesso su Zoom nel corso degli anni e ho iniziato con un taccuino per prendere appunti. E poi dopo un minuto ho pensato: “Beh, è inutile, perché c’è una marea di storie”, così tanti aneddoti incredibili e una famiglia di cui avresti voluto far parte. C’era tutto un linguaggio segreto, battute che capivano solo loro. E mi hanno dato l’accendino di Felicia, che si vede nel film. L’aveva ricevuto quando si era sposata. C’era inciso il suo nome, quindi dal momento in cui sono sposati, quando il film diventa a colori, ho usato il suo accendino, che è stato fantastico avere.
Il punto di partenza è stata l’idea di due artisti che vivono insieme, che fanno una vita insieme e che uno di loro è stato letteralmente toccato da Dio e l’altro è un artista. Steven Spielberg, che è uno dei nostri produttori, ha detto a Bradley [Cooper] che lei aveva più successo di Lenny quando si sono conosciuti. Ma ha dedicato la sua vita a lui. E Steven ha detto di Felicia: “Era Lenny la sua arte”.
Come pensa si sia sentita in quel matrimonio? Non solo per il fatto che lui fosse diventato così importante a livello culturale, ma anche per le sue relazioni con gli uomini.
MULLIGAN Il tradimento per lei non aveva nulla a che fare con il sesso o l’infedeltà. Aveva a che fare con il fatto che lei era essenzialmente la sua musa, il suo mentore, la sua migliore amica, la sua guida, la sua più intima confidente. E nel momento in cui lui si è rivolto a qualcun altro per questo, la questione si riduce a: Che senso ha la sua esistenza se non è più lei quella persona?
Margot, può farci entrare con lei nella stanza nel momento in cui ha parlato con la Warner Bros. e la Mattel come produttrice di Barbie?
ROBBIE Una delle battaglie più grandi è stata quella di convincere tutti che poteva essere un film per tutti, perché aveva un budget che richiedeva che fosse un film per tutti. E questo significava convincere gli uomini ad andare a vederlo. Tutti dicevano: “Non è possibile. Gli uomini non andranno mai e poi mai a vedere un film di Barbie”. Gli uomini vanno a vedere un bel film. Se è bello, tutti vanno a vederlo.
Una volta che avevamo il copione ed eravamo davvero convinti, ho detto: “Mettiamoci tutti a nostro agio con l’idea di essere molto a disagio”. Così ogni volta è stato come dire: “Ditemi le vostre preoccupazioni. Vi capisco benissimo. Capisco perché questo vi mette a disagio, ma è quello che faremo, e dobbiamo metterci a nostro agio con questa sensazione”. Ed era sempre come dire: “Portate il progetto alla fase successiva. Portatelo alla fase successiva. Prima che ve ne accorgiate, saremo sul set”. È stato un percorso incredibile e tutti, devo dargli atto, si sono sentiti a proprio agio nel sentirsi a disagio. E la Mattel è letteralmente un personaggio del film.
Quindi, quando gli avete detto: “Ok, ci sarà una sala riunioni piena di uomini, che faranno una lotta di solletico. Questo è il modo in cui mostreremo la vostra azienda”, loro erano d’accordo?
ROBBIE Sì. Quando si cerca di far partire un progetto, come i produttori sanno, è come se si fosse in modalità vendita. Io stavo facendo un pitch. Pensavo: “Se metti insieme Spielberg e i dinosauri, cosa ottieni? Un miliardo di dollari. Quando metti insieme Greta e Barbie, farai un miliardo di dollari”.
STONE Avevi ragione.
ROBBIE Pensavo: “Oddio, spero che funzioni. Ho appena promesso a tutti un miliardo di dollari”. Devi solo insistere. Come produttore, devi fare delle scelte e poi sostenerle. Mi farei cavare il sangue piuttosto che dire a un regista che non può avere qualcosa di cui ha bisogno. Io dico: “Se questo è ciò di cui hai bisogno, allora lasciami fare. Farò in modo che accada”. È questo il tuo lavoro. Quindi c’è stato un sacco di insistenza su alcune idee folli e audaci.
Fare un pitch è come fare un provino o la sensazione è diversa?
ROBBIE La sensazione è quella di vendere. Mi sento come un artista della truffa che convince tutti che qualcosa di folle funzionerà davvero. Mentre il provino è come… La cosa divertente è che non sono brava a mentire. E la gente mi chiede: “Ma come, tu non menti per lavoro?”. No, non ho mai visto la recitazione come una cosa del genere. Mi sembra che recitare sia rendere qualcosa incredibilmente veritiero e farlo sembrare la cosa più onesta che possa mai uscire dalla tua bocca. Mentre fare un pitch non è nemmeno mentire, ma è in gran parte promettere qualcosa che in realtà non si sa.
Annette, lei si è allenata per un anno per Nyad – Oltre l’oceano, nuotando cinque ore al giorno. Perché ha ritenuto necessario questo livello di impegno?
BENING Quando ho letto il copione, era proprio una di quelle parti… Ho detto subito di sì. Stranamente, non avevo pensato al nuoto. E poi mi sono resa conto: ‘Aspetta un attimo: costume da bagno. Ho 60 anni e qualcosa’.
ROBBIE Stai benissimo in costume da bagno.
BENING Beh, insomma, ho iniziato a pensarci. Sono sempre stato una persona che si allena, che fa esercizi sia per la mente che per il corpo. Sono una sub, mi immergo spesso nell’oceano. Ho lavorato su una barca. Ma non sono mai stata una gran nuotatrice. Ho pensato: “Ho una piscina e mi ci butto. Quanto può essere difficile?”. Ero davvero ingenua. Ho iniziato da sola e sono stata travolta. Ho pensato: “Che cosa ho fatto? Aspetta un attimo, ho accettato di farlo. Sono in grado di farlo?”. In un certo senso devi affrontare le tue paure. Così ho assunto una grande allenatrice, una nuotatrice olimpionica di nome Rada Owen.
E naturalmente quello che succede con il nuoto è che inizi ad innamorartene perché ti fa sentire così bene. Fa bene al sistema nervoso centrale. Io ho una mente molto attiva e l’esercizio fisico mi è sempre servito per cercare di calmare la mente. Così ho iniziato a sentirne i benefici sia fisicamente che emotivamente. Poi abbiamo iniziato a parlare di Diana: com’è il suo modo di nuotare? Ho dovuto imparare a respirare a sinistra perché lei respira a sinistra. La barca deve essere lì. Jodie interpreta Bonnie, la mia allenatrice nel film, e così abbiamo iniziato a lavorare su questo aspetto. Ho lavorato molto, molto duramente. E più mi ci mettevo, più mi piaceva.
Come descrivereste il vostro lavoro a un bambino di 5 anni?
BENING Giocare a fare finta. È la versione dei grandi. E dobbiamo conservarla, quella sensazione di avere un’idea infantile del mondo. C’è sempre un punto in cui inizi e non sai mai: “Beh, troverò lavoro? La gente vorrà assumermi?”. Tutti iniziano da lì. Mi sento ancora molto in contatto con questo. Anche oggi, venendo qui, c’era quella sensazione della prima lettura, le farfalle nello stomaco, quell’eccitazione.
LEE Io gli dico una bugia. Ho due figli di 7 e 4 anni. Dico loro che è il lavoro più importante del mondo. C’è il medico e poi ci sono io. No, penso che questo sia qualcosa che diventa più vero solo invecchiando e volendo apprezzare il desiderio ardente, l’amore per qualcosa. In particolare, dico ai miei figli che amo questa cosa. E per loro riuscire a comprenderlo è stato davvero meraviglioso e a volte molto difficile. Perché non capiscono tutto. E a volte è difficile da esprimere a parole. Quindi a volte si dicono bugie.
Com’è quando i vostri genitori vedono le vostre performance?
MULLIGAN I miei genitori sono venuti a vedere Maestro al London Film Festival con mio fratello e mia cognata, e siamo tutti in un gruppo WhatsApp. E io sono venuta a Londra. Ero in un ristorante ad aspettare che finisse il film e ho detto: “Ho il tavolo, ordino da mangiare”. Aspetto, aspetto. Il film intanto è finito. All’improvviso, il mio telefono si illumina ed è il gruppo WhatsApp della famiglia. E io penso: “Oh!”. Mia cognata scrive: “Owen”, mio fratello, “vuole la bistecca con le patatine”. E io ho pensato: “Oh, ok, bene”. Siamo inglesi.
LEE A me sembrano più coreani. I miei genitori, di solito, sono molto stoici, o semplicemente hanno visto le cose che ho fatto, ma non è mai stato parte del nostro rapporto essere eccessivamente celebrativi. Ma mia madre è andata a vedere Past Lives e dopo stava singhiozzando, e non so nemmeno se l’ho mai vista piangere prima. Era distrutta. Era una prima, non mi sembrava che potessimo entrare nel vivo. Sono passati alcuni giorni, mi ha chiamato e mi ha detto: “Sto guidando. Sto ancora piangendo”. Io ho detto: “Oddio. Cosa c’è che non va? Va tutto bene?”. E lei mi ha risposto: “Io sono Nora”.
STONE Oh mio Dio.
LEE E io le ho detto: “Cosa?”. E, a modo suo, mi ha detto: “Pensi che questo film sia su di te, invece è su di me”. Ma dietro a questo c’era un vero senso di vedere sé stessa che davvero non mi aspettavo. E ora mi sembra di conoscerla in modo diverso.
GLADSTONE È un dono portare tua madre in un viaggio emotivo come questo, attraverso il tuo lavoro. Mio padre mi ha sempre messo in testa che questo è ciò che avrei fatto. È stato molto importante, perché se cresci nel Montana rurale, in una riserva, è come se il mondo ti dicesse: “È impossibile per te”. Ma non è mai stato così. Mio padre, per non criticarmi ma allo stesso tempo elogiarmi, mi ha detto: “Quel film era così profondo e allo stesso tempo molto semplice”. Sceglie due frasi in contraddizione e le dice entrambe.
BENING È bellissimo.
GLADSTONE Insomma, lo è, ma è anche lui che fa finta di non sapere di che cazzo parla il film.
LEE Si muove con cautela.
ROBBIE Quindi i tuoi genitori sono abbastanza appassionati di cinema da capire che si trattava di un film di Scorsese? Ricordo di aver detto alla mia famiglia: “È Scorsese”. E loro: “Eh?”. La tua famiglia diceva: “Wow, stai facendo un film di Scorsese!”?
GLADSTONE Sì. Il film preferito di mio padre è Kundun. È stata la mia introduzione a Marty. Non conoscevo Quei bravi ragazzi. Mia nonna è nata e cresciuta in una casetta di legno durante la Grande Depressione, nella riserva Nez Perce di Lapwai. Ma amava i film. Il suo hobby era andare a comprare le VHS. Aveva circa 4.000 titoli di film che registrava continuamente. È morta, ma era presente quando le abbiamo detto che ero stata scritturata per questo film.
Le abbiamo detto: “Sarò in un film di Martin Scorsese” (imitando la nonna) “Oh, Martin Scorsese!”. “E con Robert De Niro” “Oh, Robert De Niro!” “E con Leonardo DiCaprio” “…chi?”. Poi ho tirato fuori Titanic dalla sua collezione: “Ooh!” Ed era dolce, perché uno dei doni della demenza era la possibilità di sorprenderla con quelle informazioni più volte al giorno, ed erano sempre fresche ed entusiasmanti. Sempre la stessa reazione.
LEE Posso chiedervi una cosa? Ora che siamo tutte migliori amiche, sono curiosa di sapere cosa ne pensate della commedia e del dramma, se li affrontate in modo diverso.
GLADSTONE La commedia è più difficile, vero?
ROBBIE Penso che la commedia sia più difficile del dramma. Ho meno paura di riuscire a fare una grande scena di urla e pianti che di fare una scena divertente. So che sono capace di urlare, gridare, piangere e fare tutte quelle cose, ma sono in grado far ridere la gente? Non lo so. Ma penso che richieda lo stesso livello di impegno, che sia necessario dare il massimo. Perché se si toglie il piede dall’acceleratore anche solo per un secondo, la scena verrà fuori piatta.
Se foste un periodo di Taylor Swift, quale sareste?
MULLIGAN Cosa significa?
STONE Non l’ha mai sentita nominare.
MULLIGAN Un periodo nel senso di un album? Io sarei Folklore. Mio marito [Marcus Mumford] canta in Folklore. Ed è adorabile. [Canta in] Cowboy Like Me.
STONE Voglio scegliere Folklore perché ci canta tuo marito.
Emma, la canzone di Swift “When Emma Falls in Love” parla di lei?
STONE Dovrai chiederlo a lei.
Qual è l’emoji più usata sul vostro telefono?
LEE Credo che la mia sia quella con il cervello che esplode.
STONE Il mio è lo smiley che si scioglie. È molto utile.
ROBBIE E lo smile con gli occhiali da sole.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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