Mark Wahlberg sta pensando al suo futuro. L’attore, produttore e imprenditore ha collaborato con Cigar Aficionado per la copertina del numero di settembre/ottobre della rivista, in cui ha parlato con Marvin R. Shanken delle sue attività passate, presenti e future. In particolare, il 52enne star del cinema si è chiesto per quanto tempo ancora potrà stare davanti alle telecamere.
“Beh, di certo ora sto lavorando più duramente che mai. Certe attività si sviluppano, si tramandano o si abbandonano. Spero nei miei figli, vedremo quali saranno i loro interessi, ma non credo che reciterò ancora a lungo al ritmo di adesso. Questo è poco, ma sicuro”, ha dichiarato Wahlberg.
Questo ritmo frenetico ha portato l’attore a far parte ultimamente di numerose pellicole, tra cui Me Time – Un weekend tutto per me, Father Stu, Uncharted, Infinite, Joe Bell e Spenser Confidential. Oltre a queste, ci sono anche vari titoli di prossima: Arthur the King, The Union, The Family Plan e Flight Risk. Nel corso della lunga intervista, Wahlberg ha parlato della famiglia, della fede e di come l’aver trovato l’opportunità di intraprendere il lavoro da produttore lo abbia aiutato a diversificare il suo curriculum.
“Ho iniziato a fare il produttore per necessità”, ha affermato. “Non volevo stare seduto ad aspettare che Brad Pitt o Tom Cruise o chiunque altro rifiutassero un film cosicché io potessi metterci le mani sopra. Ho sempre cercato di trovare materiale da poter produrre, che sapevo essere giuste per me, per creare il mio futuro”.
A questo proposito, Wahlberg ammette di aver pensato alla possibilità di dedicarsi alla regia, “lavorando con altri grandi talenti”, tra cui quelli della prossima generazione. Nel frattempo, è impegnato a costruire un impero che, tra le altre cose, comprende il suo marchio di tequila, Flecha Azul.
L’attore ha ripercorso la scelta di accettare il ruolo del pornoattore Dirk Diggler nel film Boogie Nights (1997) di Paul Thomas Anderson. “Quando ho sentito parlare del film per la prima volta, il soggetto non mi attirava. Venivo da tutta la storia di Marky Mark (alter-ego durante la sua carriera rap, ndr), dei pantaloni abbassati, della biancheria intima di Calvin Klein, non sapevo se questo fosse solo il livello successivo di sfruttamento della mia persona e poi, all’improvviso, avrei dovuto abbassare anche le mutande”, ricorda. “I miei agenti continuavano a insistere. Così ho letto le prime trenta pagine. Pensavo ‘Potrebbe essere qualcosa di grandioso, oppure potrebbe essere assolutamente terribile'”.
Traduzione di Pietro Cecioni
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