Matilde Gioli: “Ora sono felice e mi sento davvero un’attrice. E ho fatto pace con il mondo del cinema e con me stessa”

Attrice per caso, è ora una delle icone del cinema italiano e della tv più popolare. Ha iniziato con Paolo Virzì che l'ha scoperta ne Il capitale umano, ora grazie alla dottoressa Giulia Giordano in Doc è entrata nelle case di tutti gli italiani con la sua (anti)eroina malinconica e rigorosa. A THR Roma racconta tutto, anche della sua passione per gli animali

Raramente entri in un set e senti affetto ed empatia verso un attore come esplode naturalmente tra Matilde Gioli e tutti i suoi componenti e viceversa. Ricorda i nomi di tutti, anche di chi ha la mansione più umile, sa la loro storia e loro la sua. Arriva, vestita sportiva, e se non avesse uno dei visi più cinegenici mai visti e un carisma naturale, non penseresti che sia un’attrice. Una delle protagoniste, peraltro, della serie più amata in Italia: Doc, arrivato alla sua terza stagione.

Se ne sta lì a rincorrere il suo cagnolino, piccolissimo, che tutti conoscono e vezzeggiano mentre i suoi colleghi sono chiusi nei camion-camerini. Si presenta, ti chiede come stai, ti parla di quell’esserino scatenato e divertente. E facendo una citazione cinematografica, quell’animaletto le assomiglia, ribadendo la mitica teoria de La carica dei 101. Ed è inevitabile non partire da Paolo Virzì o Giovanni Veronesi, da Luca Argentero o Ivan Silvestrini, ma proprio da lui. L’amico a quattro zampe. Un bel tipo che, va detto, la dottoressa Giulia Giordano non si porterebbe mai in casa.

Matilde Gioli è Giulia Giordano in Doc 3

Matilde Gioli è Giulia Giordano in Doc 3

Come si chiama?

Kal-El, il nome kryptoniano di Superman!

Non male per un cane così piccolo. Affascina scoprire che ha una passione per i cavalli e al contempo per un essere vivente microscopico

Io passo dal chilo e mezzo ai 600 chili! Non ho mezze misure.

Come nasce la sua passione per gli animali?

Ho sempre amato tanto gli animali e avrei sempre desiderato averne in casa però da famiglia che ha vissuto a Milano in centro in sei – siamo quattro figli -, non era possibile nemmeno sperarlo. Mia mamma pose il veto, disse che non potevamo tenere il cane, anche perché non ha mai voluto tate, ha sempre voluto fare tutto lei e un’altra bocca da sfamare, un’altra anima da intrattenere non poteva sostenerla. Il mio amore, però, non si limita a cani e gatti, ai classici animali domestici, ma è totale. Io adoro pure gli insetti. da piccola mi capitava di buttarmi per terra e interagire per non so quanto tempo con loro.

Immagino la felicità di sua mamma. E poi?

Poi sono cresciuta e sono andata a vivere da sola e ho preso subito tre gatti in gattile e poi è arrivato pure Kal-El. Il cavallo è una passione più recente, saranno cinque anni: ai tempi dei Moschettieri del Re di Giovanni Veronesi dovevo imparare in fretta ad andare a cavallo. Loro non si aspettavano granché, mi hanno detto “fatti un mesetto a Sacrofano (comune vicino Roma) di monta con gli stuntman magari cerchiamo di imparare le tre andature – passo, trotto e galoppo – poi tanto tutto il resto lo farà la controfigura”.

Io, incosciente, appena sono salita sul cavallo ho risposto “no ragazzi, fatevi da parte che faccio tutto io, anche le cadute”. E così tra preparazione e set sono stata a stretto contatto con questi animali meravigliosi per tre mesi e ho scoperto finalmente come stare bene dopo tanti anni.

Cosa è scattato in lei?

Non che stessi male prima, però non ero ancora davvero centrata, avevo quest’irrequietezza che mi turbava, non riuscivo a trovare quel posto dove dici “ok sono allineata, sono io, sto bene e non ho bisogno di nient’altro”. I cavalli, il maneggio, la campagna, la natura hanno fatto più di anni di analisi e altre terapie.

Per dire, sono una persona molto socievole, sono una chiacchierona ma allo stesso tempo sento che non riesco a esprimermi con gli esseri umani così come riesco, istintivamente, con questi esseri viventi meravigliosi. Quest’esperienza mi ha portato a sviluppare una comunicazione non verbale che ha una profondità e una potenza rare. Potremmo chiamarla ippoterapia, ma va oltre: c’è qualcosa in loro, il non essere giudicanti, la loro ingenuità e purezza, la loro anima pulita mi rendono felice in loro compagnia.

Sicuramente ti è capitato nella vita di avere un po’ di delusioni, di essere stato ferito e così a me: nel rapporto con l’animale e in particolare con il cavallo che, nonostante le sue dimensioni, è una preda, vai altrove. Lui ha molta paura, ha bisogno della sicurezza che gli dai, è necessario per convivere ed essere felici insieme di una forte empatia. Senza, nessuno dei due lo sarà.

Ha una sensibilità straordinaria, ti fa una radiografia emotiva già a partire dal modo in cui ti muovi, gli parli, lo tocchi. Ti scannerizza. Così sono stata obbligata a fare un enorme lavoro su me stessa per poter stare bene in loro compagnia, perché se tu non stai bene tu o hai qualcosa che non va, se stai mentendo a te stesso e agli altri, loro lo capiscono. E puoi anche scendere, non si muoveranno o ti e si metteranno in pericolo. Devi avere equilibrio per donarlo a loro, e viceversa.

Insomma, mi sta dicendo che Matilde Gioli è l’unica attrice che non recita come terapia?

No, ammetto che non è così, anche perché non nasco attrice, ma atleta. E poi, anzi, io mi curo da questo lavoro, non con questo lavoro!

Giulia Giordano e Andrea Fanti, Matilde Gioli e Luca Argentero, In uno dei frequenti flashback di questa terza stagione di Doc

Giulia Giordano e Andrea Fanti, Matilde Gioli e Luca Argentero, In uno dei frequenti flashback di questa terza stagione di Doc

Sa che parlando con lei è difficile capire se assomiglia o meno alla dottoressa Giulia Giordano? Non ce la vedo l’austera Giulia a parlare con gli insetti.

Sai che per certi versi, invece, mi assomiglia? Sono meno seriosa e precisa di Giulia, ma lo sport mi ha insegnato la disciplina, ad essere severa con me stessa. Come lei. In fondo le cose veramente importanti e significative della mia vita sono state l’attività agonistica nel nuoto sincronizzato, sport di squadra dove un gruppo deve diventare una cosa sola e gli scout, il tempo in cui ne ho fatto parte è stato un periodo bellissimo della mia vita. Lì ho imparato ad amare e rispettare la natura e mi sono tolta mille paure. Infine gli ultimi cinque anni, appunto, con i cavalli.

E fa sorridere che acqua, campagna e cavalli, che a Milano non trovi in grande quantità (ride), abbiano fatto di me chi sono ora. E, soprattutto, mi abbiano reso felice. Per questo probabilmente ho amato così tanto la nostra casa in montagna, un posto del cuore dove infatti riposa mio papà che non c’è più da dieci anni: lui è nel cimiterino che c’è lì in mezzo alle montagne. Quello era proprio il posto del cuore dei miei e noi quattro figli a un mese dalla nascita siamo stati tutti portati lì e addirittura Filippo, Francesco, Eugenia ed io ci abbiamo fatto l’asilo.

Mi ha sempre colpito una cosa di lei, il non definirsi un’attrice. In maniera ostinata, quasi rivendicativa. Eppure il suo esordio ne Il capitale umano lasciò subito trasparire un grandissimo talento

Ora sono più tranquilla, sono meno ostile nei confronti del mio lavoro, prima era un po’ così, hai ragione, era come se volessi respingere questo mondo, quella nuova vita. Nasce tutto anche dal fatto che durante la lavorazione del film di Paolo Virzì, mentre ero sul set, morì mio padre. E dentro di me non c’era il fuoco sacro della recitazione, una grande passione per il cinema, ma solo il diventare adulti, dover lavorare, essere autosufficienti.

E così l’ho affrontato come una mera esecuzione di un lavoro che tra l’altro mi dava l’opportunità di guadagnare un pochino di più rispetto ai miei coetanei. A questo aggiungi il mio essere severamente autocritica e capisci perché dicevo certe cose. E nell’arrivare subito a Paolo Virzì, a un film così bello e importante, non so, credo di aver sentito di aver avuto una botta di fortuna immeritata, una falsa percezione perché mi sono sempre sudata tutto. Ma in quel momento mi sentivo quasi un’usurpatrice rispetto a chi faceva seminari, vedeva 100 film al giorno, viveva questa professione come un’ossessione. E io invece.

Invece?

Invece quasi sentivo un’avversione per quest’ambiente, me ne disinteressavo. Nello sport c’è il risultato, non l’egocentrismo e l’autoreferenzialità del mondo dello spettacolo. Io ero un’atleta, una “montanara” seppur d’adozione, non ero abituata a tutto ciò che c’è attorno al cinema e affini, non capivo certi comportamenti, ciò che sembrava importante per gli altri non lo era per me. Sì, hai ragione, ero ostile.

Cosa le dava fastidio di questo mondo?

Sentirmi fuori posto, abituata alla disciplina e all’arrivo in vetta dopo tanti sacrifici, mi sembrava assurdo essere da subito così in alto. Così alla fine ci ho messo dieci anni per sentirmi a mio agio, capire che i sacrifici fatti dopo mi hanno fatto diventare un’attrice.

E poi sono stata troppo giudicante verso questo mondo, per tanto tempo, e anche se ci siamo incontrati per caso con questo lavoro, ho imparato ad andare oltre e vederne anche le cose belle. Come le tante persone dal cuore immenso e generose, ad esempio, e pazienza se si piacciono un po’ troppo!

Così mi facevo il mazzo sul set e fuori non seguivo certe logiche.

Inoltre credo di essermi frenata, di aver reso al dieci per cento del mio potenziale. Questo perché non avendo studiato e essendomi mossa con l’istinto e il talento, pagavo sempre le scene più forti e importanti sul piano emotivo e dei sentimenti, ogni volta in cui ho spinto un po’ di più poi la sentivo pesantemente dopo, a casa. Adesso, dopo 10 anni, sento di avere l’equilibrio e il bagaglio professionale per riuscire a dare di più senza subirne, troppo, le conseguenze umanamente.

Perché se sei empatico e sensibile recitare può essere devastante. E in quei momenti in cui incasso il colpo quasi ammiro quelle persone, con alcuni ci lavoro anche quotidianamente, capaci di trasformare in energia queste sensazioni e contemporaneamente di schermarsi.

Giulia Giordano è un personaggio quasi da tragedia greca. Nella prima stagione è l’archetipo dell’Altra, lasciata e dimenticata, alle prese con sentimenti che solo lei sa essere esistiti. Nel secondo fa i conti con la seconda possibilità che si è data e il destino le ha strappato via. Ora cosa dobbiamo aspettarci?

Allora, intanto va detto che noi abbiamo cominciato non conoscendo tutto l’arco narrativo del personaggio, ci hanno indicato una direzione ma non come sarebbe finita. E recitare essendo fedeli al personaggio senza sapere che destino avrà – abbiamo ricevuto, all’inizio, solo le prime 8 puntate -, rende ancora più forte e vera la prova a cui ti sottoponi.

Troviamo un personaggio sicuramente levigato da una serie di eventi terribilmente traumatici. Ci penso spesso: come avrei reagito se da un giorno all’altro l’uomo che ho amato per anni e amo ancora mi guarda e mi dice “scusi, ha bisogno di qualcosa?”?

Essere rimossa dalla memoria di qualcuno è ancora più agghiacciante dell’essere lasciati all’improvviso, è una rimozione violentissima. Dopo tutto questo, perdo pure l’uomo che mi ha amato da sempre. Scherzando a volte mi dico: dottoressa Giordano, mai una gioia!

Si sbottoni un po’ di più su cosa scopriremo della dottoressa triste, su.

Ora Giulia la ritroviamo meno rabbiosa, rigida, in qualche modo la vita l’ha addolcita, ha aperto delle brecce in lei, accetta di più le sue fragilità. Anche se rimane un osso duro, sia chiaro. Però la sento più matura, carica, indipendente, meno flaubertiano come personaggio, ma al contempo consapevole del filo che la lega a Doc che pure vuole spezzare per avere un primariato altrove, ricominciare davvero, da zero.

Ha una marcia in più, non dipende più da un dolore, da un’assenza, ma dalla voglia che le venga riconosciuto un valore evidente come individuo e professionista, si è impegnata allo spasimo in e per questo reparto ed è ancora un’assistente. Ed è giusto che voli da sola, anche se Andrea Fanti riconosce sempre il suo apporto, più di una volta ammette che senza di lei sarebbe perso.

Matilde Gioli è la dottoressa Giulia Giordano in Doc 3

Matilde Gioli è la dottoressa Giulia Giordano in Doc 3

Mi piace la sua ambizione gentile, la voglia di crescere e mettersi alla prova, mi assomiglia.

Ovvio che i sentimenti per un Doc che continua ad avere lampi dal passato sono un freno a tutto questo. Lei potrebbe essere uno sprone al recupero della memoria.

Fanti parla dell’effetto vela, parla di quel tipo in Svizzera che ha perso la memoria in un incidente, mentre ne guardava una. Anni dopo, a Lugano se non sbaglio, ne vede un’altra passare e comincia a ricordare.

Allora Giulia si chiede se tornando a fare gesti simili, a stargli davanti, si ricorderà di lei, di cos’erano insieme. E se davvero lei desidera che ciò accada.

Mentre questo succede, alcuni piccoli gesti provocano quest’effetto anche a lei che viene investita da un’intensità emotiva istintiva legata magari alla condivisione di un banale gel disinfettante.

La cosa più interessante del suo personaggio è che, peraltro, è una specie di scatola nera di Andrea Fanti. Per due stagioni noi abbiamo scoperto il nuovo Doc, irresistibile ed empatico, ma solo lei conosce e ama (anche) il suo lato oscuro.

Per questo quel rapporto dovrà tornare, in qualche modo, che diamine!

Come possiamo accettare che non abbia un minimo di soddisfazione. Ha sofferto così tanto e soprattutto ha investito così tanto nel rapporto personale e professionale con quest’uomo che non possiamo rimanere, noi e gli spettatori, con nulla in mano!

Ma lei avrebbe speso i migliori anni della sua vita per un uomo? Per quanto eccezionale come Andrea Fanti/Luca Argentero.

Per come sono fatta di carattere avrei dissimulato molto di più il mio dolore, a me dispiace quando la vedo che incassa e non reagisce.

Fossi stata al posto suo invece come carattere lo avrei mandato a quel paese e mi sarei fatta tutto il reparto!

Scherzi a parte, per orgoglio avrei cercato di dimostrare che non me ne fregava più nulla. Quindi se sono credibile come Giulia vuol dire che sono diventata una brava attrice, no?