Miley Cyrus ha raccontato che stava girando una scena traumatica di Black Mirror nello stesso momento in cui l’incendio Woolsey Fire ha devastato Malibu e bruciato la casa sua e dell’ex marito, Liam Hemsworth. Tutto ciò – ha spiegato la cantante di Flowers in una puntata della sua serie TikTok Used to Be Young – ha procato in lei anni di attacchi di panico.
“Stavo girando Black Mirror quando c’è stato il Woolsey Fire a Malibu”, ha raccontato Cyrus. “Ero in Sudafrica ma è successo tutto a Malibu, quindi è stato un vero e proprio viaggio. Due o tre anni dopo l’accaduto ho avuto un attacco d’ansia in cui mi vedevo legata a una barella, e non avevo capito, ma le due cose erano collegate”.
La scena a cui si riferiva era quella in cui il suo personaggio, la popstar fittizia Ashley O, veniva legata a un lettino contro la sua volontà, in un episodio della quinta stagione della popolare serie antologica. La scena era molto simile ai sogni strazianti che la star stava facendo nella vita reale.
“Facevo questi sogni ogni volta che tornavo ad esibirmi. Pensavo fosse solo una visione senza senso, causata dall’ansia”, ha raccontato l’attrice. “Ma in realtà, mentre la mia casa bruciava, nella serie ero legata a una barella, con le mani bloccate da manette legate al letto”.
Il giorno seguente agli incendi – ha raccontato Cryus nel video di TikTok – ha dovuto girare il video musicale della canzone di Ashley O On a Roll, che ha ottenuto più di 19 milioni di visualizzazioni su YouTube. “Ho scoperto che la mia casa era andata in fumo il giorno prima, e il giorno successivo sono tornata alle riprese”, ha aggiunto. “Lo spettacolo deve andare avanti”.
Nella sua serie Used to Be Young su TikTok, avviata sulla scia del suo nuovo singolo omonimo, Cyrus ha riflettuto su momenti precedenti della sua carriera e relazioni e amicizie passate. Di recente, Miley Cyrus ha parlato di come non abbia “guadagnato un centesimo” dal suo Bangerz Tour del 2014 e ha ricordato di essersi innamorata dell’ex marito Hemsworth durante le riprese di The Last Song del 2010.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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