Maria Callas è un’icona in quanto donna, non solo come diva. Sarà per questo che tantissimi autori hanno voluto raccontarne la storia e altrettante attrici hanno voluto impersonarla. Tra le ultime c’è Monica Bellucci, che alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma si divide tra il cine-fumetto Diabolik – Chi sei?, ultima pellicola della trilogia dei Manetti Bros, e Maria Callas: lettere e memorie, che dopo la tournée a teatro della soprano più famosa del XX secolo (tra il 2021 e 2022) arriva all’autoritratto in versione docufilm diretto da Tom Volf. Dall’infanzia a New York agli anni della guerra ad Atene, dalla passione travolgente per Onassis alla solitudine parigina degli ultimi anni. Fino alla morte, alla sola età di 53 anni.
“La prima volta che ho letto le parole che avrei dovuto pronunciare a teatro per Maria Callas mi sono spaventata. Sentivo la sua vulnerabilità toccare la parte più sensibile di me. Come se fossi in contatto con la sua anima. Abbiamo voluto raccontare Maria. Non Callas”. Prima di lei Fanny Ardant in Callas Forever di Franco Zeffirelli nel 2022, poi Marina Abramovic con 7 Deaths of Maria Callas del 2022. E, prossimamente, anche Angelina Jolie per Pablo Larraín, al fianco degli italiani Perifrancesco Favino e Alba Rohrwacher: “Angelina sarà sicuramente bravissima. Ognuno ha trovato la sua maniera di raccontarla, per questo tante artiste nel corso delle generazioni hanno voluto interpretarla”.
Proprio come la cantante, anche Bellucci ha visitato le più grandi città e i più bei palchi del mondo, dove ha portato in scena Maria Callas indossando un autentico abito Yves Saint Laurent appartenuto all’artista. “Ho avuto un percorso atipico. Sono andata a Parigi per aprire delle porte e se ne sono spalancate delle altre”.
Da Maria Callas a Diabolik
Tanti i ruoli vissuti, “da cui a volte, dopo un po’, hai voglia di prendere le distanze”, e che l’hanno condotta fino all’Altea cartoonesca di Diabolik: “È un fumetto di riferimento a livello sia sociale che culturale. Maria Callas e Altea hanno molto in comune. Ad esempio sono entrambe donne forti, dalla femminilità molto potente. Proprio come erano le sorelle Angela e Luciana Giussani, accusate anche di andare contro il buoncostume dell’epoca. Con Eva Kant e Altea hanno dimostrato che essere sensuali non esclude poter essere intelligenti. E viceversa”.
Una femminilità che per Monica Bellucci si è trasformata nel tempo e la cui concezione è cambiata anche nell’opinione pubblica: “Non esiste più la diva intoccabile. Prima tante artiste si ritiravano a vita privata perché non era permesso invecchiare. Evitavano totalmente gli eventi pubblici e smettevano presto di lavorare. Adesso ci sono film come Il piacere è tutto mio con Emma Thompson e icone come Isabella Rossellini che posano per la copertina di Vogue a settant’anni”. L’abbattimento di una barriera dovuto, secondo l’interprete, dai social e il loro uso: “L’attore o l’attrice non sono mai stati così vicini al pubblico. L’uso dei social da parte dei giovani ha dimostrato che non bisogna vergognarsi di ammettere di essere fragili, di aver vissuto un esaurimento nervoso o di essere stati in rehab”.
A proposito di giovani, anche la figlia Deva Cassel – diciannove anni lo scorso settembre – ha appena cominciato a muovere i primi passi nello spettacolo, comparsa tra i protagonisti de La bella estate di Laura Luchetti e nella prossima serie Netflix Il gattopardo. “Mi piace vederla felice – commenta Bellucci – Questo è ciò che conta. Il mondo del cinema e della moda sono bellissimi e se è entusiasta lo sono anche io. Laura Luchetti ha girato un film delicato e sensibile e la prossima serie Netflix sarà sicuramente un passo importante”. Le ha dato qualche consiglio? “Di fare questo lavoro con passione. In fondo recitare, in inglese, si dice “to play” (giocare)”.
Monica Bellucci e il futuro con Tim Burton
E se di passioni si parla, impossibile non ripensare al primo red carpet ufficiale della coppia Monica Bellucci-Tim Burton alla première di Diabolik – Chi sei? alla Festa di Roma: “Sono felice di aver incontrato l’uomo prima dell’artista. Ha un’anima meravigliosa. Poi, ovviamente, anche il regista, che stimo moltissimo”. I due hanno lavorato insieme in Beetlejuice 2, sequel del cult del 1988, di cui non si può anticipare ancora nulla: “È troppo presto per parlarne, uscirà alla fine del 2024”.
Tim Burton si aggiunge alla lunga lista di registi internazionali e nazionali che l’hanno diretta: “Devo ringraziare molto gli uomini con cui ho lavorato. Ho una relazione più che positiva col genere maschile. Amo la comunicazione con loro, a volte anche la guerra che si genere tra uomini e donne. Loro hanno bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di loro, solo così riusciamo ad uscire dagli stereotipi”.
Ma se dovesse pensarsi lei, alla regia, non sembra un’opzione possibile. Almeno non al momento. “Ho troppo rispetto per questo mestiere – ha confessato – Ho lavorato con molte registe e so quanto talento ci vuole per intraprendere un percorso simile. Oggi le donne fanno un cinema necessario per offrire uno squarcio sulla realtà. Potrei pensare alla produzione, quello sì, sia in progetti di cui potrei fare parte, oppure no. In fondo ho ancora molto da imparare anche come attrice”.
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