Nastassja Kinski ritira il Women Excellence Award: “Voglio solo ruoli positivi ora. Quelli più scuri non me li tolgo più di dosso”

“Amo l’Italia e amo profondamente Roma” esordisce, vestita da un abito nero che non può passare inosservato, appartenuto originariamente ad Anna Magnani e indossato durante il suo primo incontro con Marlon Brando

Nastassja Kinski arriva dopo quasi un’ora rispetto all’appuntamento stabilito per le 17. Una sala gremita la applaude comunque, noncurante del ritardo. Reduce da una mattinata di interviste con la stampa e da un red carpet tra fan e fotografi all’Auditorium Parco della Musica, l’attrice di Paris, Texas giunge sul palco della Sala Sinopoli, ospite di Alice della città, arrivata a Roma per ritirare il Women Excellence Award International per il ciclo WomenLands, organizzato in collaborazione con il Comitato Expo 2030 Roma.

“Amo l’Italia e amo profondamente Roma”, esordisce, vestita da un abito nero che non può passare inosservato, appartenuto originariamente ad Anna Magnani e “indossato durante il suo primo incontro con Marlon Brando”, aggiunge Piera De Tassis, presidentessa del comitato dei David di Donatello (e mediatrice dell’incontro assieme a Fabia Bettini, direttrice della sezione Alice nella Città).

A partire da Magnani, Kinski si lascia andare a ricordi e reminiscenze dell’Italia e della sua infanzia nella capitale, che citando Rossellini definirà “effettivamente una città aperta”.

“Del cinema italiano ricordo la capacità di sognare di Federico Fellini, la calma di Marcello Mastroianni e la comprensione di Lina Wertmuller”. Con quest’ultima, che la diresse in In una notte di chiaro di luna, l’attrice berlinese conserva alcuni tra i momenti migliori vissuti nel suo paese d’adozione. “Ricordo ancora la sua voce. A volte sento Lina che mi dice ‘corri’, come quando ero sul set. Con lei e con Sergio Rubini avrò un legame forte per tutta la vita”.

Ma ripercorre con piacere anche l’esperienza con i fratelli Taviani, gli esordi con Wim Wenders a soli tredici anni e Tess di Polanski, che definirà il ruolo preferito di sempre. Una carriera prolifica, indissolubilmente legata ai più grandi nomi della storia del cinema mondiale, come protagonista di alcuni dei titoli più importanti degli ultimi cinquant’anni.

Parlare di cinema, però, a tratti la mette a disagio: ” È davvero difficile stare qui a parlare della mia carriera e pensare che nel frattempo, da qualche altra parte del mondo, tanti innocenti stanno perdendo la vita. Penso a Israele e alla Palestina, ma anche all’Ucraina e alla Russia. E mi chiedo: cosa direbbe Anna Magnani in questo momento, se fosse qui? Direbbe ‘dobbiamo unirci, trovare un modo di allearci senza ucciderci l’un l’altro’. Direbbe ‘facciamo l’amore, facciamo pace. Cerchiamo di capirci anche se siamo diversi’”. Poi elogia Greta Thunberg, di cui ammira l’impegno sociale e l’essere impavida “ad una così giovane età”.

Esortata dal calore del pubblico, Nastassja Kinski torna poi all’aspetto professionale. Analizza i successi di cinquant’anni di carriera, gli incontri che l’hanno cambiata e il cambiamento di percezione verso i suoi lavori. “Ora voglio soli ruoli positivi. Non voglio più ruoli scuri, perché poi mi rimangono addosso. Quando ero più giovane, i personaggi che interpretavo sparivano qui e lì, adesso invece me li porto dietro per sempre”. Perché “trovare ruoli ora è più difficile di prima” risponde alla domanda di uno spettatore, forse preoccupata dalle consapevolezze acquisite nella sua carriera.

“Ma voi vi ricordate di me?” chiede – quasi insicura – alla Sala. “Sei rimasta impressa nell’immaginario degli spettatori”, risponde pronta Piera de Tassis “Non avrai mica dubbi a riguardo?”. “Mah, qualche volta sì, qualche volta no”, risponde Kinski, stavolta con un sorriso più consapevole, salutando il pubblico e lanciando baci alla platea.