“Mi piacerebbe tanto fare un film. Mi spinge sempre più anche il fatto che al cinema escano tante cose belle e allora viene voglia di farle anche a te”. Anche se in tv raccoglie sempre platee da milioni di spettatori, che sia con Dante o gli articoli della Costituzione, dal cinema il Roberto Benigni regista manca dal 2005, dopo aver diretto l’ultimo La tigre e la neve.
E il grande schermo sembra mancargli ad ascoltarlo oggi alla consegna del dottorato di ricerca honoris causa in Belle Arti nella sede romana dell’Università di Notre Dame.
Un riconoscimento ottenuto, si legge, per come con la sua opera ha saputo “illuminare percorsi di speranza e bellezza anche nel mezzo di indicibili tragedie e disperazione”, guadagnando “l’ammirazione anche di Sua Santità Papa Francesco” e “per i suoi innumerevoli e ispirati contributi all’arte, alla commedia e alla letteratura”.
“All my joy for you, tutta la mia gioia per voi”, esordisce lui, toga e tocco blu in testa, in un esilarante Benigni-show che si trasforma in una poetica lezione di bellezza sui suoi incontri con la Notre Dame, la Nostra Signora. A partire dalla Madonna del parto di Piero Della Francesca a Monterchi (AR), dove sua madre, in attesa e “poverissima che non aveva da mangiare”, si recò in cerca di protezione.
“Ho cercato di rubarlo tutta la vita quell’affresco per la bellezza. È diventata la mia personale Madonna universale, talmente è umana”, dice. Poi c’è l’Annunciazione di Recanati di Lorenzo Lotto, vista in mostra a Roma, “che ritrae per la prima volta una Madonna che ha quasi paura. È la rivoluzione che ha fatto per le donne nel mondo. Si parla del femminismo, ma la Madonna quanto ha fatto – esclama – Il pensiero filosofico non è andato in profondità su questo. Il suo è un ‘si’ a Dio sofferto, pensato, che ha rivoluzionato la storia del mondo”.
Roberto Benigni e i film di Paola Cortellesi e Matteo Garrone
E poi c’è la Madonna Sistina di Raffaello a Dresda, “scoperta” mentre era in giuria al Festival di Berlino. Un quadro “immenso”, dice, con “la Madonna e il bambino” che esprimono “la gioia di essere creature vive e in questo mondo. Ecco – dice – Ci ho visto il non aver paura nemmeno della morte”. La stessa grandezza che si ritrova nelle “insuperabili” sette terzine di Dante sulla Vergine Madre.
Un racconto che sembra un film, un suo film, di storia dell’arte. Ma Benigni, quando tornerà a lavorare per il grande schermo? “Ogni volta che sono stato in pubblico ho detto: sto preparando un film, che poi era la verità”, dice il premio Oscar a margine della cerimonia.
“Ho sempre la porta aperta, non mi sono mai fermato e desidererei tantissimo farlo – assicura – Ho avuto anche tante offerte, in Italia e all’estero, come attore. Però quello che mi piacerebbe davvero realizzare è un’opera personale, anche piccola non grande, ma che abbia il senso, che prenda il mio cuore e anche quello che sta accadendo in questo momento. Siamo circondati da avvenimenti così possenti, che non si possono non sentire i riflessi nella nostra anima”.
Prosegue: “La cosa più grande che deve fare un artista è regalare la gioia. Io vorrei fare un piccolo film, nel quale lasciarsi andare a un momento di gioia e di spensieratezza. Per fare ciò bisogna avere sulle spalle tutto il dolore del mondo, perché per fare gioia bisogna avere il dolore. Si tengono insieme”.
Quanto al successo di C’è ancora domani, il film di Paola Cortellesi che quest’anno ha battuto tutti i record del suo La vita è bella, Benigni incalza: “Mi piacerebbe tanto tornare al cinema, sia per il film di Paola Cortellesi sia per quello di Matteo Garrone, che è in una buonissima posizione per gli Oscar e che ho cercato di sostenere con tutte le mie forze, perché c’è un sentimento immenso. Ecco, mi piacerebbe tanto fare un film pieno di sentimento anche a me”.
(Ansa)
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