Il 15 settembre è arrivata su Paramount+ la seconda stagione di Vita da Carlo, serie scritta e interpretata da Carlo Verdone che, dopo essere stato proposto come sindaco di Roma, si butta sulla sceneggiatura. Tanti i riferimenti ai film cult – tra tutti la presenza di Christian De Sica e Claudia Gerini -, numerosi i cameo e i nuovi personaggi. Il più sorprendente è senza dubbio quello dell’alter ego metacinematografico del protagonista, che cerca un attore per interpretare sé stesso da giovane. E quell’attore è Sangiovanni. Né romano, né minimamente somigliante a Verdone. O, tantomeno, aderente ai cliché dei suoi personaggi.
Una scelta inaspettata, volta a dare freschezza alla serie. Sangiovanni riesce bene nell’impresa, ancora una volta metacinematografica, di vestire i panni di sé stesso. Proprio come Carlo Verdone che interpreta Carlo Verdone. Un mix tra realtà e recitazione, con il volto rivelazione di Amici 2021 pronto a sbarcare sul piccolo schermo.
Dopo il successo con la musica, com’è stato buttarsi a capofitto nella recitazione?
All’inizio è stato complesso. È molto diverso da ciò che faccio solitamente. Ci sono altri tempi, altri ritmi.
Che esordio è stato quello con Carlo Verdone alla regia?
Diciamo che non ho scelto l’inizio più semplice (ride, ndr). Sono partito da Carlo Verdone, una leggenda del cinema. Sentivo di dover essere all’altezza del progetto, ma ogni giorno è stato più facile. Il clima che si è formato sul set è stato sempre positivo e divertente. Tutti mi hanno messo da subito a mio agio, mi sono sentito accolto, come fossi uno di loro. Se devo valutare quello che è stata quest’esperienza, la rifarei mille volte. Non so se tutti i set sono così, di sicuro il merito è stato di Carlo e del suo rendere ogni cosa speciale. Sono felice di aver trasmesso delle cose di me e di essere stato parte di una serie che penso possa diventare davvero un cult.
Sta già pregustando un luminoso (prossimo) futuro?
Vita da Carlo 2 è davvero il compromesso perfetto tra il divertimento, l’ironia e la riflessione. È l’unione di tante generazioni diverse, una serie che arriva a tutti.
Ha vissuto la serie come un’esperienza metacinematografica, proprio come il suo personaggio?
Sì, anche se io non so esattamente cosa sia recitare, perché non l’ho mai fatto.
Si ritrova un po’ nel personaggio? Aveva anche lei paura di accettare il ruolo all’inizio?
Io sono una persona estremamente sincera, faccio fatica a mentire. Tante delle cose che sono presenti nella serie sono delle battute mie. Sono modificate da me in base a quello che ho vissuto, perché volevo metterci davvero del mio, di quello che io vivo umanamente e personalmente. Sicuramente interpretare me stesso, da questo punto di vista, è stato semplice. Se avessi dovuto interpretare qualcosa di totalmente estraneo sarebbe stato più difficile, soprattutto con il mio nome sopra.
Invece ho avuto la fortuna di poter essere spontaneo e sincero e quindi la paura di recitare non c’è stata, così come l’ansia da prestazione, l’ossessione del perfezionismo. Ero semplicemente me stesso, quindi o andavo bene così o non ero la scelta giusta per il ruolo.
Quanto era già scritto e quanto ha improvvisato?
Carlo mi ha guidato molto. Non forzatamente, però mi ha guidato nell’esprimere le emozioni in un certo modo, in base alle necessità della scena. Il ruolo l’hanno scritto loro, quindi pur avendo tanta libertà nell’interpretazione, volevo comunque seguire quello che avevano pensato per me. Dipendeva molto da quanto era essenziale seguire ciò che loro avevano pensato e scritto, ma su certe scene ho avuto davvero carta bianca.
Era fan di Verdone già da prima di Vita da Carlo?
Sì, assolutamente, il mio film preferito è Compagni di scuola. Apprezzo la malinconia, la nostalgia, i film che ti fanno riflettere, più che quelli comici o ironici. Ma Carlo è un campione anche in questo, e mi diverto tanto a guardare le sue commedie. Lui è una leggenda del cinema, uno degli elementi cardine del costume italiano, e aver recitato di fianco a lui è incredibile. Se solo mi potesse vedere il me sedicenne…
Ha già visto la serie? Soddisfatto del risultato?
Non l’ho ancora vista, perciò non so giudicare. Voglio vederla per intero come tutte le persone normali, non appena uscirà in streaming. Però non sento di aver paura del risultato.
La recitazione potrebbe essere una seconda strada oltre la musica?
Lo spero. Io sono molto aperto a tutto quello che il mondo mi offre. In questo caso mi ha dato un altro metodo di comunicare, come la musica. Io vivo per questo. Sono convinto che la musica e il cinema aiutino la società a crescere, la cultura a svilupparsi. Quindi, se ho la possibilità di farlo, che sia attraverso la musica o attraverso il cinema, non dico che è indifferente, ma quasi.
Ha altro in programma per ora?
No, non ancora per quanto riguarda la recitazione. Magari, perché no, un giorno diventerà qualcosa di più presente e più serio. L’importante è che io possa esprimere i miei pensieri, e in questo modo lo riesco a fare e mi diverto pure. Ma ora sono molto concentrato sulla mia musica.
Può anticiparci qualcosa?
Sicuramente entro fine anno tornerò con della musica nuova, che non esce da un anno. Ho scritto molto, ho tanti pezzi pronti, sto cercando di tornare in questo mondo con un sound riconoscibile e delle innovazioni.
Fin dove aspira ad arrivare?
Vorrei creare una corrente di pensiero tutta mia. Non voglio fare il predicatore, ma mi piacerebbe portare nelle case delle persone un’idea, così come l’ha portata Carlo. È riduttivo definirlo solo un attore, Verdone è una scuola, una filosofia.
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