Shia LaBeouf è rientrato in scena, questa volta a teatro. Anche se fuori dall’Electric Lodge di Venice (Los Angeles), l’atmosfera era quella di una prima cinematografica. Un tappeto rosso, fan a caccia di autografi in attesa nel parcheggio, con pile di foto plastificate in mano, e una folla di appassionati in attesa di congratularsi con lui.
Tutto questo clamore era per le ultime rappresentazioni della nuova pièce di David Mamet, Henry Johnson, con Chris Bauer, Dominic Hoffman, Evan Jonigkeit e l’attore di Nymphomaniac. LaBeouf ha rilasciato una breve intervista a The Hollywood Reporter nel parcheggio in cui ha parlato del suo ruolo. Stavolta interpreta il cupo compagno di cella del personaggio principale dell’opera (Jonigkeit), un avvocato che all’improvviso si è ritrovato in carcere.
L’intervista improvvisata fuori dal teatro
Il parcheggio, ha raccontato LaBeouf, è diventato “un ritrovo piuttosto fertile per le chiacchierate”, dove si è riunito con colleghi di primo piano, come Sam Rockwell, ospiti della produzione. La sera in cui THR l’ha incontrato, LaBeouf chiacchierava con un gruppo di attori ventenni che avevano assistito allo spettacolo. Sembrava fossero venuti direttamente dai loro corsi di recitazione. “Dato che è così vicino a dove sono cresciuto, ci sono molti amici e parenti qui, sembra un vero teatro di comunità, come una specie di campo estivo”, ha detto l’attore, che è stato anche sostenuto dalla comunità di recupero del Westside, i cui membri sono accorsi in massa per vedere lo spettacolo e supportare l’attore.
“C’è tanto amore nella mia vita e i ragazzi che stimo mi sono venuti incontro, ragazzi con cui ho parlato di teatro per tanto tempo. Sono stato un attore molto insicuro, ed è ancora così. Il teatro per un attore di cinema è sempre una spaventosa terra di nessuno se non l’hai mai fatto. Quindi, molti dei ragazzi che conosco che l’hanno fatto sono stati coinvolti nel percorso che mi ha portato fino a qui. Sono molto socievole, quindi ho chiesto diversi consigli”.
Il lavoro sui testi di Mamet
Il privilegio, per lui, è lavorare sui testi del suo scrittore preferito: “Non sono istruito. Sono un ragazzo di strada, quindi David Mamet per me è Shakespeare”, ha detto. “Non me ne è mai fregato niente di Shakespeare. Ho sempre amato Mamet. Capisce il sottotesto in un modo che non ho mai visto in nessun altro scrittore. La sua sottigliezza. È il più grande scrittore di battute che sia mai esistito. La sua struttura è così brillante. Potresti letteralmente salire su quel palco, fare il sonnambulo ed essere bravo. Penso che sia davvero difficile rovinare tutto”.
LaBeouf rivela che Mamet vuole girare un adattamento dell’opera per il grande schermo, anche se i dettagli sono ancora in fase di definizione. Probabilmente l’autore ha più tempo a disposizione ora che Barry Levinson è subentrato alla regia del film Assassination, incentrato su John F. Kennedy, che Mamet intendeva dirigere da una sua sceneggiatura, mentre LaBeouf è ancora impegnato come protagonista al fianco di Al Pacino.
Quando il film si è arenato, LaBeouf ha contattato Mamet via email e gli ha chiesto se poteva “assistere” alle sessioni di scrittura con lui per capire meglio il suo processo creativo. È stata in quell’occasione che l’autore gli ha parlato della prima volta di Henry Johnson, in un periodo in cui LaBeouf non era più sicuro di poter trovare lavoro per via di una causa intentata dall’ex fidanzata, la musicista FKA Twigs. La cantante l’aveva infatti accusato di abusi, molestie sessuali, aggressioni e stress emotivo e il processo è previsto per il 14 ottobre 2024.
Il ritorno in scena dopo le accuse
“Sono fortunato a poter recitare”, ha dichiarato LaBeouf a THR, accennando alle accuse. FKA Twigs aveva descritto in un’intervista al New York Times nel 2020 le violenze subite e lui aveva dichiarato di non avere scuse per il suo comportamento e per i suoi problemi di alcolismo e violenza, dicendo però che molte accuse non erano vere.
Le collaborazioni di LaBeouf con Mamet sembrano avergli fornito un salvagente creativo. “Se passi tutto il tempo a leggere come ti vede Internet, ti dimentichi dell’amore che esiste nel mondo”, prosegue LaBeouf. “E se hai una mente miope e ossessiva da alcolizzato, è davvero facile scrivere queste narrazioni in cui ti arrendi e basta. Io ho una mente che cerca sempre di trovare i difetti e la mia prospettiva è già negativa, quindi se la mia vita oscilla un po’ verso la negatività, è davvero difficile rimanere a galla”, ha spiegato. “Per motivi di lavoro e di salute mentale, è bello essere qui. Ma è anche sorprendente perché non pensavo di avere una squadra. Come dice il nostro programma, ti svegli un giorno e scopri che hai 50 persone che ti sostengono nella tua vita e che prima non avevi. Questo è il frutto di tutto ciò. Non posso parlarne troppo, ma è così”. E con queste parole si è allontanato nella notte.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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