Dopo la vicenda del sommergibile Titan, che ha provocato cinque vittime il 18 giugno scorso quando è imploso mentre si dirigeva verso il relitto del Titanic nell’Atlantico settentrionale, l’azienda che ha progettato il mezzo, OceanGate Expeditions, ha ricevuto le critiche di James Cameron.
Il regista di Avatar – in numerose interviste – ha sostenuto che la tragedia si sarebbe potuta evitare. Ad ABC News ha dichiarato che “molte persone nella comunità erano preoccupate per questo sommergibile”. E che “hanno persino scritto lettere all’azienda dicendo che quello che stavano facendo era troppo sperimentale e che doveva essere messo in regola”.
John Bruno – vincitore dell’Oscar per gli effetti speciali per The Abyss – ha fatto eco alle preoccupazioni di Cameron sul design del sommergibile Titan. I due hanno infatti effettuato quattro immersioni fino al relitto del Titanic durante le riprese del film vincitore dell’Oscar del 1997, e poi per il documentario Ghosts of the Abyss del 2003.
Bruno ha raccontato a The Hollywood Reporter che quando ha letto del sottomarino, “la cosa peggiore è stata l’apertura dell’intera parte anteriore, cioè la parte intorno alla giunzione del tubo. Voglio dire, è un punto debole. Ed era uno scafo in fibra di carbonio”.
Le riprese di Titanic
Nelle loro immersioni, Cameron e Bruno avevano usato dei sommergibili Mir, sferici e realizzati in titanio. E si immergevano in coppia. “Ce ne sono due, di cui uno per la sicurezza. Quando scendi, c’è un altro sottomarino dietro di te, a mezz’ora di distanza e ci si ricongiunge sul fondo”, ricorda Bruno. “In quel caso, stavamo girando il film Titanic. Avevo la mia lista di inquadrature e la prima cosa da fare era attraversare la prua e Jim l’avrebbe filmata”. Questa ripresa è presente nella scena iniziale del film.
Come racconta Bruno, “è un relitto molto pericoloso perché ci sono delle parti sporgenti”. Mentre si naviga – continua l’effettista – “se rimani impigliato in qualcosa, l’altro sottomarino viene a spiegarti dove muoverti per liberarti: se andare su, giù o indietro”. Bruno fa anche notare che la nave da ricerca scientifica Keldysh, che trasportava i Mir, era anche dotata di un ROV (veicolo a controllo remoto) “e di un cavo di lunghezza sufficiente per scendere a prenderti”. E afferma: “È sempre così che ci si immerge nei relitti. Qual è il tuo piano di riserva? Bisogna programmarlo”.
La scarsa comunicazione del Titan
Per quanto riguarda la comunicazione, l’effettista premio Oscar racconta che il Mir utilizzava degli idrofoni. “Potevamo parlarci tra di noi e con la superficie. Eravamo in costante comunicazione”. Aggiunge che il Titan non sembrava avere lo stesso livello di comunicazione con chi si trovava in superficie. In definitiva, ha detto che da quello che lui sapeva sul mezzo di OceanGate “non mi è sembrato a posto”. E aggiunge: “Non sarei salito su quel sommergibile per andare così in profondità”.
Bruno – che ha anche diretto il documentario Deepsea Challenge 3D del 2014, sull’immersione in solitaria di Cameron nel Challenger Deep della Fossa delle Marianne – dichiara infine che un equipaggio “non dovrebbe immergersi su nessun mezzo che non sia omologato” e che non abbia un piano di sicurezza e salvataggio. “Sono favorevole alle immersioni, vedere il mondo subacqueo è spettacolare – conclude – ma deve essere tutto in regola”.
“Stiamo danneggiando il relitto”
Parlando con THR, Kristin Romey – archeologa esperta di relitti e redattrice senior di National Geographic – ha espresso una preoccupazione specifica per il relitto del Titanic, che descrive come un monumento storico e un sito protetto. “Avevo sentito di alcuni turisti che erano scesi a vederlo”, dice, “e che avevano letteralmente sbattuto contro il relitto, danneggiandolo”.
“E ricordate che la gente lascia placche commemorative sul relitto”, aggiunge Romey. E conclude: “Nel 2000 qualcuno si è sposato sul relitto del Titanic. Tutto questo contribuisce al decadimento del relitto. Tutte le nostre visite non aiutano affatto”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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