Un nuovo tribunale per Natale: perché il libro Filmacci di Filippo Morelli e Cesare Paris non è solo un dizionario di film brutti, tanto attesi quanto inaspettati, ma anche un valido termometro dei guilty pleasure di ciascuno, giudicato innocente o colpevole intorno a un tavolo da pranzo, a seconda del numero delle contestazioni. Il libro non risparmia nessun autore e intanto nessun pubblico. Anche se il criterio di attrazione e repulsione per la maggior parte dei cento film esaminati sfiora l’oggettività. “Non basta essere un brutto film per far parte di questo libro”, avvertono i due autori, “c’è bisogno di una spinta in più che trasformi il semplice disprezzo in ammirazione sgomenta”.
E così, di buona lena e con spirito di sacrificio per la collettività, in ordine alfabetico, Morelli e Paris hanno passato in rassegna i peggiori film degli ultimi vent’anni, come già sintetizza il sottotitolo, “cento film italiani da evitare dal 2000 a oggi”, dedicando a ognuno un’esilarante esegesi. Il grande merito del libro infatti, scrive Boris Sollazzo nella prefazione, di questi due “outsider liberi dai legacci di una professione cinematografica quotidiana”, è rompere “le schiere del buonismo diffuso”.
Tra i film più brutti del XXI secolo non troveremo soltanto quelli dalla recitazione scadente ma anche quelli mascherati da capolavori, alcuni incensati dalla critica. Un lavoro diretto e schietto, pensato per “non prendersi troppo sul serio” ed elencare tutti quei film che potrebbero tranquillamente essere catalogati sotto la voce, si legge nell’aletta anteriore, “la grande bruttezza”.
Meriti, demeriti e posti d’onore
Posti d’onore nel dizionario, come anticipato dagli stessi autori nell’introduzione, sono occupati da Dario Argento, Gabriele Muccino e Ferzan Ozpetek, anche se molto amati dal pubblico. Argento compare con ben cinque titoli (Il cartaio, Dracula 3D, Non ho sonno, Occhiali neri e La terza madre). “Non possiamo perdonare al papà di Profondo rosso il tradimento che ormai da una ventina di anni sta perpetrando nei confronti di chi, almeno fino alla metà degli anni ’80, lo riteneva l’unico autore capace di innovare il cinema horror/thriller nel nostro Paese”.
Non restano fuori da recensioni irriverenti e spietate i giganti della comicità. Nell’elenco Leonardo Pieraccioni, Alessandro Siani e i grandi Vanzina bros., soprattutto con Il ritorno del Monnezza. Loro ci finiscono con estrema dignità “perché non sono più riusciti a inquadrare, fotografandolo con sincronico tempismo, il volto cialtrone” del Paese ma ci hanno regalato “opere tirate vie, sempre più al risparmio”.
Filmacci da dimenticare
Da Alex l’ariete, diretto da Damiano Damiani (“musiche che sono un tormento e location scelte ‘ndo cojo cojo”) a Troppo Belli di Maurizio Costanzo, con la stella degli anni dieci del 2000, il famoso corteggiatore e cronista di un neonato Uomini e Donne Costantino Vitagliano. Poi Belli ciao di Gennaro Nunziante, “quintessenza del cinema da multisala”, che dirige il becero duo Pio e Amedeo.
Filmacci sono anche alcuni film di autori maestri. Walter Veltroni è criticato per il suo “fellinismo incontrollato”, Roberto Benigni fa il filmaccio con Pinocchio e anche uno dei registi più in voga del momento oggi, Luca Guadagnino, non è risparmiato con Melissa P.
I cento titoli, si augurano i due autori, faranno solo da apripista per altri migliaia. Perché se c’è una legge che questo libro sembra dettare è che per ogni buon film ce n’è uno da dimenticare. Esperimento empirico divertente a conferma di questa nuova norma è scorrere le ultime pagine con l’Indice dei nomi. E mai parola fu azzeccata. Nell’Indice dei film proibiti non manca davvero nessun autore.
Filmacci è in uscita il 24 novembre per le edizioni Bibliotheka.
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