I più fortunati sono riusciti a guadagnarsi un ombrello brandizzato Mission Impossible 7. Ce ne sono a decine, disposti ordinatamente sulle balaustre marmoree degli “Spanish Steps”, la maestosa scalinata di Piazza di Spagna che di certo non è nuova a eventi mondani di ampia portata, ma che stavolta, più che mai, è protagonista di quella che, più che una premiere internazionale, è una dichiarazione d’amore al cinema: Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte 1.
Per tutti gli altri – e parliamo di migliaia di persone, di ogni età e nazionalità – non resta che ripararsi alla bene e meglio dal sole cocente, che scioglie il trucco ma anche i cuori dei fan, dei giornalisti, degli influencer. Sì, c’è anche l’angolo dei tiktokers, alla sinistra della Barcaccia che “impallano” per un’abbondante mezzora, tra abiti succinti e scintillanti e pose studiate al millimetro, tutte le possibili prospettive fotografiche della Piazza.
Quando diciamo cinema, intendiamo il cinema con la C maiuscola, quello sul grande schermo, il grande – e forse unico – vero amore di Tom Cruise, protagonista indiscusso del caldissimo pomeriggio romano. L’attore d’azione per antonomasia, che dagli anni ’80 stupisce il mondo con acrobazie sempre più spericolate – ma la più folle di tutte è la sua energia, impossibile pensare che stia per compiere 61 anni – nel suo tour de force romano ha pure trovato il tempo di visitare la premier Giorgia Meloni, che ha definito “mission impossible” quella che il suo governo “si trova ogni giorno ad affrontare”. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo a Piazza di Spagna, e alle “forche caudine” che ogni vero red carpet regala, insieme agli olezzi di sudore e alle urla sguaiate che sovrastano band svizzere in costume MI7 e maxischermi led. Dopo aver disceso la scalinata, il divo si abbandona all’emiciclo di moquette rossa che cinge la celeberrima Barcaccia: trentasei slot che rappresentano tutto il mondo, tutti uniti per l’anteprima mondiale dell’ultimo capitolo del blockbuster che, parimenti a “Top Gun Maverick”, vede sempre protagonista lui, l’unico attore capace di macinare grandi numeri, sempre e ovunque.
Al red carpet di MI7 – un po’ come al Colosseo – ci sono gli “ordini” dei fan. In alto, a ridosso di Trinità dei Monti, c’è una zona dedicata per pochi eletti: loro sono quelli che hanno più tempo a disposizione con Cruise, che firma ogni singolo autografo, stringe ogni mano, abbraccia e regala fotografie. Nulla in confronto alla colorita bagarre che lo attende alla fine della scalinata, tutti apparentemente pronti alla guerra.
Ma uno come Cruise che “vive per l’audience”, come ribadisce più volte durante i suoi interventi, non si tira indietro mai, anzi, si concede con una sconvolgente disponibilità a tutti. “Ho sempre fatto film per il pubblico e per le sale, per i distributori e per il grande schermo – racconta a THR Roma – amo questa esperienza, ho sempre studiato tutti i nuovi programmi e i modi per coinvolgere di più gli spettatori e renderlo [il grande schermo, ndr], più immersivo e divertente. Ho sempre voluto fare film e viaggiare nel mondo, avere questa opportunità, ed è quello che voglio continuare a fare”.
Poi si fa serio, e si rivolge direttamente ai fan: “Dovete vedere il film, abbiamo corso per queste strade in un momento difficile per tutti [la pandemia e il lockdown, ndr], mi sento fortunato ad essere qui e se non ci fosse stata una squadra di persone che l’hanno reso possibile non saremmo riusciti a creare una storia così. Il film è un’avventura epica, piena di azione pratica, abbiamo davvero ‘spaccato’, in quella macchina”.
Indica la Fiat 500 gialla protagonista di una delle scene più emozionanti e squisitamente romane del film, parcheggiata a pochi metri. Un’auto definita “una sfida” anche per uno come Cruise abituato a districarsi tra jet, elicotteri, motociclette e auto da corsa. “Guidare sui sampietrini di Roma, che roba! Hayley è stata moto coraggiosa a stare in quella macchina con me, io le dicevo ‘non preoccuparti, mi prenderò cura di te’, ma non è stato facile”.
Riesce anche a trovare un momento, nonostante le pressione costante delle sue addette stampa, per rispondere all’appello di Scarlett Johansson lanciato durante la premiere statunitense di “Asteroid City” a THR Usa, che, senza esitare un momento, dichiara che l’attore con cui sogna di lavorare è proprio lui, Tom Cruise. “Guarda quel sorriso, è una grande attrice e una stella del cinema – è la sua reazione a caldo non appena sente nominare il suo nome -. Sì, certo che voglio lavorare con lei, succederà, ho visto la sua carriera, tutta la sua vita, è enormemente talentuosa , carismatica, può fare tutto: commedie, suspense, drammi, ti attira allo schermo”. Insomma, Tom è pronto a lavorare in una nuova avventura con Scarlett. E chissà che non sia un nuovo capitolo del franchise più famoso del mondo.
D’altronde, come ribadisce il regista, Christopher McQuarrie, “Mission Impossibile finirà quando il pubblico non si divertirà più”. Succederà? Mission: Impossible, almeno per ora. Già, perché squadra che vince non si cambia: è questo il più importante messaggio che emerge dalle parole sia del regista che del cast. Al massimo si aggiungono nuovi giocatori, come, appunto, Hayley Atwell, che nel film interpreta la ladra Grace. “Non è il ruolo a richiedere un attore o un’attrice, ma è l’attore a ispirare un ruolo”, spiega, la britannica, analizzando il particolare sistema creativo adottato da Tom Cruise e McQuarrie. “E’ bello tornare qui a Roma”, racconta il regista, legato da un lungo sodalizio creativo con Cruise (tra sceneggiatura e regia i due hanno lavorato insieme dal 2008, a partire da Operazione Valchiria, poi Jack Reacher, 2012, Edge of Tomorrow, 2015, fino a prendere la regia degli ultimi tre capitoli del franchising Mission: Impossible). “Mi riempie di gioia essere stato qui durante la pandemia e vedere oggi le strade brulicanti di gente e di vita. Non mi sono mai sentito così felice di essere intrappolato nel traffico!”.
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