Non solo Mission, c’è anche una Rome: Impossible. Il settimo capitolo della saga quasi trentennale legata indissolubilmente al nome di Tom Cruise vede la Città Eterna protagonista di una lunga sequenza del film… con qualche “licenza poetica” che non sfugge all’occhio di chi la vive quotidianamente.
Quella dipinta da Mission: Impossible – Dead Reckoning parte uno è infatti una città diversa, per nulla turistica, straordinariamente pulita, dove il traffico è più un sentito dire che un problema reale, e le (poche) auto sono tutte parcheggiate sobriamente.
E sebbene – come in tanti film (soprattutto quelli statunitensi girati all’estero) – le forze dell’ordine non brillino per sagacia, a supporto delle squadre speciali in tenuta antisommossa c’è la dotazione hi-tech propria della città.
Mutatis mutandis, la Roma di Mission: Impossible 7 ricorda quella vissuta durante il lockdown pandemico di tre anni fa, l’unico momento nella storia recente in cui la città è apparsa spettrale e ipercontrollata. Dato che il regista Christopher McQuarrie si è trovato a girare nella capitale d’Italia proprio durante quel periodo, chissà! Forse è stato un modo per onorare il grande sacrificio collettivo del primo paese occidentale a vivere il terrore del Covid-19.
O forse è l’ennesima rappresentazione stereotipata della città, ridotta a una bella vetrina senz’anima: una città che si estende in un quadrante ampio circa due chilometri tra Colosseo, Rione Monti e Piazza di Spagna, e dove in praticamente ogni inquadratura si intravede un monumento famoso. Ecco una guida delle cose più improbabili viste su M:I 7 a Roma.
L’assenza di traffico e gli scooter “clonati”
Non c’è una singola scena che mostri il vero traffico romano – ovvero auto imbottigliate e immobili, clacson in libertà, pullman aggressivi che s’incastrano nelle curve strette, la tipica anarchia di monopattini e scooter. Anzi, se qualche auto al di là di quelle di scena ogni tanto s’intravede, sono proprio gli scooter i grandi assenti, nonostante a Roma siano onnipresenti.
Qualcuno sul set deve aver sollevato la questione e per amor di cinema-verità in una scena ne spuntano una ventina, parcheggiati con ordine maniacale nei dintorni di Piazza Venezia e che inevitabilmente vengono travolti come birilli dall’hummer blindato guidato da Paris/Pom Klementieff che insegue Ethan Hunt/Tom Cruise e Grace/Hayley Atwell. Una stonatura nella stonatura: gli scooter sono tutti assolutamente identici tra loro – scocca grigia metallizzata e sella nera – oltre che nuovi di zecca. Come se fossero clonati.
Turisti (e romani) non pervenuti
A proposito di clonazione, sarebbe stata una valida opzione per “rimpolpare” un po’ il comparto comparse. Passi che il film è stato girato durante i mesi della grande paura Covid-19, ma perché non popolare di più la città usando gli effetti speciali? (Paradossalmente, nei tanti trailer-backstage del film si vedono orde di curiosi dietro le transenne che delimitano il set).
E così, la sparatoria a tre fuochi incrociati tra una squadra di simil-Nocs (ovvero le forze speciali della Polizia italiana), Ethan e Grace da una parte, Paris e i suoi scagnozzi dall’altra, non ha virtualmente testimoni. La scena si svolge su Via dei Fori Imperiali, ovvero l’ampio viale pedonale che attraversa i Fori Romani e giunge davanti al Colosseo, una delle aree più visitate della città, calcata giornalmente da decine di migliaia di persone assieme a Piazza di Spagna, sede della celeberrima scalinata. Anche quest’ultima è teatro di una scena al cardiopalma, e anche qui, di turisti, se ne vedono solo una manciata.
La cupola invisibile che protegge la Barcaccia
Ma l’aspetto più divertente della scena a Piazza di Spagna è un altro. Quando l’hummer di Paris, incazzato come il tir di Duel, rovina giù per la scalinata di Trinità dei Monti, devastandola, tutti i romani in sala si attendevano un grande “splash!” a fine corsa. A pochi metri dagli ultimi gradini, infatti, si trova la Barcaccia, ovvero la fontana in marmo bianco datata 1600 che rappresenta una barca in procinto di affondare nel Tevere.
Vista la dinamica dell’inseguimento, sembra quasi che una cupola invisibile abbia protetto il manufatto: il mezzo blindato riesce infatti a sterzare e ad arrestarsi a circa 10 cm dalla Barcaccia. E pensare che la povera fontana, nel mondo reale, è stata danneggiata più volte da incauti turisti e ancor peggio da bande di hooligans in trasferta.
No bus, no party
Un solo autobus (apparentemente vuoto, è un miracolo) si palesa minaccioso nel centro città durante l’ennesima fuga per la vita di Ethan e Grace, ma viene abilmente schivato. Peccato! Quale occasione migliore per far conoscere al pubblico internazionale l’esistenza di un curioso fenomeno locale: l’autocombustione, a causa della loro obsolescenza, dei mezzi pubblici, soprannominata affettuosamente dai residenti “flambus” (nota bene: finora, a parte incidenti minori, i passeggeri sono sempre stati fatti evacuare in sicurezza).
Sarebbe stato un colpo di scena esilarante con un quid apocalittico: il torpedone che improvvisamente inizia a fare scintille e infine prende fuoco riducendosi a uno scheletro carbonizzato. Comunque la proposta è valida anche per altri film.
Rome: Impossible, il tunnel misterioso
C’è un momento, un po’ surreale, in cui Ethan Hunt, a bordo della Fiat 500 gialla, si trova bloccato da un muro di volanti della Polizia e ingrana la retromarcia, sterza bruscamente a sinistra, sfonda un cancelletto, penetra in una galleria buia, per poi finire sui binari della metropolitana (che, ça va sans dire, passa in quel momento). E’ tutto vero: il tunnel esiste. Vi si accede, come mostrato nel film, da un varco laterale su via degli Annibaldi, e percorrendolo si giunge realmente ai binari della metropolitana, linea B.
Curiosità storica: quel tunnel fu utilizzato come rifugio antiaereo durante la seconda Guerra Mondiale dai residenti. Perché allora è sconosciuto anche agli stessi romani? Semplicemente perché via degli Annibaldi non è l’ampio boulevard del film, bensì una strada a senso unico, cinta su ambo i lati da auto, scooter e furgoni parcheggiati selvaggiamente, che oscurano del tutto la vista. Figurarsi la manovra spericolata in retromarcia con la 500: del tutto impossibile.
Le telecamere con l’identificazione facciale
Una scena che incarna più di ogni altra la Rome: Impossibile. E’ quella in cui Ethan Hunt, dopo che nella prima parte del film è riuscito a sfuggire ai controlli aeroportuali di mezzo mondo, viene preso in contropiede da nientemeno che una telecamera posta sulla sommità di un semaforo (anche questo ovviamente vista Colosseo). “A tutte le auto, a tutte le auto, abbiamo identificato l’uomo”, recita una voce proveniente presumibilmente dalla centrale operativa della Questura, mentre la telecamera zooma verso l’occhio elettronico e ne mostra la sbalorditiva capacità di identificare il volto dell’uomo più ricercato della terra in pochi secondi! Più che il “grande fratello”, un grande bluff. Ci sono decine di casi di cronaca nera, anche recenti, che avrebbero assai giovato di tale tecnologia.
A Roma però, le (poche) telecamere cittadine sono spesso ko. E per l’identificazione facciale in tempo reale ai semafori, c’è molta strada da fare: sarebbe più facile dotare i gabbiani di telecamere. Di quelli il centro città ne è pieno, e la fanno da padrone. Tanto che il giorno della première del film, a piazza di Spagna, un pennuto ha rubato per qualche minuto la scena a Tom Cruise, cercando di abbattere in picchiata il drone che si levava sulla folla. Un omaggio a “Gli uccelli” di Hitchcock, che compie 60 anni quest’anno.
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