Il regista di Tyler Rake 2, Sam Hargrave, fa parte della new wave di stuntmen diventati registi, e per questo viene spesso citato insieme ai co-creatori di John Wick, Chad Stahelski e David Leitch. Hargrave si è fatto le ossa come regista creando stunt per artisti del calibro di Stahelski e Leitch, oltre che per i fratelli Russo, Gavin O’Connor e Francis Lawrence.
Quando nel 2020 è stato chiamato a dirigere Tyler Rake, con Chris Hemsworth come protagonista, il risultato è stato un film d’azione talmente ben fatto da convincere Netflix ad avviare un intero franchise – attualmente in lavorazione – fin da prima del lancio. Hargrave ammette che c’è una certa competizione tra lui e i suoi colleghi-stunt, anche se John Wick 4 lo ha messo seriamente in difficoltà.
“John Wick 4 è un capolavoro. Ti fa venire voglia di andare a casa e appendere il cappello al chiodo. Sono stati troppo bravi”, racconta a The Hollywood Reporter. “E nonostante tutto c’è una parte di me che vuole comunque continuare a fare quel lavoro, perché sento di avere ancora molto da raccontare. Quindi, sì, direi che c’è un’amichevole competizione con i miei colleghi. Ma è la competizione con me stesso, quella che mi interessa davvero”.
Sull’onda di una serie di proiezioni di prova molto positive, Netflix aveva iniziato a riflettere su un possibile sequel del film prima ancora dell’uscita di Tyler Rake. C’era un problema, però: alla fine della storia l’eroico mercenario di Chris Hemsworth era morto. Hargrave e il suo team si sono quindi riuniti per fare alcune riprese aggiuntive: è nata così la scena conclusiva nella piscina, quella ambientata otto mesi dopo la morte di Rake, in cui l’Ovi di Rudhraksh Jaiswal – l’adolescente che Rake ha protetto da un signore della droga del Bangladesh – emerge dalla piscina e vede una figura sfocata che somiglia a lui. Suggerendo così la possibilità che Rake sia sopravvissuto, e pronto per un eventuale sequel.
Tyler Rake 2, tra sceneggiatura e sequenze action, una nuova saga è arrivata
Eppure Tyler Rake 2 non accenna mai a quel momento, anche perché a voler fare il conto dei tempi – i nove mesi che servono a Rake per riprendersi da ferite quasi mortali – qualcosa non tornerebbe. Secondo Hargrave meglio lasciar perdere: cercare di far coincidere tutto avrebbe reso il sequel troppo contorto.
“C’era una bozza di sceneggiatura, che abbiamo anche girato, in cui Ovi è in ospedale mentre Tyler è in coma”, ha ammesso. “Ma dato che a un certo punto Tyler salverà una famiglia, e avrà a che fare con un altro ragazzo adolescente, abbiamo preferito sorvolare, temendo di confondere lo spettatore che non avesse visto il primo film”.
Prima dell’uscita di Tyler Rake 2, la campagna di marketing del film ha svelato la presenza nel cast di Idris Elba nei panni di Alcott, un misterioso supervisore che ha a che fare con Tyler. Tutto è cominciato con una telefonata di Hemsworth a Elba data, la loro esperienza comune nel franchise di Thor. E adesso è molto probabile che il suo personaggio possa trovare ulteriore spazio nel franchise.
“Stiamo cercando di espandere l’universo di Tyler Rake con altri film, quindi abbiamo accostato a Chris attori di grande talento, affiatati con lui. Chris aveva in mente un paio di nomi e ha fatto qualche telefonata. Così abbiamo trovato Idris Elba, che è un attore straordinario”, racconta Hargrave.
II primo film è andato abbastanza bene. Dopo quanto avete iniziato a parlare di un sequel?
Prima dell’uscita del film, in realtà. Netflix voleva avere un franchise d’azione in listino. Erano molto entusiasti di questa possibilità e hanno apprezzato la collaborazione con Chris. Abbiamo fatto tre proiezioni di prova con il pubblico e a quel punto hanno iniziato a parlare di un secondo film.
Durante la lavorazione del primo film avete mai parlato di come risolvere il problema della morte di Tyler?
No. Forse Joe Russo, lo sceneggiatore, aveva qualche idea in proposito. Ma nel copione che ho ricevuto io Tyler moriva, punto. Era un film fatto e finito, ed ero felice di dirigerlo. Come un uomo che completa un viaggio e si prepara per quello successivo. È così che l’ho diretto, come se non ci fosse alcun seguito. Dopo che il pubblico “di prova” dei test interni ha iniziato ad apprezzarlo, si è cominciato a parlare di un sequel, con un finale un po’ ambiguo. L’inquadratura è appositamente sfocata: poteva essere Tyler Rake ancora vivo, o l’addetto alle pulizie della piscina (ride, ndr)”.
A proposito dell’epilogo in piscina: il nuovo film non è chiaro in proposito.
La sceneggiatura rischiava di diventare troppo contorta. Volevamo fare un sequel che rispettasse il primo film e portasse avanti la storia di Tyler per i nuovi spettatori, nel modo più chiaro possibile. Non volevamo che qualcuno si distraesse dalla storia principale: il salvataggio di una famiglia da una prigione.
Una volta dimesso dall’ospedale, Tyler viene ospitato in una baita isolata e c’è un breve momento in cui guarda una puntata di un Ballando con le stelle. È stato il tuo modo di prendere in giro il passato di Chris a Ballando con le stelle?
Al cento per cento. Ma non volevo prenderlo in giro. Era un omaggio al suo passato. A prescindere da come lui la giudichi, se un’esperienza positiva o negativa, è qualcosa che ha fatto, e mi piaceva che nel film si accennasse alla sua esperienza in quel programma.
Idris Elba ha un piccolo ruolo nel film. È stato Chris a volerlo, visti i loro trascorsi nel franchise di Thor?
Sì. È stata una sua decisione. Stiamo cercando di espandere l’universo di Tyler Rake con altri film, quindi abbiamo accostato a Chris attori di grande talento, che fossero affiatati con lui.
Oltre ai risultati tecnici raggiunti con Tyler Rake 2 avete anche fatto un ottimo lavoro a livello narrativo, intrecciando le storie familiari del protagonista, dei fratelli Nik (Golshifteh Farahani), Yaz (Adam Bessa), Ketevan (Tinatin Dalakishvili), dei suoi due figli e della famiglia criminale georgiana.
Beh, lo apprezzo molto. Era l’obiettivo. Volevamo ottenere gli stessi risultati del primo film, quindi un’azione di alto livello, e una buona storia. La prima pellicola raccontava la redenzione di Tyler. Era il nostro filo conduttore, che abbiamo cercato di conservare ed espanderein Tyler Rake 2.
Il set di Tyler Rake 2, tra ricostruzioni e record
C’è una sequenza di 21 minuti. È il minutaggio ufficiale?
21 minuti e 7 secondi, ma chi li conta? (ride, ndr.)
La sequenza comprende una fuga dalla prigione, un inseguimento in auto, uno a piedi e un combattimento in treno. Come avete lavorato a un’impresa del genere?
Beh, tutto è cominciato dalla prigione. È stata la prima conversazione che io e Joe Russo abbiamo avuto sul sequel. Lui ha detto: “Ehi, e se aprissimo il film con un’evasione dalla prigione, e poi fosse tutto un gioco?”. E io ho pensato: “Sembra fantastico. Ci sto”. Poi la collocazione nel film di quella sequenza è cambiata, ma l’idea di base è rimasta. Credo sia in grado di competere con Old boy, che ha un’inquadratura altrettanto straordinaria.
La maggior parte del mio processo creativo avviene sul posto. Mentre la squadra che si occupa dei combattimenti lavora agli scontri e alle armi da fuoco, io faccio scouting alla ricerca di location belle dal punto di vista cinematografico e buone per profondità di campo e illuminazione. Abbiamo dovuto mettere insieme diversi pezzi, come un enorme puzzle.
Avevamo la prigione, l’inseguimento in auto, quello a piedi e poi il treno. Una delle sfide logistiche più difficili era costituita dall’ordine in cui avremmo dovuto girare a seconda degli orari degli attori, del tempo delle prove e della disponibilità delle location. Abbiamo iniziato con il finale, girando prima il treno. È stato molto impegnativo, perché non sai esattamente come andrà.
Potresti voler cambiare idea in seguito, ma non puoi farlo. Se Tyler è pieno di sangue e di lividi, o ha una bruciatura su un braccio, sei obbligato a farlo tenerlo così, perché hai già girato. Quindi, lavorando a ritroso, si limitano le scelte creative. Nel primo film abbiamo girato in ordine sparso, quindi cambiavamo le cose man mano che andavamo avanti. Potevamo farlo.
Abbiamo trascorso tre settimane sulla location, provando a ripetizione, in modo che tutti sapessero cosa sarebbe successo il primo giorno di riprese. In questo modo, abbiamo evitato gli intoppi costruendo una macchina ben oliata.
Per girare la sequenza sul treno in movimento abbiamo trascorso sette giorni sulle montagne della Repubblica Ceca. Abbiamo fatto atterrare un vero elicottero, con cinque stuntman dentro, sulle vetture. È stato pazzesco. C’era Chris Hemsworth in piedi sulla parte anteriore di un vero treno, che sparava con una minigun, mentre un vero elicottero volava a tre metri da lui. Le pale gli ronzavano vicinissime: alla cloche c’era Fred North, il miglior pilota acrobatico del settore.
Ovviamente tutte queste sfide logistiche e di sicurezza dovevano essere calcolate in anticipo, per far sì che tutto filasse liscio. Solo così si ha la possibilità di fare qualche aggiustamento in corsa.
Inoltre, mescolando momenti drammatici a fasi d’azione, bisogna assicurasi di non trascurare le emozioni. Stare addosso ai personaggi, non limitarsi a seguire Tyler nella sua fuga. C’erano molti punti di vista diversi da gestire, è stato impegnativo.
C’è stato un momento, girando quella scena, in cui ti sei accorto che ti mancava qualcosa?
Beh, c’è stato un momento in cui abbiamo pensato: “Tagliamo il film a metà. Tagliamolo in quattro. Saltiamo questa parte”. Ma alla fine ci siamo fidati del progetto e della passione dei fan, pensando che ci avrebbero seguiti. Ci siamo detti: “Se siamo stati bravi e abbastanza empatici, ci seguiranno anche per 21 minuti e 7 secondi”. L’obiettivo era quello di portare la gente a fare un giro che, si spera, non dimenticherà mai.
Qualcuno dovrà controllare il Guinness dei primati, ma è possibile che lei abbia il record di elicotteri abbattuti in un film.
(Ride, ndr.) Il motivo per cui rido è che abbiamo tagliato proprio una scena in cui venivano già due elicotteri. Erano troppi. Quando ho letto il copione mi sono chiesto se lo sceneggiatore avesse qualcosa contro gli elicotteri. Ma dovremmo controllare il Guinness dei primati, in effetti. Sarei molto interessato. Forse Arnold (Schwarzenegger) detiene il record in Commando, o qualcosa del genere.
Inizialmente avreste dovuto girare il film in Australia. Sarebbe stato diverso?
In realtà quella sequenza era stata pensata proprio per l’Australia. Ci convinceva molto il luogo: c’era una prigione, una foresta, un treno. Era perfetto. Il problema era il freddo. All’inizio delle riprese in Australia sarebbe stata estate, mentre il film si ambientava in inverno, nell’Europa dell’Est. Sarebbe stato complicato simulare il freddo. Certo, c’è la computer grafica, ma non avrebbe reso la sensazione che prova lo spettatore quando vede gli attori nella neve.
Mancavano poche settimane alle riprese quando abbiamo fatto i bagagli e ce ne siamo andati a Praga. Per me è stata una grande lezione: abbandonare il piano A, e ricalcolare in base al momento. Non avevamo più la nostra prigione originale e io continuavo a chiedermi come avrei fatto. A Praga abbiamo girato in due location diverse, perché la prigione sostitutiva non aveva il cortile che ci serviva. Quindi ci siamo adattati, ma è stata una lezione di cinema e di vita.
Il film si conclude dando per scontato un terzo capitolo.
Niente è scontato, soprattutto in questo settore, ma per quanto ne so c’è un terzo film in lavorazione. È qualcosa che Netflix vuole. E anche Hemsworth, per cui credo proprio che si farà. Ma come andrà a finire, quale sarà la storia e quando la vedremo, dipenderà dai risultati di Tyler Rake 2.
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