Bergamo Film Meeting 2024: Frederikke Aspöck, Lukas Moodysson e Metod Pevec ospiti internazionali

Il festival dedicherà agli autori, rispettivamente provenienti da Danimarca, Svezia e Slovenia, la rassegna sul cinema europeo contemporaneo, Europe Now!. La 42ª edizione si terrà dal 9 al 17 marzo 2024

Di THR ROMA

Frederikke Aspöck dalla Danimarca, Lukas Moodysson dalla Svezia e Metod Pevec dalla Slovenia sono i protagonisti di Europe, Now!, la sezione di Bergamo Film Meeting dedicata al cinema europeo contemporaneo.

La consolidata sezione Europe, Now! di Bergamo Film Meeting, che da anni rivolge l’attenzione al cinema d’autore europeo contemporaneo, nel corso della sua 42ª edizione presenterà le personali di Frederikke Aspöck, regista emergente del cinema danese già riconosciuta a livello internazionale (Labrador, 2011, Out of Tune, 2019, e il più recente Empire, 2023), dello svedese Lukas Moodysson, autore noto anche in Italia soprattutto per i suoi film a cavallo tra gli anni ’90 e i primi 2000 (Fucking Amal, 1998, Together, 2000, Lilja 4-ever, 2002 e We Are the Best!, 2013), e di Metod Pevec, regista di fiction e documentarista, tra i protagonisti della rinascita del cinema sloveno dopo la fine dell’ex Jugoslavia (Beneath Her Window, 2003, Estrellita, 2006, I Am Frank, 2019).

La sezione sarà arricchita da una selezione dei film di diploma delle scuole di cinema europee che aderiscono al Cilect – realizzata in collaborazione con la Civica scuola di cinema Luchino Visconti di Milano – e da Europe, Now! Film Industry Meetings (12 – 13 marzo) le due giornate rivolte ai professionisti di settore che intendono essere un’occasione di networking e una piattaforma di aggiornamento.

Frederikke Aspöck

Frederikke Aspöck è regista e sceneggiatrice, nata a Copenaghen nel 1974. Dopo essersi laureata in scenografia per il teatro alla Wimbledon School of Art di Londra, si trasferisce a New York dove, nel 2004, consegue un Master in Filmmaking alla Tisch school of the arts della New York University.

Durante questo periodo, scrive e dirige quattro cortometraggi che già dimostrano la sua particolare attenzione per le immagini: Footsteps (1999), The Browns (2000) e LionTamer (2001). Nell’anno del diploma realizza Happy Now (2004), storia di una particolare giornata in spiaggia di una tipica famiglia americana, che dopo pochi mesi le fa vincere, tra gli altri, il Primo Premio Cinéfondation al Festival di Cannes.

Tornata in Danimarca, nel 2009 dirige il cortometraggio Får (Sheep) che racconta di infedeltà, abbandono e rivelazioni dettate dall’alcol durante un’imprevedibile festa di mezza estate. Nel 2011 porta a termine il suo primo lungometraggio Labrador (Out of Bounds), presentato fuori concorso alla 64° edizione del Festival di Cannes e vince il Gran premio al Festival internazionale del cinema di Marrakech.

Il suo film successivo è Rosita (2015) per cui vince il premio per la miglior regia al Festival internazionale del cinema di Mosca. Il suo ultimo film Viften (Empire, 2023) ha vinto il prestigioso Nordic Council Film Prize.

Lukas Moodysson

Lukas Moodysson è regista, sceneggiatore, romanziere e poeta. Nato a Lund nel 1969 e cresciuto a Åkarp, nella contea di Skåne, trascorre un’adolescenza da emarginato, comunicando soprattutto attraverso la poesia. All’età di 23 anni aveva già scritto cinque raccolte di poesie e pubblicato un romanzo. Per uscire dal proprio isolamento e ottenere un pubblico più ampio, decide di passare alla regia e si iscrive all’unica scuola di cinema svedese dei tempi. Dopo tre corti, nel 1998 gira il suo primo lungometraggio, Fucking Åmål (Fucking Åmål – Il coraggio di amare) commedia romantica che ha grande successo in Svezia e viene distribuita in tutto il mondo.

Il successivo Tillsammans (Together, 2000) è ancora una commedia, questa volta ambientata in una comune svedese degli anni ’70. Ma dopo la solarità e l’ottimismo dei primi due film, il regista sorprende con un dramma crudo e brutale, Lilya 4-ever (2002), presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Ancora più spiazzante è la sua parentesi sul cinema sperimentale, esplorato con i successivi due film.

Con Mammoth (2009), in seguito, debutta in concorso alla Berlinale con We Are the Best! (2013), adattato da un graphic novel della moglie Coco e incentrato su una band di ragazzine tredicenni che fanno musica punk agli albori degli anni ’80. Un film che riporta il regista a esplorare le sfide dell’adolescenza e del coming-of-age, proposto anche questo a Venezia. Oggi Lukas Moodysson è una delle figure più significative del cinema svedese contemporaneo.

Metod Pevec

Metod Pevec, nato a Lubiana nel 1958, ha intrapreso più di una carriera, prima come attore, poi come scrittore e sceneggiatore e infine come regista. È tra i primi registi sloveni a girare un lungometraggio dopo la dissoluzione della Jugoslavia e si può a buon ragione considerare come uno degli autori che hanno aperto la strada alla rinascita del cinema del proprio paese. Senza mai smettere di scrivere romanzi e radiodrammi, nei primi anni ’90 inizia anche a collaborare con la televisione slovena, per la quale dirige alcuni film, soprattutto documentari.

È però Estrellita – pesem za domov (Estrellita, 2006) a confermare il nome di Metod Pevec fuori dai confini natii: un dramma corale dove i personaggi, diversi per età, estrazione sociale e ambizioni, si contendono l’eredità di un prezioso violino. Seguono Lahko noč, gospodična (Good Night, Missy, 2011) e Vaje v objemu (Tango Abrazos, 2012), due film girati uno dopo l’altro, che in modo diverso affrontano le dinamiche delle relazioni di coppia.

Ci sono elementi e punti fermi che si rincorrono nei film di Pevec, come la musica e la danza o le protagoniste dal carattere forte, ma su tutto prevale un’attenzione specifica alle relazioni personali e al modo come queste sono influenzate dalle dinamiche e dai cambiamenti sociali. In particolare, con il suo ultimo documentario Dom (Home, 2015), che testimonia del processo di privatizzazione di un alloggio per operai edili, e il lungometraggio Jaz sem Frenk (I Am Frank, 2019), dove il conflitto tra due fratelli si manifesta anche a livello ideologico e morale, traspare una predilezione per le storie di marginalità (come già in Carmen e, parzialmente, in Estrellita), ma soprattutto la voglia di analizzare gli effetti sulle persone della transizione politica, economica e culturale del Paese dal sistema socialista al neo-capitalismo.