Piccoli, grandi, misteri Rai. Celebrare un premio che non è un premio (nel senso che non si vince niente), organizzare un evento più antico di Sanremo (ma non lo sa nessuno), e da 75 anni portare avanti una manifestazione tra le poche a sostenere ciò che resiste, ed esiste, al di fuori dell’impero in espansione degli OTT, i cavalieri dell’apocalisse streaming: i broadcaster tradizionali. Nato esattamente 75 anni fa, il Prix Rai – in programma a Bari dal 2 al 6 ottobre – ha una storia prestigiosissima ma misconosciuta.
La prima edizione fu il 18 settembre del 1948, a Capri, per celebrare i migliori programmi trasmessi – in Italia e non solo – dal mezzo allora più diffuso e popolare: la radio. In 74 edizioni la giuria del Prix – composta per tradizione dai maggiori broadcaster internazionali: la Rai organizza, la BBC è tra i partner storici – ha assegnato oltre 900 riconoscimenti, allargandosi alla fiction e ai podcast, ai documentari e alle arti performative in tv. Molti, negli anni, i premiati italiani: Sergio Zavoli nel 1958, Italo Calvino nel 1982, ma anche Federico Fellini, Umberto Eco, Roberto Rossellini. Una manifestazione importante, che nel 1978 vinse addirittura un Emmy, gli Oscar americani della tv: l’International Emmy Directorate Award per il contributo “eccezionale” alla televisione internazionale (l’ultimo assegnato, nel 2021, lo ha vinto il tedesco Thomas Bellut, direttore generale della ZDF: nel 1992 andò a Silvio Berlusconi).
Oggi, in un panorama audiovisivo completamente rivoluzionato dall’avvento delle piattaforme, la nuova edizione del Prix porta in finale per la prima volta cinque italiani tra i 27 titoli selezionati da 17 paesi: le serie Esterno Notte di Marco Bellocchio (serie tv) e il fenomeno Mare Fuori (fiction in digitale), il viaggio immersivo de La Divina Commedia (digitale interattivo), il film After the bridge (documentario tv) e l’inchiesta Plastica Connection (Special Prize). Per Chiara Longo Bifano, giornalista e segretaria generale del Prix Italia per la Rai, “Siamo in un momento di profondo cambiamento. E anche il Prix si sta rinnovando, mostrando la vitalità dei broadcaster tradizionali”.
Il Prix Italia ha una storia prestigiosa. Ma la conoscono in pochi. Come mai?
Sicuramente ci è mancata la visibilità, ma ci stiamo lavorando. Da poco è cambiato anche il regolamento: il presidente resta una figura di spicco del mondo dei broadcaster, ma non deve più essere per forza “interno”. Uscito Graham Ellis (BBC, ndr), il nuovo presidente è Walter Iuzzolino, una figura chiave per la serialità, l’uomo che ha contribuito alla diffusione sul mercato anglosassone delle serie in lingua originale.
Visibilità, si diceva: il pubblico da casa come può vedere i prodotti selezionati dalla giuria?
Su RaiPlay sono già visibili i trailer di tutte le terne dei finalisti. Dal giorno successivo alla proclamazione dei vincitori, per una settimana, abbiamo ottenuto i diritti per una retrospettiva sulla piattaforma dell’azienda. Su 266 prodotti, in 180 ci hanno dato in prima istanza il permesso. Ma attendiamo ulteriori ingressi. Chi verrà a Bari potrà vedere al cinema le opere in programma, saranno presenti i giurati e tutti i finalisti. Organizzeremo con loro un momento di incontro aperto a tutti. La finale si terrà in piazza, in inglese.
Il Prix entra nei palinsesti Rai?
Sì. Dalla piazza di Bari trasmetteranno Uno Mattina, Paparazzi – una trasmissione in inglese su Rai Italia e RaiPlay – e per un giorno anche Caterpillar (lo storico programma di Radio 2, ndr). Dal palco del Prix passeranno anche Scuola di danza – I ragazzi dell’Opera, il reality ambientato nella scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, No Name Radio e la conduttrice Roberta Capua, in onda per uno speciale la domenica sera. Ospiteremo le due anteprime di Rai Fiction, Blanca 2 e I bastardi di Pizzofalcone. Con Maria Pia Ammirati (la direttrice di Rai Fiction, ndr) abbiamo pensato una serie di incontri fra scrittori e “televisivi”: Gabriella Genisi con Luisa Ranieri (per la fiction di Rai1 Le indagini di Lolita Lobosco, ndr) e Gianrico Carofiglio con Alessio Boni (per la fiction di Rai1 Il Maresciallo Fenoglio, in onda a novembre, ndr). Ci sarà la proiezione di Felicità alla presenza della regista Micaela Ramazzotti, e parleremo di sostenibilità col professor Vincenzo Schettini, molto seguito dai ragazzi.
Come sono composte le giurie del Prix?
Le giurie sono composte da esperti nominati dai broadcaster. E poi c’è la giuria delle giurie, nella persona del Presidente della Repubblica (il Prix si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente, ndr).
Chi partecipa al Prix?
Nasce come premio paneuropeo, ma oggi è mondiale. Abbiamo prodotti dalla Corea del Sud, dall’Africa, dall’Ucraina.
Che Italia si presenta al Prix?
Un’Italia dalla grande creatività e dalla solida voglia di sperimentazione, a fronte di budget ridotti. Gli argomenti sono impegnati. Temi sociali, migrazioni. La Divina Commedia nel metaverso è stata una sorpresa: è un viaggio dantesco con un target giovane, piaciuto moltissimo alla giuria.
Cosa si vince?
Innanzitutto il viaggio e la presenza in Italia. Il nostro paese esercita un grande fascino a livello internazionale. C’è poi un premio simbolico, una mattonella sostenibile con il nostro simbolo. Non ci sono premi in denaro. Conta la visibilità.
Quanto costa, alla Rai, il Prix?
Consideri che Prix Italia da due anni è inserito in una convenzione con la Regione Puglia, che ci sostiene non solo economicamente, ma anche con le strutture che ci mette a disposizione.
Quando si premia la miglior tv, come si fa a escludere le piattaforme?
Quella del Prix è per statuto una comunità di soli broadcaster. Ci sono stati numerosi dibattiti sulla possibilità di includere le piattaforme: lo richiedono i tempi. Un fenomeno come Mare Fuori, esploso su piattaforma (RaiPlay prima, Netflix poi, ndr) non a caso è nella sezione”digital”. Il Prix si evolve: abbiamo aperto a nuove categorie digital, ai podcast, in futuro potremmo fare altrettanto con i corti e l’animazione. Le piattaforme sono state invitate “a latere” del concorso, per partecipare ai momenti di dibattito e formativi. Faremo incontri e panel sui risvolti e gli scenari dell’intelligenza artificiale, sul cofinanziamento, sulle produzioni green e, con la BBC, sulla cosiddetta “esplosione della bolla” della serialità.
In che senso il Prix è “progetto pilota per la realizzazione di eventi sostenibili”?
In Rai è nata una direzione specifica per la sosteibilità l’anno scorso, proprio mentre organizzavamo il Prix. È stato naturale che diventasse l’evento pilota. Dalle trasferte al cibo erogato, fino alla messa in onda, studiamo e monitoriamo l’impatto ambientale della manifestazione. Siamo anche molto attenti all’inclusività:consideri che viene richiesta la parità di genere anche nei contratti per le hostess e gli steward. Stiamo lavorando perché il concerto finale, cui parteciperanno No Name, Vipra, JLord, Kid Yugi e Bigmama, sia accessibile anche ai non udenti.
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