Arriva nella sala delle conferenze per ultima, Justine Triet, vincitrice della Palma d’oro per Anatomia di una caduta. Durante la cerimonia ha attaccato il governo francese per la recente riforma delle pensioni, aggiungendo che il movimento contrario sarebbe stato “negato dal governo neo liberale che ha messo in atto una distruzione dell’eccezione culturale francese”. A queste parole ha subito risposto la ministra delle cultura, Rima Abdul Malak, che si è detta “disgustata” dal discorso di Triet.
Incontrando poi i giornalisti, la Triet ha avuto modo di spiegare meglio le sue parole. “Mi aspettavo una risposta forte, ma Cannes è un luogo in cui ci si può esprimere liberamente”, ha spiegato. “L’eccezione culturale è importante da preservare. Serve per sostenere le giovani registe. Io sono privilegiata perché riesco a finanziare i miei film, ma per chi inizia è più complicato. Il governo sta pensando a fondi di stato per aiutare grossi progetti, prodotti da grosse società e che possano portare un profitto. Ma l’eccezione culturale si basa anche sull’idea molto francese di un cinema che non generi necessariamente un profitto”.
A detta di Triet, “è qualcosa che ci invidia il mondo intero. Ho 44 anni e ne ho passati quindici a vedere questo ambiente cambiare, le donne sono più presenti, ma sono curiosa di vedere le giovani come racconteranno il mondo che viviamo oggi, siamo all’inizio di una rivoluzione reale e profonda, a tutti i livelli. Sono solo la terza donna a vincere la Palma d’oro, ma non è che l’inizio”.
La difficoltà dei nomi
Polemiche a parte, il tempo di asciugare le lacrime, provare a controllare l’emozione e rimettere in sesto trucco e papillon, i premiati di Cannes 76 si sono presentati al consueto incontro con la stampa, preceduti dalla giuria che li ha selezionati. A presiederla Ruben Östlund, due volte vincitore della Palma d’oro, la seconda lo scorso anno con Triangle of Sadness. Ha dimostrato una certa difficoltà nel pronunciare i nomi dei vincitori, durante la cerimonia di premiazione, ma ha avuto le idee chiare nel non voler spiegare le scelte compiute, o entrare nel dettaglio dei titoli premiati e quelli esclusi.
Il regista svedese ha parlato di “dieci giorni impegnativi, in cui abbiamo visto ventuno film insieme, non abbiamo letto cosa scriveva la critica. Ci siamo molto divertiti e i dibattiti sono stati intensi. Alla fine sono arrivato stanco, anche sul piano emotivo. Posso dire che il film che ha vinto la Palma d’oro, Anatomia di una caduta, è stato sostenuto da tutti, all’interno di una selezione molto competitiva. Non è stato facile arrivare a un verdetto, ci sono state discussioni, ma non credo sia mai semplice decidere. Abbiamo proceduto decidendo per ogni categoria quale fosse la scelta giusta”.
“Abbiamo avuto conversazioni creative, che non si spiegano a parole ma si vivono”. Così ha definito il percorso decisionale un’altra giurata, la vincitrice dell’Oscar Brie Larson.
A proposito di cucina vietnamita
La cucina è al centro de La Passion de Dodin Bouffant, film che ha portato a casa il Premio per la regia. Per cui sembra appropriato che il franco-vietnamita Tran Anh Hung sia stato richiamato a Cannes nelle scorse ore proprio mentre cucinava il pranzo. “Non ho mangiato niente, sono dovuto subito partire, per cui spero che ci sia qualcosa dopo qualcosa per cena. Volevo fare un film sull’arte, e la cucina lo è, come la pittura o la musica. Coinvolge molti sensi e cucinare è come fare l’amore. Ho vinto la Caméra d’or con il mio primo film, Il profumo della papaya verde, per cui oggi ero un po’ più tranquillo. Ma rimane una gioia enorme”.
Le sorprese Dizdar e Yakusho
Una delle grandi sorprese della serata è stata la vittoria di Merve Dizdar come miglior attrice per Le erbe secche del turco Nuri Bilge Ceylan. “Mi ci sono voluti parecchi secondi per rendermi conto di aver vinto”, ha confessato, “ero e sono molto sorpresa, essendo circondata da attrici molto importanti nella selezione. Per noi donne è tutto difficile dal primo giorno in cui arriviamo al mondo, siamo obbligate a lottare per tutta la vita. Ma fino a che ci saranno le donne, ci sarà sempre della speranza”.
Koji Yakusho, invece, interpreta un uomo che lavora pulendo i bagni pubblici di Tokyo in Perfect Days di Wim Wenders. Un ruolo per il quale ha ottenuto il riconoscimento per il miglior attore. “Non pulisco mai a casa”, ha dichiarato con un sorriso. “Ho dovuto imparare a farlo. Durante le riprese mi esercitavo con molte diversi tipi di toilette. Col tempo sono diventato così esperto che la società che si occupa delle pulizie in città mi ha chiesto di lavorare per loro”.
Domande crudeli
Sembrava essere il favorito per la Palma d’oro, Jonathan Glazer, per il suo adattamento del romanzo La zona d’interesse di Martin Amis, scomparso il giorno della morte della presentazione del film a Cannes, a cui il regista ha dedicato il riconoscimento. Una delusione ottenere “solo” il Grand Prix? “Una domanda molto crudele”, ha risposto il regista con un sorriso più simile a una smorfia, “se avessi fatto parte della giura ovviamente le cose sarebbero andare diversamente. Sono molto contento che il film sia stato accolto così bene, che apra un dibattito”.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma