In questo periodo dell’anno Cannes non è solo film e accordi cinematografici. Si tratta anche di dibattiti sul cinema e quello che gli gravita attorno.
Durante il panel sulla sostenibilità nella produzione, ad esempio, gli argomenti trattati spaziavano dalle bottiglie d’acqua riutilizzabili alla limitazione dei viaggi con aerei privati, fino alla necessità di un sostegno da parte del governo e di studi di produzione a zero emissioni.
Il cinema può essere sostenibile?
Alla tavola rotonda hanno partecipato Phil Hunt, co-direttore generale di Bankside Films, Gareth Ellis-Unwin, amministratore delegato di Bedlam Film Productions, Meg Thomson, vicepresidente esecutivo dei contenuti mondiali di Globalgate Entertainment, il produttore Gareth Wiley e Claire Havet di Tage Studio. Hanno partecipato anche Hassen Ouartani e Maria Quiros Grande di Deloitte.
Il panel, ospitato da The Hollywood Reporter e sponsorizzato da Tage Studios, è stato moderato da Scott Roxborough di THR e ha riguardato la produzione sostenibile, la realizzazione di film a basse emissioni, le luci a LED e altro ancora.
Havet ha sottolineato che Tage, il primo studio al mondo a emissioni zero, che aprirà in Portogallo, ha un ruolo importante da svolgere. “Abbiamo un ruolo nell’industria nei confronti di tutti, perché tutti guardano film, e dobbiamo partire da zero e immaginare il complesso più ecologico e sostenibile dove un produttore possa recarsi”, ha detto.
Havet ha inoltre affermato che è fondamentale educare alla produzione sostenibile e porre enfasi su cambiamenti incrementali, piuttosto che su una svolta totale, che susciterebbe reazioni negative da parte dell’industria. Ha spiegato: “Le persone non amano essere costrette a fare le cose e non amano i cambiamenti”.
Il mondo si sta muovendo verso una maggiore sostenibilità
Anche altri relatori hanno discusso dell’importanza di fare la differenza. “Il mondo si sta muovendo verso una maggiore sostenibilità”, ha affermato Thomson, sottolineando che le produzioni sostenibili certificate possono prevedere vassoi per il cibo riciclabili e bottiglie d’acqua riutilizzabili sul set, fino a modi diversi di viaggiare per gli attori di alto livello. “Nel momento in cui arriva un jet privato, il bilancio delle emissioni di carbonio viene stravolto”. ha detto Wiley. “Se una star vuole arrivare con un jet privato, non importa quanto sia ecologica la struttura di produzione”.
I relatori hanno sottolineato che la produzione sostenibile può essere costosa, soprattutto per i film indipendenti a basso budget. Hunt ha invitato i governi a sostenere gli sforzi offrendo crediti d’imposta che incentivino la produzione sostenibile. Anche la produzione prevalentemente virtuale nel cinema, che di solito ha un costo minore di risorse perché la produzione dei set e gli spostamenti dei talenti sono limitati, comporta un enorme dispendio di energia a causa dell’attuale tecnologia degli schermi LED.
La produzione cinematografica è intrinsecamente migratoria e comporta un elevato dispendio di risorse, dall’illuminazione ai servizi tecnici. Ellis-Unwin ha raccontato un’esperienza di una recente produzione in Giordania in cui si è imbattuto in un problema di utilizzo di bottiglie d’acqua sostenibili, dicendo: “Non c’era modo di idratare le persone nel deserto, in modo igienico, senza usare bottiglie su bottiglie d’acqua”.
I relatori hanno anche sottolineato che quando si cercano soluzioni sostenibili per la produzione, in mancanza di un sostegno governativo e di un insieme di buone pratiche universali, è importante affrontare i problemi così come si presentano. Wiley ha dichiarato: “Se vuoi girare sul fianco di una montagna, questo comporta un prezzo per le emissioni di carbonio. Cosa pensi di fare riguardo a quel costo di carbonio?”.
Traduzione di Pietro Cecioni
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma