La dipendenza dagli psicofarmaci, l’insoddisfazione feroce che non ti abbandona mai, l’ansia perenne, un rapporto frantumato e doloroso col padre; la ricerca di sostanze che ti facciano stare “high”; la rabbia, la ribellione. E gli incontri con persone che quelle sostanze te le danno: ma niente si dà per niente, e ti trovi a pagare subendo abusi sessuali. Nel primo film da protagonista – ma anche da sceneggiatrice e produttrice – di Clara McGregor c’è molto coraggio, c’è la capacità di mettersi a nudo, di raccontare la propria storia. E di confrontarsi con il padre, in un modo brutalmente diretto: chiamando a recitare proprio lui, suo padre, Ewan McGregor.
You Sing Loud, I Sing Louder – “Tu canti forte, io di più” – presentato all’Ischia Global Fest, attraversa l’America più desolata e disadorna. Chilometri e chilometri di terra, distributori di benzina, motel e personaggi finiti ai margini del magazzino degli umani. E lì, fra New Mexico e sud della California, un padre e una figlia, on the road, fra solitudini e disastri esistenziali. Potrebbe essere un “qualsiasi” film indipendente americano con orizzonti a perdita di grandangolo e strade di polvere. Ma non lo è.
La figlia è Clara McGregor, 27 anni, ex modella, autrice del soggetto, co-sceneggiatrice e co-produttrice del film. Il padre è interpretato da Ewan McGregor, ovvero il suo padre reale. Il protagonista di Trainspotting di Danny Boyle, quello che correva mentre passava in voice over il travolgente monologo iniziale: “Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete un maxitelevisore del cazzo…”. Una storia di tossicodipendenze raccontata con uno humour che lo rese un cult mondiale.
Nel film, la figlia è appena sopravvissuta a un’overdose e sta nel furgone del padre come un sacco di stracci con lo sguardo sbarrato. Piena di rabbia per il padre che la ha lasciata quando lei era bambina, e lui era il suo eroe. Nella vita reale, Clara McGregor ha davvero combattuto con la dipendenza da psicofarmaci, quelli con cui tentava di “curare” un’ansia e delle crisi di panico che la devastavano da quando era bambina. Nella vita reale, Ewan McGregor ha davvero combattuto la dipendenza dall’alcol, come nel film. E ha lasciato la moglie Eve Mavrakis, Clara e le sue tre sorelle: non quando Clara era bambina, come nel film. Ma neppure a vent’anni si è psicologicamente invulnerabili. A questo punto avrete capito perché You Sing Loud, I Sing Louder non è un film qualunque. E quali incroci giochino, in questo film, il cinema e la vita. Producendo un film doloroso, ma anche denso di speranza.
Incontriamo Clara McGregor e cerchiamo di essere cauti, di rispettare la fragilità che, con coraggio, espone nel film. Film che, in certi momenti, raggiunge livelli di autenticità mostruosa.
Clara, come descriverebbe la ragazza che interpreta in “You Sing Loud, I Sing Louder”?
È una ragazza ribelle e perduta. Piena di risentimento e di rabbia.
Quanto le assomiglia quella ragazza?
Quella rabbia non mi appartiene, non mi appartiene più. Forse quando avevo vent’anni, la potevo sentire. Ma adesso mi sento pacificata. E proprio per questo sono stata capace di affrontare questo racconto, di gettarmi in questa storia: perché adesso ho trovato la giusta distanza da quella me stessa.
Lei ha scritto il soggetto. Poi ha seguito tutto l’iter produttivo del film.
È stato un lavoro di collaborazione: il soggetto l’ho scritto insieme a Vera Bulder, la sceneggiatura l’abbiamo scritta con Ruby Caster e anche la regista, Emma Westenberg, è stata molto vicina al progetto anche in fase di scrittura.
Sono diversi, nella realtà, anche i rapporti con suo padre?
Sì: lui non è scomparso dalla mia vita quando io ero bambina, come accade alla ragazza del film. Anzi, non è mai scomparso del tutto.
E’ vero che quando lei e le sue sorelle eravate bambine vi faceva vedere la scena del tuffo nel water di Trainspotting?
Sì! Ci faceva vedere solo quella scena, perché ridevamo tantissimo. Diceva: “Non è comune poter vedere il proprio padre che si tuffa nel water…”.
Ha pensato subito a lui, quando ha scritto la storia? Ha pensato subito a lui come attore?
Avevo in mente lui quando ho scritto la storia. Ma se avesse rifiutato, avrei dovuto cercare un altro attore: per fortuna, gliene ho parlato e mi ha detto di sì. Non era scontato.
Praticamente tutto il film si regge sul vostro rapporto, fatto di rabbia e di ricerca di affetto da parte sua. Quali sono state le scene più difficili?
Quelle che abbiamo girato in un motel, quando il mio personaggio si sente tradito, ingannato. Quando scopre, rispondendo a una telefonata della nuova moglie del padre, una cosa che il padre le aveva nascosto. La rabbia che ho scaricato addosso a mio padre, in quella scena, era enorme. E non era semplice mantenere il controllo. Poi c’è stata un’altra scena difficile: quella in cui, al contrario, lei capisce che può fidarsi di lui. E in fondo, è tutto quello che una figlia chiede.
C’erano modelli di film ai quali pensava, quando ha immaginato la storia?
Prima di girare, abbiamo visto Buffalo ’66, il film di Vincent Gallo con lui e Christina Ricci. Fra le nostre fonti di ispirazione c’è anche Y tu mama tambien di Alfonso Cuaròn. Due film che raccontano viaggi. Ma il vero riferimento centrale è Mommy di Xavier Dolan. È il film che amo di più al mondo. Ed è un film con un personaggio di adolescente difficile, ispido, che respinge tutto e tutti, e al fondo ha invece un bisogno immenso di amore, soprattutto dell’amore di sua madre.
I personaggi che incontrate lungo la strada compongono un ritratto dell’America ai margini, dell’America dimenticata.
Volevamo che i personaggi che incontravamo fossero più reali possibili. Abbiamo fatto tutti casting in loco, e abbiamo incoraggiato quelli che non erano attori a rimanere il più possibile se stessi. Alcuni, poi, erano parte della troupe, come Vera Bulder, che nel film interpreta una prostituta ma che è anche coautrice della sceneggiatura. Insomma, abbiamo fatto tutto molto in famiglia.
Anche il dolore, ha preso in famiglia, e ne ha fatto poesia.
L’autore ha intervistato l’attrice e produttrice prima della proclamazione dello sciopero deciso dal SAG-AFTRA
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