La Storia passa anche dalle storie che raccontiamo e questo tempo è il tempo della crisi ambientale. Inondazioni, siccità, migrazioni, guerre e affari sono tutti fili che passano dalla stessa cruna d’ago. Così, mentre domani a Milano comincia la Green Week promossa dal Comune, a Roma inaugura il primo Festival di cinema ambientale: film che attraverso personaggi, vite e sogni raccontano inchieste, pratiche, lotte, ecosistemi e devastazioni. In questa epoca che è stata chiamata Antropocene, narrazioni e scienza hanno bisogno di parlarsi e contaminarsi, umani e piante di avvicinarsi e toccarsi.
Cinema in Verde si terrà all’Orto Botanico di Roma dal 28 settembre al primo ottobre. Sono sei i film in concorso, soprattutto stranieri e tutti ancora inediti in Italia. Fuori concorso, invece, una rassegna di film di seconda visione “che abbiano contribuito a risvegliare la nostra attenzione sui temi ambientali”. E poi workshop, dibattiti, momenti di scambio e confronto. In concorso troverete Green Tide (Le alghe verdi) di Pierre Jolivet e con Céline Sallette, uscito a luglio in Francia, che racconta l’inchiesta della giornalista Inès Léraud in Bretagna, dove delle misteriose alghe verdi e tossiche uccidono da decenni animali e umani sotto il silenzio interessato e colpevole delle istituzioni e delle industrie locali di agricoltura e allevamento intensivo.
The Dam di Ali Cherri e con Maher El Khair è ancora un a produzione francese, nominato al Festival di Cannes nel 2022: una fabbrica di mattoni, la vita e le speranze di un operaio, un mostro di fango che parla e una diga minacciosa, nel Nord Sudan del colpo di stato militare del 2019. The Horizon di Emile Carpentier ci porta invece nella banlieu parigina, è una storia di margini e coming of age, fra il cemento che si porta via i campi, l’incontro di Adja e Arthur, la consapevolezza politica che li porta a unirsi alla lotta zadista per la giustizia climatica (Zad sta per Zone à defendre, zona da difendere), piazze, polizia e tribunali.
And the Birds Rained Down di Louise Archambault è invece canadese (Toronto film festival 2019). Ci troveremo due uomini e una donna anziani che ritrovano la gioia di vivere in una capanna nella foresta e lontana dalla civiltà e una fotografa ambientale che cerca di immortalare i sopravvissuti a un incendio di molti anni prima.
L’unico film italiano di questa sezione è Pluto di Renzo Carbonera e racconta la vita di un veterano dell’esercito americano ossessionato dalla minaccia di un antropocene nucleare e per questo rinchiuso da tempi immemorabili in un bunker in mezzo ai boschi. Beating Sun di Phelippe Petit racconta la sfida di un paesaggista di Marsiglia che lotta fra bandi e concorsi per creare un parco nel centro della città per dare a tutti ossigeno e verde. A presentarli, insieme ai registi, troverete il direttore di Greenpeace Giuseppe Onufrio, la giornalista Fulvia Caprara, Danilo Mollicone della Fao, Carlotta Muston di Ultima Generazione, Antonio Cianciullo dell’HuffPost e molti altri.
La rassegna, curata dal giornalista Marco Gisotti, ospiterà Siccità di Virzì, Mondocane di Alessandro Celli e Un mondo fragile del brasiliano César Augusto Acevedo, film di incendi, polvere, terra invivibile e lavoro che sfianca e svuota. Ognuno sarà preceduto da una presentazione o seguito da un breve dibattito.
L’inaugurazione del festival è prevista per giovedì 28 sera alle 18.30.
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