Sono quattro le candidature ai Golden Globes per Maestro (qui la nostra recensione), seconda regia di Bradley Cooper dopo A Star is Born disponibile dal 20 dicembre su Netflix. Miglior film drammatico, miglior attore in un film drammatico (lo stesso Cooper) e miglior regia e miglior attrice in un film drammatico per Carey Mulligan. Nella categoria principale il regista dovrà vedersela con Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, Past Lives di Celine Song, Anatomia di una caduta di Justine Triet, Oppenheimer di Christopher Nolan e La zona d’interesse di Jonathan Glazer.
Quest’anno, dopo lo scioglimento della Hollywood Foreign Press Association avvenuto nel 2023, il premio verrà organizzato dalla nuova Golden Globe Foundation. Non sarà dunque più l’Hfpa a supervisionare la cerimonia ora presieduta dai produttori Dick Clark Productions, che appartengono a Penske Media Eldridge (la joint venture tra Penske Media Corporation e Eldridge che possiede anche The Hollywood Reporter). Il prossimo 7 gennaio sulla Cbs andrà in onda lo show che, come da tradizione, anticipa la notte degli Oscar.
Maestro, la trama
Maestro è un’imponente e impavida storia d’amore che ripercorre la relazione durata una vita tra Leonard Bernstein (Cooper) e Felicia Montealegre Cohn Bernstein (Mulligan). Una dichiarazione d’amore alla vita e all’arte e una rappresentazione emotivamente epica di famiglia e amore.
“Si sono illuminati a vicenda. Lo si può sentire: ci sono nastri in cui si scambiano aneddoti ed è come se stessero ballando” ha dichiarato Carey Mulligan – come riportato da THR – parlando della relazione tra Leonard e Felicia. La coppia aveva un accordo che ad alcuni poteva sembrare poco ortodosso. Lei accettava le sue relazioni, ma solo fino a un certo punto. “Per lei il tradimento non era il sesso”, ha spiegato l’attrice premio Oscar parlando di Felicia. “È stato quando ha sentito qualcun altro intromettersi nello spazio che lei teneva per lui, essendo la persona che lo capiva, che era necessario mettere un punto”.
Una questione di naso
Prima ancora di aver presentato ufficialmente il film in concorso a Venezia 80, Maestro è stato al centro di forti critiche per la scelta di Bradley Cooper di indossare un naso finto perché, nonostante la protesi aiutasse a rendere il regista e attore più simile a Bernstein, per una parte di pubblico poteva risultare potenzialmente antisemita.
“L’idea era che non ci fosse bisogno di farlo”, ha dichiarato Cooper a Cbs Mornings lo scorso novembre come riportato da THR. “Ma è tutta una questione di equilibrio e, sapete, le mie labbra non assomigliano affatto a quelle di Lenny, così come il mio mento. E così non sembrava giusto interpretarlo senza la protesi”.
Anche i figli del direttore d’orchestra hanno scritto una lettera di sostegno: “Si dà il caso che Leonard Bernstein avesse un naso bello grosso. Bradley ha scelto di usare il trucco per amplificare la somiglianza, e a noi va benissimo così. Siamo certi che a nostro padre sarebbe piaciuto”. Hanno aggiunto che le critiche erano “tentativi insinceri di sminuire una persona di successo – una pratica che abbiamo osservato troppo spesso perpetrata nei confronti del nostro stesso padre”.
L’emozione dei figli
“Non ce l’avremmo fatta a non crollare guardandolo se lo avessimo visto finito, a Venezia, tutto intero. Quello che ci sembrava difficile, ovvero vederlo più volte, a pezzi, è stato provvidenziale. Ci ha aiutati a metabolizzare i sentimenti profondi e violenti che molte immagini e parole del film suscitano in noi” ha raccontato a The Hollywood Reporter Roma Alexander Bernstein, uno dei tre figli del direttore d’orchestra e compositore (qui la nostra intervista).
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