Due attrici a confronto. Sono Greta Scarano e Romana Maggiora Vergano, entrambe omaggiate al Torino Film Festival 2023, in occasione della 7° edizione del Premio Virna Lisi. Da una parte Scarano, nata a Roma nel 1986, che confessa il suo sogno di sempre, diventare regista, e si confronta col lavoro che ha maturato come attrice (“Il mestiere che so fare”) in perenne evoluzione. Dall’altra Vergano, anche lei con origini nella capitale, e che dopo il successo di C’è ancora domani si vede assegnato il riconoscimento come giovane rivelazione.
“E pensare che non ero pronta”, confessa l’attrice, classe ’97. “Mi spaventava il ruolo di Marcella. Una ragazza che si rivolge alla madre con toni così aggressivi. Una donna che già viene vessata dal marito, dalla società, a cui va ad aggiungersi anche la figlia. Provavo un profondo senso si angoscia all’idea. E, forse, non mi sentivo pronta ad un personaggio con un arco narrativo così profondo. Ma Paola (Cortellesi, regista da record col suo debutto attualmente a 24.679.502 euro di incasso, ndr.) mi ha spiegato che dietro a tanta rabbia, c’era una stima infinita per una donna che, pur venendo aggredita da tutti, non si è lasciata piegare”.
È forse su questo sottile, ma tratteggiabile rettilineo su cui si incontrano le due artiste. Un’interprete che non venne presa alla Silvia d’Amico per il corso di regia, venendo scambiata per un’aspirante attrice – accademia in cui Scarano non entrò comunque, al contrario del Centro Sperimentale che però lascia durante il propedeutico di recitazione per partecipare a Un posto al sole – e un’altra che, pur non sentendosi pronta, si è buttata.
“Non mi sono mai sentita sola – continua Vergano – Né durante il set, dove ho sentito vicino Paola, né ora, con persone che condividono insieme a me le loro esperienze personali. È stato durante la manifestazione del 25 novembre a Roma che ho realizzato il valore artistico e politico della nostra opera (riferendosi al cartellone che riprendeva una scena di C’è ancora domani, ndr). È un film che può smuovere la coscienza di ognuno, ma soprattutto quella collettiva”.
Stesso valore per la ricostruzione del massacro del Circeo a cui ha preso parte Scarano, e che dopo un’iniziale uscita su Paramount Plus è arrivata in prima serata su Rai Uno. “Ho cominciato facendo tanta televisione, ma non ne avevo la stessa consapevolezza di oggi. Da piccola, infatti, puntavo più che altro al cinema. C’è sempre stata questa considerazione della tv o della serialità come un contenitore meno nobile, ma il mezzo e i suoi contenuti sono cambiati, tanto da saper realizzare anche prodotti d’eccellenza”. È per questo che l’attrice non ha preferenze: “Non faccio differenza quando mi propongono un ruolo. Leggo la sceneggiatura e se mi appassiona non dirò mai di no. Come accaduto con Circeo. La possibilità di poter far parte di opere tanto complesse è impagabile”.
Tv, regia, futuro
Virna Lisi stessa, nel corso della sua carriera, è comparsa molte volte in televisione. “Infatti l’ho bene in mente in Caterina e le sue figlie – ricorda Scarano – Avevo, non so, circa diciotto anni. Ovviamente già la conoscevo, ma è lì che ci sono entrata veramente in contatto. L’ho sempre trovata una donna austera, di una bellezza leggendaria, mitologica. Anche solo le sue foto mettevano soggezione. Ma con Caterina e le sue figlie ha potuto esplorare un lato inedito, nonostante avesse dimostrato da sempre di avere una grande versatilità. E credo che questo suo aspetto la costrinse ad impegnarsi ancora più degli altri per dimostrare di cosa fosse capace. Pensare che veniva considerata la nuova Marilyn Monroe e rifiutò il ruolo di Barbarella, andato poi a Jane Fonda”.
Ancora icone. Ma soprattutto ancora madri, ancora figlie. Impossibile non chiedersi cosa abbia detto la sua, di madre, a Romana Maggiora Vergano dopo C’è ancora domani. “Purtroppo non ero con lei quando lo ha visto. Ero a Parigi, stavo lavorando. La prima me l’ero immaginata seduta vicino a lei, invece non è stato possibile. È andata al cinema e mi ha chiamata dopo la visione. Non riusciva a parlare, ma sentivo la sua energia. Mi ha detto che era fiera di me. Che è un film importante e che se ne parlerà per molto tempo. E che è contenta che io sia lì, impressa in quella storia”. Storia che le ha permesso di venire premiata a Torino: “È una bella responsabilità. Spero di non deludere le aspettative”.
È invece sulla scia dell’ispirazione che si immette Greta Scarano, aspettando che il fenomeno di una donna alla regia possa diventare, finalmente, normale. “È ovvio che ne parliamo così – riferendosi a C’è ancora domani, e approfondendo sul suo futuro dietro la macchina da presa – Oltre alla battuta d’arresto della Silvia d’Amico, il non essere stata presa in considerazione per il lavoro svolto e aver dato per scontato che una ragazza non poteva provare ad entrare per regia, anche i riferimenti che avevo da ragazzina erano pochi. Anzi, direi che non c’erano proprio. Potrei citare Lina Wertmüller, Liliana Cavani. E poi?”.
Una mancanza di esempi che si augura venga colmata, magari facendone un giorno parte: “Non è un caso che siano le attrici a cercare di farsi spazio dietro la macchina da presa. Conoscono le troupe, conoscono i produttori, conoscono i distributori. Cercano di creare un varco che possa aiutare le giovani del domani. Spero di farlo anche col mio prossimo film. Inizierò le riprese l’anno prossimo, non avrò nessun ruolo al suo interno e mi dedicherò solo alla regia”.
Ed è meraviglioso sentire che alla domanda sull’autore con cui le piacerebbe lavorare, Vergano risponde proprio con una regista: “Jasmine Trinca. È uno dei miei modelli. È sempre impeccabile come attrice e ho adorato il suo esordio alla regia Marcel!. Ci siamo conosciute per la serie La storia, dove avevo un piccolo ruolo, ma non abbiamo recitato insieme. Diciamo di sì, le sto lanciando un appello”.
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