Fuori concorso, fuori norma, fuori di testa. Estetica sintetica, viaggio lisergico, contaminazioni cyberpunk. Un’intelligenza artificiale in acido: più che un film, un bad trip con Chat GPT. Il nuovo lavoro di Harmony Korine, dal titolo criptico – Aggro Dr1ft – e il contenuto ancor più misterioso, è arrivato a Venezia dilatando spudoratamente le porte della percezione del Lido. E il viaggio, come sempre in questi casi, non è andato benissimo a tutti. Pazienza.
Girato con l’aiuto di speciali obiettivi termici, quelli che colorano le immagini in base alla temperatura di corpi e oggetti (palette: in acido pure quella), e realizzato con il supporto del collettivo EDGLRD, specializzato nello sviluppo di tecnologia sperimentale, il film si serve di qualsiasi strumento disponibile nel 2023 per alterare, distorcere e pasticciare digitalmente le immagini: dalla stereoscopia ai motori grafici, dall’intelligenza artificiale alle suggestioni immersive, tutto insieme e tutto al massimo, spinto all’eccesso, verso l’infinito e (molto) oltre.
Distorsioni sonore, estetica sincopata, TikTok editing, un manifesto di cyber-videoarte in un territorio ibrido tra cinema (Lido) e virtuale (Venice Immersive). Ma cosa abbiamo visto, esattamente, sullo schermo? Se lo sono chiesto quelli (non moltissimi) che hanno resistito agli 80 minuti di viaggio. E nessuno ha la risposta.
Difficile dare un’etichetta al film, perché a mancare, tecnicamente, è la lingua per dirlo: cinema espanso, incubo artificiale, esperienza aumentata, anarchico invito alla provocazione?
“Perché avete paura delle IA?” se la rideva al Lido Korine, indossando a mo’ di guru una maschera da demone cornuto. La trama stessa è una micropunta di senso, sospesa nella Miami dei narcotrafficanti – una metropoli tra Gran Theft Auto di Rockstar Games e la Night City dei romanzi di William Gibson – dove il killer più bravo al mondo (Jordi Molla), e il suo discepolo (il rapper Travis Scott) si impegnano in una lotta all’ultimo sangue contro un manipolo di criminali dall’aspetto demoniaco. Dentro, assemblati da una specie di algoritmo sotto funghetto, tutti gli eccessi del cinema di Korine: in ordine sparso fucili, maschere e passamontagna, corpi femminili ultra-sessualizzati, stripper e lap dancer, pose pacchiane, auto da corsa. Dialoghi in litania, preghiere postmoderne, allusioni mistiche. Corpi trasfigurati, volti che si mutano in teschi, geroglifici di circuiti meccanici che appaiono e scompaiono sulla pelle dei personaggi, suggerire una comunione fisica e simbolica con la macchina che li ha generati (Titane di Ducurnau: un lontano riferimento).
“Il PC è l’LSD” degli anni Novanta, diceva il padre della psichedelia Timothy Leary pochi anni prima di morire. E forse non aveva torto. Turn on, Tune in, Drop out: guardate Aggro Dr1ft e uscite dagli schemi. Non fatevi troppe domande, bevete tanta acqua, andate al cinema con la persona giusta, vivete l’esperienza.
E dopo, va da sé: non guidate.
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